La migliore chef donna 2019 parla eoliano: Michelin incorona Martina Caruso

La migliore chef donna 2019 parla eoliano: Michelin incorona Martina Caruso

Francesca Stornante

La migliore chef donna 2019 parla eoliano: Michelin incorona Martina Caruso

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martedì 05 Marzo 2019 - 11:52

E' la chef dell'hotel Signum di Salina e con il premio di miglior chef donna dell'anno è ormai nell'olio dell'alta cucina italiana

«Per me cucinare è un atto di libertà». E quella libertà ieri l’ha incoronata migliore chef donna dell’anno Michelin 2019. La giovanissima Martina Caruso è entrata nell’olimpo dei cuochi italiani. Siciliana, messinese, eoliana, esattamente di Salina, è lei ad aver conquistato la quarta edizione del progetto Atelier des Grandes Dames, network ideato dalla Maison Veuve Clicquot in collaborazione con Michelin Italia.

Martina aveva giò cinquistato la sua prima stella a 26 anni, adesso ad appena 29 anni è la migliore chef donna italiana. Dalle cucine del ristorante Signum a Salinaha fatto volare alto quella passione trasmessa dai genitori e cresciuta con lei.

Gli ispettori Michelin non hanno avuto dubbi: “una cucina strutturata, ma allo stesso tempo fresca e delicata con proposte originali che esaltano i sapori e i profumi dei prodotti locali. Martina Caruso riceve il premio Michelin Chef Donna 2019 per la grande volontà e capacità di progredire e di rappresentare la sua isola raggiante, attraverso una grande tecnica e il tocco femminile di una giovane donna appassionata e determinata. Martina è una delle 41 chef italiane a capo di ristoranti stellati”.

Con questo premio Caruso entra a far parte dell’Atelier des Grandes Dames, un circolo di 16 chef (da Antonia Klugmann a Isa Mazzocchi) che ha il compito di incontrarsi, fare rete, creare nuove collaborazioni per discutere sul tema della femminilità in cucina, intesa non come differenza di genere ma come (nuovo) stile di leadership e approccio a questo mestiere, ancora più difficile per le donne che per gli uomini.

La storia

Quella di Martina è una storia di famiglia. «I miei primi ricordi sono in cucina al Signum con papà Michele che cucinava e io che suonavo la batteria con la pentola e il mestolo. Mia mamma Clara si occupava di accogliere i clienti, arte che oggi ha ereditato con maestria mio fratello Luca». Il suo percorso è partito dall’alberghiero di Cefalù, poi la scuola al Gambero Rosso, le esperienze in ristoranti importanti sia in Italia che all’estero. Poi però il richiamo delle radici, del mare, della natura selvaggia e incontaminata dell’isola. Nel 2015 Martina è tornata al suo Signum di Salina, dopo un anno ha conquistato la sua prima stella Michelin, adesso è la migliore chef donna d’Italia.

«Ero una bambina ribelle che gironzolava a piedi scalzi sull’Isola. Ancora oggi ascolto il territorio e seguo le emozioni».

I piatti del cuore

I piatti che l’hanno resa più orgogliosa del suo lavoro?Il gelato al cappero di Salina che le ha permesso di valorizzare il territorio in una versione pseudodolce. E poi la bagnacauda con i ricci di mare, piatto di benvenuto al Signum, che unisce due regioni d’Italia.

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