Messina- Viaggio tra i sentieri di un luogo magico, ancora poco conosciuto, tra le maestose Rocce e sotto un tappeto di stelle
Una notte d’estate, con il naso all’insù per sognare guardando il cielo e le magiche forme delle rocce, scolpite dal tempo, una notte rischiarata dalle lanterne e dalla luna.
Tra cielo e terra
L’escursione all’altipiano dell’Argimusco, a Montalbano Elicona, sito straordinario a 1200 metri sul livello del mare, al confine tra cielo e terra, è un viaggio nella natura senza tempo, un percorso che ci riporta a quell’armonia tra uomo e forze dell’Universo che purtroppo abbiamo smarrito per strada.
L’escursione la si può fare di giorno per ammirare i dettagli, i particolari delle Rocce zoomorfiche o antropomorfiche, o dopo il tramonto, per spostare lo sguardo dalle montagne ricoperte di felci al cielo, quasi toccando costellazioni e asteroidi.
Le Rocce
Nei decenni passati c’è ha definito le rocce dell’ Argimusco la Stonhenge siciliana, usando il termine megaliti, ma in realtà quelle forme come l’Orante, il Mammuth, il Babbuino, non sono opera dell’uomo, che pure in epoche remote ha abitato il sito (con ogni probabilità considerandolo luogo sacro), ma della natura. L’erosione millenaria ha modellato le rocce facendo assumere quelle forme che caratterizzano l’intero altopiano.
Gli studi
Dopo una prima fase di attenzione nel XX secolo da parte di alcuni studiosi, come Gaetano Pantano e Giuseppe Todaro, solo di recente il sito di Montalbano Elicona è stato al centro di uno studio multidisciplinare, da parte dell’astronomo e astrofisico siciliano Andrea Orlando, presidente dell’istituto di Archeoastronomia Siciliana, che lo ha portato alla ribalta internazionale sia sotto il profilo scientifico che turistico.
Eventi ed escursioni regalano a chi percorre l’Altopiano lo stupore di fronte alla magnificenza della natura e di un paesaggio sacro per gli antichi, sicuramente usato anche come calendario per fini legati agli albori dell’agricoltura.
L’ istituto di Archeoastronomia e l’associazione Sicily Explorers organizzano con puntualità e competenza escursioni alle Rocce dell’Argimusco, unendo alle spiegazioni sull’Altopiano quelle sulla mappa del cielo.
L’archeoastronomo Andrea Orlando e la guida naturalistica Emilio Messina affascinano i “viandanti” con racconti tra scienza, storia, astronomia, archeologia, senza indulgere su facili leggende o fake news.
“Un luogo magico, scoperto quasi per caso nell’estate 2004, che in qualche modo ha cambiato la mia vita- scrive Orlando, studioso di antiche civiltà e profondo conoscitore della Sicilia, nonché autore del primo studio scientifico sul sito- L’altipiano dell’Argimusco è un sito al confine tra Cielo e Terra, un luogo dove si può toccare con mano l’armonia la Natura!”.
Storia, scienza, miti si fondono in un panorama che lascia senza fiato, con le Eolie all’orizzonte da un lato, l’Etna dominante dall’altro e un paradiso naturale diviso tra le vette dei Peloritani e dei Nebrodi.
L’Orante, il Babbuino
Sull’altopiano, in un percorso tra felci, esemplari di agrifoglio e di leccio, spuntano quelli che vengono definiti erroneamente megaliti, che invece sono stati modellati dal tempo e dai fenomeni naturali in suggestive forme zoomorfe e antropomorfe: c’è l’Orante (un masso che ricorda una figura umana in preghiera), il guerriero, l’elefante, l’aquila con le ali spiegate, l’alchimista, la rupe dell’acqua, il babbuino.
Uomo e Natura
Queste forme hanno spinto tanti a definire l’Argimusco la Stonhenge siciliana, ma è opera di erosione del vento e della pioggia millenarie, da quando cioè la Sicilia è emersa dalle acque. Non sono stati gli uomini primitivi a collocare lì quelle Rocce, ma senza ombra di dubbio le hanno abitate e le hanno viste come luoghi sacri. Tracce dell’uomo infatti ci sono nella realizzazione di alcuni elementi (come la vasca ed una tomba), ma solo di recente si è attirata l’attenzione della comunità scientifica e archeologica internazionale. Saranno gli scavi, risorse permettendo, a svelare segreti e storie che affondano le radici nella notte dei tempi.
Luoghi sacri
L’auspicio è che questo avvenga quanto prima anche perché numerosi reperti scoperti anche attraverso l’istituto di Archeoastronomia fanno ipotizzare che l’altopiano sia stato antropizzato fin dall’Età del Bronzo. Più che spostare megaliti i primitivi dell’Altopiano hanno visto quel sito come un’area sacra. Non a caso l’Argimusco è, oggi come milioni di anni fa, un luogo da dove osservare il Cielo. E se oggi lo scrutiamo esprimendo desideri ad ogni stella cadente o chiedendoci quando l’uomo tornerà sulla Luna, un tempo quel luogo ha avuto funzione calendariale.
“Dall’Argimusco si gode di un orizzonte libero a 360 gradi con la presenza, ad oriente, della Rocca di Novara, che è un vero e proprio indicatore equinoziale naturale- spiega ancora Orlando- All’alba degli equinozi il sole sorge nei pressi della Rocca e ciò lascia supporre che questo punto nell’orizzonte, insieme ad altri, possa aver permesso all’uomo fin dal Neolitico di realizzare un vero e proprio calendario astronomico utile per le pratiche agricole e religiose”.
La doppia alba
A proposito dell’equinozio Orlando e Messina danno appuntamento alle prime luci del 21 settembre per assistere allo spettacolare fenomeno della doppia alba dalla Rocca di Novara. Nel frattempo l’istituto di Archeoastronomia siciliana e l’associazione Sicily Explorers hanno in programma altri eventi ed escursioni per illuminare, alla luce delle lanterne, un altopiano straordinario.
Rosaria Brancato