Il romanzo "Duecento giorni di tempesta" è presentato da Aldo Cazzullo
Duecento giorni di tempesta al Premio Strega 2022. Il romanzo di Simona Moraci, scrittrice e insegnante messinese, II edizione, Premio L’Iguana – Annamaria Ortese 2021, Marlin editore, è tra i titoli proposti dagli Amici della domenica per la LXXVI edizione del Premio, presentato dal giornalista e scrittore Aldo Cazzullo. Un libro scelto «per la qualità della sua scrittura, capace di raccontare emozioni e trasformazioni interiori e di rielaborare l’esperienza nelle scuole a rischio vissuta dalla stessa autrice. (…) Ironia e un tocco di leggerezza, nello stesso tempo, si amalgamano con gli elementi più sofferti», sottolinea Aldo Cazzullo. Si tratta di una prima tappa in vista di una successiva fase di selezione delle opere.
La dichiarazione
«Sono molto emozionata e ringrazio la casa editrice per aver creduto nel mio romanzo fino al punto di volerlo segnalare per il Premio Strega. Un romanzo che è una parte del mio cuore e tocca una realtà, quella delle scuole in zone a rischio, che vivo da otto anni come insegnante. E ringrazio particolarmente Aldo Cazzullo per le bellissime parole che ha voluto dedicare al libro nella sua presentazione al Premio», dichiara la scrittrice.
La storia
Con la quarta di copertina firmata dallo scrittore Vladimiro Bottone, in primo piano è la storia dell’insegnante Sonia, catapultata in un quartiere difficile di una città di mare siciliana. Una realtà in mano alla criminalità, che ricorda Catania, mentre l’altra città della storia ha le sembianze di Messina. L’impatto con questa “terra straniera” rappresenterà una sfida per la giovane donna, in fuga dal passato e attratta da due uomini speciali.
Tre domande
Simona Moraci, come è nato questo suo terzo romanzo?
«Questo libro deriva dalla mia esperienza maturata negli ultimi anni sulla “frontiera”, nelle scuole di quartieri a rischio. È come un universo a sé stante: tutti i sentimenti, le emozioni sono amplificati e occorre trovare un equilibrio “nuovo”. La mia passione per la scrittura e il mio amore per l’insegnamento mi hanno spinto a raccontare di rabbia e innocenza, di pianto e risate, di questi bambini straordinari e fuori da ogni schema. In particolare, l’affetto nei confronti dei ragazzi è stato uno stimolo potente. L’amore è l’unica via per uscire dal buio».
Educazione sentimentale ed emergenza scolastica in periferia: come si intrecciano i due temi?
«Sono complementari. Questa scuola fuori da ogni schema è un luogo in cui ogni persona cerca attenzione. I bambini chiedono amore, nei banchi scagliati o nei sorrisi timidi, gli insegnanti cercano di stare loro accanto, come possono. I docenti sono in cerca di un ruolo ma anche di sé: credo che l’amore sia il legame e l’intreccio alla base del romanzo.»
Questo libro è dedicato a sua figlia e ai suoi alunni: che cosa vorrebbe trasmettere alle nuove generazioni?
«A mia figlia e ai miei studenti ho provato a raccontare un po’ di me, come donna, non solo come madre o insegnante. Ho cercato di mostrare loro come vedo il mondo che, rimane, un posto meraviglioso malgrado tutte le difficoltà quotidiane. Vorrei che si prendessero cura di loro e dei loro sogni: forse il futuro rimane una terra straniera, ma ognuno di noi può scegliere di essere felice.»