La lettera di un padre: "Un'esclusione che brucia quando si è bambini"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un padre.
Gentile redazione, voglio raccontare come funzionano le scuole calcio moderne. Oggi voglio raccontarvi la storia di Francesco (nome di fantasia), una storia che domani potrebbe essere quella di Luca e dopodomani quella di Matteo. Spero però che questa lettera possa smuovere le coscienze ed evitare che ciò che è accaduto a Francesco si ripeta in futuro.
Per comprendere la sua storia, dobbiamo tornare a tre anni fa, dopo un terribile periodo post pandemico culminato con la recente perdita di una persona cara. Nell’estate del 2021, Francesco scopre il meraviglioso mondo del calcio grazie all’avventura della nostra nazionale agli Europei. Forse un po’ in ritardo rispetto agli altri bambini, a causa di suo padre che si è disinnamorato del calcio moderno, fatto di procuratori, scandali e compensi che sono uno schiaffo alla povertà. Suo padre ha smesso di seguire le partite della sua Juventus, ma, da appassionato di sport, continua a seguire la nazionale.
Ma torniamo a Francesco. Dopo il colpo di fulmine per la nazionale italiana, senza esitazioni, a settembre 2021, all’età di quattro anni e mezzo, chiede di poter giocare a calcio. I genitori gli fanno provare anche altri sport, come il judo, ma lui non ne vuole sapere: vuole frequentare una scuola calcio, guardare le partite della squadra della sua città e della Juventus, e collezionare le figurine dei calciatori. I genitori decidono di iscriverlo alla scuola calcio del campetto vicino casa. Francesco è un bambino timido, ma dal cuore grande e, come tutti i bambini, riesce a percepire la positività degli adulti. Sin dal primo momento scatta una scintilla con mister Gianfrancesco (nome di fantasia), un omone grande e speciale, che sembra fatto apposta per i bambini. Il feeling è immediato. Scopriamo che Gianfrancesco, oltre a essere un ex calciatore professionista, è anche docente di scuola primaria, e si vede: ama i bambini.
“Il primo anno è stato entusiasmante ma le delusioni sono arrivate dopo”
Il primo anno di scuola calcio è entusiasmante. Ricordiamo ancora il primo torneo, con i genitori che, con un cartello, indicano la porta dove segnare. Francesco esulta al gol degli avversari, felice perché per lui il calcio è un gioco! Alla fine del primo anno, Francesco ha tanti nuovi amici e mister Gianfrancesco stravede per tutti i bambini, educandoli alla disciplina e al rispetto dell’avversario, trasmettendo loro valori fondamentali. Mister Gianfrancesco stravede anche per Francesco e per il suo sorriso contagioso.
A settembre 2022 inizia la nuova stagione. La responsabile della scuola calcio annuncia una “bellissima novità”: la precedente società non gestisce più il settore calcio maschile e ha stipulato una convenzione con una blasonata società calcistica della nostra città, parlando di un’affiliazione con una squadra di Serie A. La chiamano in modo altisonante. Uno dei responsabili comunica ai genitori i traguardi e i successi della loro società, dicendo: “Vedrete i risultati sui vostri bambini”.
Tuttavia, già la prima notizia è che i mister dei piccoli sono andati via. I costi della scuola calcio aumentano notevolmente. Durante la stessa riunione esprimo le mie perplessità riguardo all’aumento dei costi e alla sostituzione dei mister. La risposta è stata: “Vedrà che le faremo cambiare idea e in ogni caso può sempre andare via”. Molti compagni seguono mister Gianfrancesco in un’altra società. Francesco è disorientato: vorrebbe continuare con mister Gianfrancesco, ma gli orari e la distanza della nuova struttura ci convincono a rimanere, anche perché con lui restano tre bambini a cui Francesco è legato: Alessio, Luigi e Mario (nomi di fantasia).
A settembre 2022 inizia la nuova stagione. Il nuovo mister di Francesco è un ex calciatore, che dimostra positività e a cui i bambini si affezionano subito. Dopo aver pagato la seconda rata, ci viene improvvisamente comunicato che il mister è stato cambiato. Qualcuno dice che era ‘sprecato’ per i bambini. Arriva un altro mister. Alcuni compagni di squadra cambiano campo di allenamento e i coetanei di Francesco rimangono pochi. Partecipano a qualche torneo con l’integrazione di bambini provenienti da altri campi della stessa società. In alcune occasioni, ai tornei si presentano gli allenatori degli altri campi. Ci lamentiamo.
Nel 2023 inizia la terza stagione. Noi genitori, insieme ai superstiti del gruppo, in particolare Alessio, Francesco, Luigi e Mario (gli amici di sempre), esprimiamo la nostra insoddisfazione. Propongo a Francesco di cambiare scuola calcio, ma lui non ne vuole sapere: desidera giocare con i suoi compagni storici, che sono anche ottimi amici con cui ci frequentiamo anche fuori dal campo. La società ci comunica che per i bambini dell’età di Francesco intende potenziare l’impegno. Iniziamo con un allenatore molto bravo, ma dopo aver finalizzato l’iscrizione e ricevuto rassicurazioni, ancora una volta l’allenatore cambia. Ritorna quello dell’anno precedente. I pochi coetanei di Francesco si allenano con altri bambini che stanno iniziando a giocare a calcio per la prima volta. Dopo diverse lamentele, ci viene proposta una soluzione: “Vi spostiamo in un’altra sede a gennaio 2024”.
