Processo a maggio per l'operazione Dinastia sulla droga e le estorsioni gestite dai rampolli del clan di Barcellona
Processo per tutti, senza “sconti”. E’ questa la decisione del giudice Monia De Francesco alla fine dell’udienza preliminare sull’operazione Dinastia, scattata a febbraio 2020 con 59 arresti tra i giovani rampolli dei nuovi clan di Barcellona.
Il GUP ha rinviato a giudizio i 12 imputati che hanno scelto il rito ordinario, e che affronteranno il processo davanti io Tribunale di Barcellona a partire dal 17 maggio prossimo.
Si tratta di Marco Chiofalo, Bartolo D’Amico, Mauro Di Bella, Cristina Di Salvo, Luciano Fugazzotto, Tindaro Giardina, Vincenzo Nucera, Vincenzo Rosarno, Filippo Torre, Giuseppe Torre, Roberto Torre e Salvatore Torre.
Il giudice tornerà in aula nei prossimi mesi per definire le posizioni degli indagati che hanno scelto di patteggiare e di essere processati in abbreviato, con diverse udienze tra fine mese e metà aprile.
L’inchiesta dei Carabinieri ha svelato i traffici dei nuovi rampolli della mafia del Longano, che estorcevano le attività economiche a tappeto, senza incappare alcuna denuncia, e che quando il racket ha smesso di “pagare” per via della crisi si sono rituffati nella droga, inondando la piazza tirrenica di sostanze stupefacenti acquistate anche a Messina, a Giostra.
I pusher piazzavano le dosi tra Barcellona, Terme e Milazzo a giovani e meno giovani acquirenti che per non lasciare tracce ordinavano attraverso i social, su internet. A confermare i sospetti degli investigatori messinesi sul grosso giro di droga che aveva ripreso a circolare sulla zona tirrenica del messinese è stato Alessio Alesci, passato alla collaborazione con la giustizia.