Quando sul pulpito è salita Samanta, la sorella di Ilaria, è sembrato che il mondo si fermasse per un attimo, infinito: “Non mi sembra vero". LA FOTOGALLERY DI SERENA CAPPARELLI
“Dio ha concesso a tutti noi il libero arbitrio e soffre alle scelte che portano a conseguenze come questa. Ma voi genitori dovete aggrapparvi alla speranza, quella della nuova Gerusalemme descritta dall’apostolo Giovanni, la terra in cui un giorno rivedremo Ilaria in tutto il suo splendore”. L’atmosfera che si respirava questa mattina, all’interno delle quattro mura della Chiesa Cristiana Avventista di via XXIV maggio, era straziante. Una bara bianca al centro, i palloncini fuori, la mamma, il papà ed i famigliari di Ilaria in prima fila.
C’erano i compagni di scuola, i professori dello Jaci e dell’Ernesto Basile, c’erano fiumi di ragazzi, giovani, meno giovani, in moltissimi con gli occhiali scuri per coprire lacrime che faticavano a rimanere dentro. Appesi fuori, sulla ringhiera, i cartelloni con le foto di Ilaria, da sola e con gli amici più stretti. Il pastore Gabriele Ciantia ha voluto utilizzare un brano dell’Apocalisse di Giovanni per iniziare la celebrazione dei funerali, esordendo con quella sensazione di “vuoto che non può essere colmato nel nostro cuore, ma che deve essere sostituito dalla speranza”.
E’ stato un lungo susseguirsi di lacrime e volti tristi. Qualcuno ha voluto prendere la parola per ricordare chi era Ilaria, come il Preside dell’istituto Jaci, Rosario Abbate, che ha parlato di una ragazza che “sorrideva, era dolce, era una bambina”, dei suoi iniziali problemi di inserimento che, piano piano, si erano normalizzati. “La prossima settimana avrebbe dovuto sostenere gli esami di riparazione – ha continuato – e io credo che questa tragedia debba servire da esperienza per tutti”.
Quando sul pulpito è salita Samanta, la sorella di Ilaria, è sembrato che il mondo si fermasse per un attimo, infinito. “Non mi sembra vero, ricordo ancora tutti i momenti che abbiamo passato insieme”. Una lettera lunghissima, interrotta solo dalle lacrime. “Sono certa che tu non volevi tutto questo, non ho avuto la forza di salvarti. Ti chiedo scusa. Soltanto chi ti ha conosciuto sa che dietro quella ragazza c’era la mia piccola Ilaria”. Anche la docente di Inglese ha voluto ricordare la passione di Ilaria per la sua materia, parlando di “un momento di fragilità”, di una “vita che non è stata generosa con te”. E poi Sharon, un’amica, che ha racchiuso nelle sue parole il dolore di chi conosceva Ilaria da vicino, le voleva bene e non riesce a darsi pace per quel che è successo.
Prima che la bara bianca venisse sollevata e portata fuori, il Pastore Ciantia ha voluto riassumere un ultimo momento di preghiera affinché “Dio vegli sui giovani che, a causa della loro età, commettono errori normali, indispensabili per la loro crescita. Ma faccia che, per questi errori, loro non siano costretti a pagare un prezzo esagerato. Che i genitori stiano accanto ai loro figli, li accompagnino anche nei momenti difficili, gli siano di sostegno. Che queste tragedie non accadano mai più”. Un lungo applauso ha accompagnato la piccola bara bianca per tutta la Chiesa, e poi fuori. I palloncini sono stati lasciati volare in cielo, le lacrime lungo i volti. E poi l’ultimo saluto: Ciao Ilaria.
(Veronica Crocitti)