L’esclusione del piccolo Francesco
Alcuni bambini decidono di abbandonare il calcio, mentre Francesco, Alessio, Mario e qualcun altro restano. I mister si affezionano subito ai nuovi arrivati, che sono ragazzi semplici, educati e sorridenti. Per alcuni bambini, tra cui Francesco, iniziano ad arrivare messaggi privati per allenamenti extra o partite con altre società. Poi, tuttavia, non arriva l’ultima convocazione. Un mister informa Francesco a voce, ma successivamente un responsabile ci scrive che c’è stato un equivoco: Francesco non deve partecipare a quella convocazione. Per la prima volta viene escluso. Riusciamo a “ingannarlo” dicendogli che l’allenamento è stato annullato, ma eravamo consapevoli che, se i compagni gliene avessero parlato, Francesco si sarebbe sentito tradito da noi, dai mister e dalla società, con possibili effetti negativi sulla sua autostima.
Ecco che la favola inizia a trasformarsi sempre più in un incubo. Ultimo torneo, maggio 2024. I bambini vengono divisi in ‘due turni’, che non riflettono la provenienza dei vari campi; i gruppi, infatti, sono eterogenei. In realtà, si tratta di una selezione. Francesco viene inserito nella squadra del secondo turno. Noi genitori del secondo turno abbiamo tutti la stessa opinione: siamo delusi e temiamo anche l’umiliazione dei bambini. Fortunatamente, le partite non finiscono con risultati disastrosi.
Arriviamo alla fine della storia. Il 29 maggio si tiene l’ultima convocazione per molti compagni, ma Francesco viene escluso. Ai convocati viene comunicato che l’anno prossimo faranno parte di una selezione. Sì, proprio così: a otto anni, nella categoria Primi Calci, ci sono già i ‘calciatori’. Il giorno successivo, una mamma incontra Francesco con un genitore e chiede il motivo della loro assenza il giorno prima. La mamma non era in malafede, non avrebbe mai immaginato che Francesco, dopo tanti sacrifici, con forse solo due assenze in tutta la stagione, allenamenti sotto la pioggia, corse sotto il sole e il vento, con tanto impegno, un fisico adeguato, fosse stato escluso.
“L’impegno non conta”
Come può essere stato escluso, si domanda? Alla domanda della mamma, la mamma di Francesco risponde semplicemente: “Non siamo nel novero dei prescelti”. Francesco forse intuisce qualcosa. Domanda ma non vuole credere di essere stato escluso. Non può essere: i suoi mister hanno visto la sua crescita calcistica nel corso dei mesi. Quando segna, lo lodano, quando passa la palla, si complimentano. Ma no, Francesco non è all’altezza.
Un’altra mamma non si spiega il motivo e suggerisce ai genitori di lamentarsi con i responsabili, ma i genitori non vogliono forzare la mano. Vivono però l’esclusione ‘silenziosa’ come una bocciatura. Francesco non è all’altezza dei suoi compagni. Ma ciò che preoccupa davvero i genitori di Francesco è come gli spiegheranno che i suoi compagni storici d’avventura non saranno più con lui. Come gli diranno che non farà più parte di quella società (che sarebbe masochistico continuare a frequentare) di cui pronunciava il nome con fierezza? Come gli spiegheranno che l’impegno non interessa a nessuno? Come gli diranno che le persone a cui aveva affidato il suo cuore non lo considerano all’altezza e che quei complimenti, quegli abbracci erano solo di circostanza? Come gli faranno capire che quei principi impartiti nel primo anno di scuola calcio erano solo ipocrisie? E infine, perché non aspettare almeno la fine della stagione per convocare i calciatori, evitando così che i bambini esclusi sappiano prima di non essere all’altezza della selezione?
La foto è di repertorio e non ha attinenenza con la storia.
Problematiche che condivido pienamente e da quello che mi raccontano amici fuori Messina sono comuni a scuole calcio in altre realtà italiane. Ai livelli base famiglie trattate come mucche da mungere fra iscrizioni molto onerose, completini obbligatori e tornei vari. Poi cominciano le inevitabili e dolorose scremature che vedono i meno promettenti relegati con gli allenatori meno validi o nelle sedi meno agevoli (ma sempre mucche da mungere). Arrivati ai sedici anni in tante realtà italiane si arriva anche a dover pagare per il “minutaggio”, a detta di allenatori e procuratori, necessario per dare visibilità in un momento fondamentale della carriera.
Trent’anni fa giocavamo in strada o all’oratorio gratuitamente e la nazionale italiana arrivava sempre in semifinale ai mondiali. Con le moderne scuole calcio si vedono i risultati. a livello nazionale ……. Amico, basta solo convincere i figli che esistono tanti alti bei sport dove girano, a tutti i livelli, molti meno soldi
Mi spiace molto per Francesco ed altri come lui. Purtroppo in alcuni casi le scuole calcio mirano al solo profitto e mettono da parte la dimensione educativa del firmare uomini e non buoni calciatori. Sono per lo sport inclusivo e formativo, quello praticato negli oratori che dispongono anche di enti di promozione sportiva che alle volte partecipano a campionati federali. Io direi a Francesco la verità in modo pacato, è in modo per meglio introdurlo nella società che alle volte dimentica del valore della persona.
il vero calcio era ed è quello che si praticava negli oratori dove i ragazzi si divertivano e non erano sovracaricati da aspettative dei genitori ; questo è solo business
Nel calcio, come nella vita, non sempre vanno avanti i più meritevoli. Questo è il più importante insegnamento che Francesco ha tratto da questa esperienza