Dopo averlo letto gli studenti scriveranno anche una dedica personalizzata ai detenuti
Prosegue il progetto “La scuola va in carcere” che l’Istituto Minutoli ha inserito ormai da anni nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Gli alunni della sede centrale della scuola, infatti, hanno accolto con entusiasmo la proposta della loro insegnante di Religione, suor Marianna Schiavone, e hanno acquistato il libro “La via dell’Amore” della messinese suor Nunziella Scopelliti per consegnarlo ai loro compagni “meno fortunati” che frequentano la scuola all’interno del carcere di Gazzi, sezione alta sicurezza.
L’incontro si è svolto presso il teatro “Il piccolo Shakespeare”. La dott.ssa Angela Sciavicco, direttrice della Casa Circondariale, è stata lieta di aprire ancora una volta le porte della struttura alla città di Messina nella speranza che anche questa sia disposta a rivolgere la sua attenzione alle iniziative di Gazzi.
L’incontro della giornata è stato avviato dalla prof.ssa Ivonne Cannata, docente referente della sezione carceraria del Minutoli, che ha ricordato che l’iniziativa di suor Marianna rientra nell’ormai consolidato progetto all’interno del PTOF “La scuola va in carcere”: gli alunni della sede centrale anche quest’anno sono entrati a Gazzi per donare a ciascun compagno recluso il libro di suor Nunziella, apponendo in ogni testo una dedica.
L’intervento del Dirigente scolastico, prof. Pietro Giovanni La Tona, ha evidenziato che proprio nella sera che ha preceduto questo incontro ricco di spunti religiosi è avvenuto il rogo che ha distrutto gran parte del simbolo della cristianità, la cattedrale di Parigi. Ha poi sottolineato l’importanza dell’Amore, valore condivisibile da tutti che, se fosse accolto seriamente, vincerebbe ogni ostacolo, supererebbe qualsiasi confine.
La vita di suor Nunziella Scopelliti, Fondatrice e Superiora generale dell’Istituto religioso delle suore del Bell’Amore è stata introdotta da suor Marianna, che ha voluto sottolineare che l’errore è nell’essere umano e che quindi tutti possiamo sbagliare, l’importante è “avere la forza di ricominciare sempre e comunque”. Si è poi soffermata sulla tematica del libro “che ci introduce all’incontro con la Bellezza, categoria che, unita al Vero e al Buono, ci apre all’incontro con Dio, ed è l’Amore con a maiuscola a cui tutti aneliamo, solo che spesso oggi tale parola è abusata oltre ad essere strausata, assumendo sfaccettature sbagliate come il possesso, allora ecco la necessità di un aggettivo per qualificare tale amore: “bello”. È l’Amore bello che dà respiro al cuore di ogni essere umano al di là del credere o meno, il libro, infatti, si pone in quest’ottica e può essere letto anche da chi non è vicino alla religione”.
Un breve filmato sulla vita e sulla vocazione di suor Nunziella ha concluso il suo intervento.
La prof.ssa Rosamaria Migneco, docente di Italiano e Storia del Minutoli, sezione carceraria, ha relazionato sulle tematiche principali del testo che verrà letto in classe con i detenuti subito dopo le vacanze pasquali.
Il libro è un viaggio verso il Bell’Amore. E la prima tappa è la riflessione sul silenzio interiore, necessario per fare spazio a Dio. Come i poveri di spirito che si svuotano di ogni pensiero buono o cattivo, coloro che non pensano, che quindi non esistono, riescono a sentire il Padre, poiché “Dio raggiunge il non essere e non l’essere; Dio si avvicina a chi non è e non a chi è”. Concetto che forse la scrittrice, laureatasi a Messina in Lettere e Filosofia, ha voluto riprendere da Cartesio, “Cogito ergo sum”, ribaltandolo. La seconda tappa del viaggio è il ragionamento sull’Amore “…volontà di Dio e anche mia…Il comandamento nuovo non è un dovere, ma una stupenda possibilità”. Suor Nunziella sottolinea che Amare il prossimo significa amare anche chi ci fa del male: “Tutti abbiamo fatto l’esperienza di come sia impossibile alle nostre forze umane amare sempre, tutti e ciascuno”. Dio allora ci dona la grazia e l’impresa diventa alla portata della nostra natura umana. Un’altra tappa del viaggio è la riflessione sulla richiesta di Gesù di amarci gli uni gli altri: “Pensare ad amare io il prossimo, senza preoccuparmi se anch’egli ama, è non tenere al suo bene: non è Cristianesimo, ma ascetismo, ricerca di santità individuale sterile”. Diventa importante dunque che l’amore che doniamo sia corrisposto, dobbiamo allora diventare “amabili”, non tanto per noi, quanto per il bene dell’altro. Se ci soffermassimo su quest’ultimo concetto, spiega la prof.ssa Migneco, “se riuscissimo a comprendere fino in fondo la necessità di diventare amabili, riusciremmo a comprendere le nostre responsabilità: se lungo il nostro cammino dovessimo incontrare gente che non ricambia il nostro amore, consapevoli della nostra amabilità/non amabilità, saremmo in grado di rivolgere il dito contro noi stessi e non solo contro il prossimo, come facciamo solitamente. E di fronte ad un abbandono, ad un tradimento, ad un’umiliazione, potremmo fermarci per trovare l’errore prima in noi, poi nell’altro”. Ancora un’altra tappa: la riflessione sulla sofferenza umana confrontata con il grido di Gesù: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Suor Nunziella evidenzia come la domanda del Cristo in croce diventi la domanda di ogni uomo che soffre.
La docente ha infine ricordato che dopo la lettura gli alunni dovranno scrivere le loro riflessioni sul testo letto e potranno realizzare illustrazioni. Il tutto verrà organizzato, come ormai l’Istituto Minutoli chiede da due anni agli alunni di Gazzi, in forma di piccolo libro che verrà donato a suor Nunziella.
All’incontro hanno partecipato anche il dott. Francesco Gentile, capo area giuridico-pedagogica, l’educatrice dott.ssa Nicoletta Irrera e padre Salvatore Alessandrà, cappellano della casa circondariale che ha rimarcato il concetto dell’Amore Bello, sottolineando che anche Gesù si è definito “o poimèn kalòs”, “il bel pastore” poiché l’aggettivo greco kalos, tradotto solitamente come “buono”, significa anche bello.
Due rappresentanti degli alunni detenuti hanno voluto ringraziare a nome dei loro compagni tutti i presenti. Hanno donato a suor Marianna, la fautrice dell’incontro, e alla dott.ssa Irrera, educatrice che “finalmente si occupa di noi”, un vaso di rose completamente in sapone prodotto da alcuni di loro abili in quest’arte. Hanno sottolineato infine l’importanza della scuola per il detenuto che “diventa uno strumento formidabile per impegnare in modo utile il tempo in carcere”, reale strumento per la rieducazione e il reinserimento.