La marcia dei 73 Comuni per non far morire l'ex Provincia e per non cancellare servizi
A marciare per la dignità di un territorio considerato di serie B sono stati rappresentanti di 73 dei 108 Comuni della Provincia, 55 dei quali indossavano con orgoglio la fascia di sindaco. Con loro l’unico parlamentare presente, Nino Germanà (primo firmatario del ddl per l’abolizione del prelievo forzoso) e poi assessori, consiglieri, i sindacalisti della Cisl e del Csa, ma anche la preside del liceo Seguenza Lidia Leonaldi con una delegazione di docenti, il presidente del Conservatorio Corelli Giuseppe Ministeri (entrambi conoscono bene le difficoltà che il territorio paga a causa di un ente in ginocchio).
E’ stata soprattutto la marcia per la dignità di quei Comuni che, “fratelli” della famiglia dell’ex Provincia, oggi Città Metropolitana, sono in realtà di serie B rispetto a tutte le altre ex Province d’Italia. L’infausto intreccio tra la riforma Delrio e la riforma Crocetta ha infatti creato la tomba delle ex Province, costrette a sborsare un prelievo forzoso ai limiti del tollerabile ma per il quale, a differenza che nelle altre ex province d’Italia non viene controbilanciato dai contributi dello Stato. E se Renzi e Crocetta hanno sulla coscienza il prelievo forzoso, il governo giallo verde ha la responsabilità di non averlo né eliminato né mitigato perché la soluzione è ancora impantanata tra impegni, rinvii e risposte tampone.
“Noi siamo qui perché non crediamo più nelle promesse del governo nazionale– ha detto il sindaco metropolitano Cateno De Luca– che da febbraio ha fatto solo chiacchiere. Siamo al paradosso che con il prelievo forzoso siamo noi Comuni a sostenere lo Stato, vessando i nostri concittadini. Abbiamo detto no alle proposte del governo nazionale, che ci ha preso in giro proponendo di darci somme che già ci spettavano per lo sviluppo e per la sanità trasformandoli in spesa corrente. Nel frattempo i nostri figli vanno a scuola in istituti a pezzi, non possiamo garantire la manutenzione delle strade, i servizi sociali. Sarebbe bastato abolire il prelievo forzoso. Entro il 3 maggio si possono presentare gli emendamenti al ddl Germanà, l’appello che faccio è alla coscienza di tutti per salvare le ex Province. Un fatto è certo, non sarò io a portarle al dissesto”.
Mentre il corteo si snodava da Piazza Duomo alla Prefettura De Luca ha elencato i nomi dei sindaci della provincia presenti, ringraziandoli, così come quanti hanno voluto manifestare ribadendo un no al dissesto ed il sì ad interventi reali.
La Città Metropolitana di Messina ha una situazione particolarmente a rischio, dal momento che, a differenza delle altre due Città Metropolitane (Catania e Palermo) ha suddiviso in modo equo tra i Comuni della ex Provincia i progetti inseriti nel Masterplan. La conseguenza dell’attuale situazione di stallo è che senza le risorse del Masterplan l’intera provincia è bloccata.
“Ringrazio quanti in maniera responsabile hanno partecipato, oggi che è la festa dei lavoratori, perché il tema che ci accomuna è il lavoro; investimenti per quasi 500 milioni di euro bloccati – ha detto De Luca – non solo non permettono di creare lavoro, ma mettono a repentaglio tutto il sistema. La situazione è drammatica, il rischio è che tra qualche mese possa degenerare e costringa anche i Sindaci ad ausospendersi”
De Luca ha fatto un appello al governatore Musumeci per sospendere le elezioni di secondo livello per il Consiglio Metropolitano, fissate per il 30 giugno, che alla luce della situazione drammatica sembrano quasi un funerale.
“Solo di fronte ad atti concreti, in quanto non voglio più credere agli annunci fatti a febbraio per bocca del Governo posso rivedere la mia posizione. Chiedo al Presidente Musumeci –ha concluso De Luca- di sospendere le procedure di elezione dei Consigli metropolitani già fissate per il 30 giugno, in quanto non serve piangere il morto, cioè le ex Province, in più persone. Chiedo al Parlamento di votare il ddl Germanà anche apportando le opportune integrazioni”.
I sindaci hanno raggiunto il Palazzo del Governo, dove, insieme al deputato Nino Germanà ed ai rappresentanti Csa e Cisl, hanno incontrato il vice prefetto Carmelo Musolino al quale De Luca ha consegnato la fascia di Sindaco metropolitano.
“Lo faccio con rammarico, ma sono stato coerente con il popolo ed il territorio e nei confronti dell’Istituzione che non è un’entità astratta. Nel momento in cui non si può rappresentarla, continuare a ricoprire quel ruolo significa tradire la propria funzione”.
I sindaci hanno rappresentato al vice prefetto le enormi difficoltà di un lavoro quotidiano nel territorio spesso ignorato se non addirittura ostacolato da uno Stato sempre più distante e divenuto patrigno.
“Non vogliamo elemosine o briciole, chiediamo che venga rispettata la dignità del nostro territorio”
In tarda mattinata i rappresentanti del Csa hanno poi tenuto una riunione con De Luca ed i Dirigenti dell’Ente per fare il punto della situazione.
La Regione al momento non è intenzionata ad accettare la soluzione proposta dal Governo nazionale che consiste nel trasferire una parte del FSC (Fondo Sociale di Coesione), che già è destinata alla Sicilia per spese di investimento (soprattutto per la Sanità in primis), nelle spese correnti per le ex province.
Il sindacato chiede alla Regione la possibilità “di accettare comunque questa soluzione tampone perché in molti casi la progettazione è ferma mentre poter chiudere i bilanci consentirebbe l’avvio dei cantieri per opere con importi superiori. Le risorse in questione inoltre potrebbero essere reintegrate nella loro originaria destinazione al momento della definizione (settembre ?) dei rapporti Stato/Regione”.
Già nelle prossime ore il Csa si muoverà in questa direzione, nel frattempo continuerà a seguire l’iter delle modifiche normative.
Rosaria Brancato