Uno strumento da migliorare e non abbattere. L'allarme dei sindacati e la fragilità economica del territorio messinese e del sud
Abolire il reddito di cittadinanza: una scelta sbagliata del governo Meloni. Così intitolavamo il 30 novembre 2022 e nove mesi dopo lo ribadiamo. Sul piano dei potenziamento dei rapporti con i Centri per l’impiego e i Servizi sociali dei Comuni, siamo ancora nel campo delle buone intenzioni ma il primo punto avrebbe dovuto essere migliorare lo strumento e non abrogarlo. Non abbatterlo, come simbolo di una battaglia degli avversari politici, il Movimento Cinquestelle. Servono politiche attive del lavoro e una rivoluzione nelle politiche sociali ed economiche. E tutto questo non c’entra nulla con la decisione del governo di centrodestra.
Saranno quasi cinquecentomila i nuclei familiari che, in Italia, non usufruiranno del nuovo assegno d’inclusione, dal 2024. Bene il sostegno a chi ha in famiglia persone con disabilità, minorenni e ultrasessantenni, anche se le misure risultano sempre insufficienti rispetto alla mole dei problemi e delle necessità. E bene l’inclusione dei nuclei famiiari stranieri,, ora esclusi, grazie alla modifica nel requisito della residenza: cinque anni e non più dieci. Ma tutto il resto è un disastro sul piano sociale ed economico.
Scusate la citazione ma scrivevo così a novembre: il reddito di cittadinanza, misura da potenziare e non scevra da limiti, ha avuto il merito storico di aver fatto dire “no” a condizioni lavorative segnate dallo sfruttamento. Spesso questo strumento ha fatto emergere situazioni proibitive, dando la possibilità di opporrsi a proposte indecenti. Sia chiaro, anche il Rdc è una misura insufficiente, piena di limiti, ma di certo non da abolire. Poi se esistesse la sinistra, anche e soprattutto facendo opposizione, dovrebbe preoccuparsi di reinventare il modello sociale.
C’era una volta la destra sociale, potremmo dire. Oggi sul piano mediatico, vedi dichiarazioni della ministra Santanchè, si scaricano sul reddito di cittadinanza problemi strutturali che investono il mercato del lavoro, che latita al sud. Osservano Cgil e Fp-Cgil Messina: “Quasi 4.000 sospensioni del reddito di cittadinanza a Messina da questo mese di agosto, a dicembre 2023 terminerà per tutti e serve il rafforzamento immediato dei servizi territoriali. In 3.937 nella provincia di Messina hanno ricevuto l’sms dell’Inps con il quale venivano informati che non avrebbero più percepito il reddito di cittadinanza da agosto. Persone tra i 18 e i 59 anni, che non hanno un componente minore, disabile o over 60 all’interno del nucleo familiare e che, nonostante le condizioni di fragilità e povertà assoluta, sono considerate occupabili, e quindi non meritevoli di un sussidio”.
“Non si distinguono le politiche di contrasto alla povertà dalle politiche per il lavoro”
“Se non distinguiamo le politiche di contrasto alla povertà dalle politiche per il lavoro – dichiarano il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale con delega al welfare Stefania Radici – rischiamo di colpevolizzare i poveri e punirli per la loro condizione di disagio. Ci sono tanti lavoratori poveri, precari e part-time che rischiano di essere esclusi da ogni forma di sostegno e presa in carico. Ci sono tanti ultra-cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro, che faticano a rientrarci. Ci sono tante persone tra i 19 ed i 59 anni, con bisogni sociali, sanitari o educativi, a cui non basta un semplice corso di formazione per trovare lavoro e uscire dal tunnel della povertà”.
“A Messina – prosegue l’analisi della Cgil Messina – i nuclei familiari che al 31 dicembre 2022 percepivano il reddito di cittadinanza erano 24.445, per un totale di 53.258 persone. Non si può privare queste persone di un sussidio di dignità, senza che si potenzi la rete dei servizi territoriali, dai servizi sociali ai servizi per il lavoro, in grado di prenderli in carico e accompagnarli verso percorsi di autonomia. Né si può pensare che i servizi sociali o i Centri per l’impiego facciano miracoli in un contesto segnato da desertificazione produttiva e mancanza di opportunità lavorative”.
“Un feticcio ideologico con un possibile salasso sociale nella Città metropolitana di Messina”
Una posizione condivisa dalla Uil di Messina: “L’abrogazione del reddito di cittadinanza, voluta strenuamente dal governo Meloni, alla stregua di un feticcio ideologico, rischia di provocare, anche nel territorio della Città metropolitana di Messina, un pesantissimo salasso sociale dalle conseguenze inimmaginabili. Non c’è, infatti, bisogno di scomodare i dati Istat relativi allo stato di indigenza o, peggio, di povertà assoluta che colpisce la nostra provincia e, più in generale, il Mezzogiorno e il Paese, per evidenziare l’assoluta necessità di provvedimenti legislativi finalizzati al concreto sostentamento delle fasce sociali più sfortunate”.
Continua la nota: “Pertanto, la cancellazione del reddito di cittadinanza, misura presente in quasi tutti i Paesi europei e occidentali, appare una decisione profondamente sbagliata che non offre alcuna garanzia sociale per tantissimi cittadini e per un’infinità di famiglie che perderanno questo beneficio. Contestualmente la decisione del governo nazionale non fornisce alcuna prospettiva sul tema delle politiche attive del lavoro. In questo quadro sono enormi e reali i rischi relativi al reclutamento di “manodopera” disperata da parte della mafia e della criminalità organizzata”.
“Andrà gestita nei Caf e Patronati la reazione disperata di tante persone”
A sua volta, per il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi, “servono immediate e adeguate politiche del lavoro, sociali. Si apra subito confronto su come affrontare la presa in carico dei Comuni e come creare reali percorsi di ricollocamento. Siamo certi che si stia valutando anche l’impatto dal punto di vista dell’ordine pubblico perché preoccupano le possibili tensioni sociali. Tante persone si stanno rivolgendo ai nostri Caf e Patronati, che dovranno in qualche modo gestire la reazione disperata di tante persone, mentre riteniamo dovrebbe essere compito dei Comuni”.
Quando chi governa è pericoloso…
Siete scorretti e asserviti! Vi ho più volte ripetuto di non modificare a vostro piacimento i miei commenti, ma semplicemente se ritenuti non “idonei” non pubblicateli. Adesso mi aspetto la solita risposta. retorica e inconcludente del direttore, ammesso abbia gli attributi a pubblicare per intero e senza manipolazioni! Fino a quando sarà lei il direttore di questo giornale, non farò più nessun commento!
L’unica cosa che la Meloni ha mantenuto del suo programma elettorale, per me potrebbe anche andar bene, ma lasciare persone ultra cinquantenni in mezzo alla strada no, toglierlo agli stranieri sì, se io vado in Romania o in un qualsiasi Paese africano o lavoro o non mangio.
d’accordo che bisogna modificarlo ed effettuare i controlli a chi darlo, vedi le migliaia di stranieri che non sanno nemmeno dove si trova l’Italia, questo governo toglie ai poveri, quelli veri, per favorire i soliti evasori.