La vita di Oscar Wao tra fukú, dittatura e fantasy

La vita di Oscar Wao tra fukú, dittatura e fantasy

Pierluigi Siclari

La vita di Oscar Wao tra fukú, dittatura e fantasy

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sabato 02 Novembre 2019 - 07:55

Con La breve favolosa vita di Oscar Wao, pubblicato nel 2007, Junot Díaz si aggiudicò, l’anno seguente, il Premio Pulitzer per la narrativa. Lo scrittore dominicano, naturalizzato statunitense, era già stato apprezzato dalla critica esordendo con la raccolta di racconti A picco, pubblicata nel 1996.

  Caratteristica de La favolosa vita di Oscar Wao è l’unione di due mondi apparentemente agli antipodi. Da un lato quello della fantascienza e dal fantasy, principale passione del protagonista; dall’altro la dittatura di Trujillo che, a partire dal 1930, ha costretto la Repubblica Dominicana a un regime di isolamento e terrore. Due mondi apparentemente inconciliabili, che però Junot Díaz mette a contatto con assoluta padronanza.

La trama

  La storia inizia concentrandosi su Oscar Wao, che negli anni 80 è un ragazzino che vive in un sobborgo del New Yersey.

Non era uno di quei dominicani ganzi di cui si sente sempre parlare: non era un asso del baseball né un bravo bachatero, e neppure un playboy con un milione di belle gnocche ai suoi piedi.

  A raccontare dell’imbranato e – suo malgrado – solitario Oscar è Yunior, narratore dell’opera, voce originale e convincente, e miglior amico di Oscar. Non è l’unico a voler aiutare il protagonista. Come spesso capita ai protagonisti maschili fragili, Oscar ha al suo fianco donne dotate di grande forza: la madre Beli, la sorella Lola, e l’abuela Nena Inca. Tre donne che rappresentano tre generazioni differenti, e che nell’opera avranno lo spazio di svilupparsi non solo in relazione a Oscar.

Il trujillato

  La narrazione infatti si muove dal presente dell’opera all’inizio degli eventi che hanno portato la famiglia de León in America. Il racconto del trujillato, momento storico inedito per la narrativa americana (ne aveva invece scritto Mario Vargas Llosa nella Festa del caprone), passa da riferimenti che accomunano il dittatore e i suoi scagnozzi a Sauron e i Nazgul del Signore degli anelli. Riferimenti che naturalmente non impediscono al lettore di provare sbigottimento e orrore per la negazione di diritti che siamo abituati a considerare ovvi e per la pratica abitudinaria della violenza.

Il fukú

  Il vero trait d’union tra le sofferenze individuali dei protagonisti e la storia collettiva è il fukú. Il fukú, forse vero protagonista dell’opera, è la maledizione che tutte le famiglie ispaniche hanno addosso.

Al di là del nome e della provenienza, l’arrivo degli europei a Hispaniola fu l’evento che scatenò il fukú nel mondo, e da quel giorno siamo tutti nella merda. Santo Domingo potrà anche essere il Chilometro Zero del fukú, il suo porto d’ingresso, ma siamo tutti suoi discendenti, anche quelli che non sanno di esserlo.

Il modo in cui il fukú si riconosce o meno, e come lo si contrasta, è, ci mostrano i protagonisti, una di quelle cose che definiscono la maniera in cui si vuole stare al mondo.

Il rapporto con Hemingway

  La breve favolosa vita di Oscar Wao richiama, non solo per il titolo, La breve vita felice di Francis Macomber di Ernest Hemingway. Conoscendo il racconto dello scrittore di Oak Park, si potrà intuire come si svilupperà la vicenda di Oscar. Questo, però, non leva nulla al piacere della lettura. La breve favolosa vita di Oscar Wao, infatti, è uno di quei romanzi in cui il piacere del viaggio prevale sulla sorpresa dell’arrivo. Autore dalla prosa coinvolgente nella sua sincerità, e dallo sguardo limpido, Junot Díaz è sicuramente una delle voci più interessanti della narrativa americana contemporanea.

Lo scrittore Junot Díaz

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