Nove morti e oltre 10mila persone evacuate. La priorità è la messa in sicurezza dei territori, al sud come al nord
9 morti in Emilia Romagna per il maltempo, Oltre 10 mila le persone evacuate. Ma la situazione è in costante aggiornamento. Un incubo che conosciamo bene al sud e in ogni luogo di questa terra martoriata, che spicca per consumo del suolo pubblico ma non per la qualità degli interventi, negli anni, nel segno della prevenzione e di uno sviluppo armonico.
In Emilia Romagna si calcolano oltre 250 frane, di cui 120 particolarmente importanti in 48 Comuni della regione. Nelle Marche, in provincia di Ancora, si registra a Serra San Quirico anche il crollo parziale di una parte delle mura storiche (fonte Italpress). E la memoria, è inevitabile, va alla “nostra” Giampilieri, con i suoi 37 morti, anche se è assurdo pensare a un “noi” e a un “voi” quando l’umanità è in pericolo. È un po’ come quando si distingue tra migranti e italiani, erigendo muri utili per far finta che la vita degli altri non ci riguardi.
Scrive il Wwf: “Negare la crisi climatica o far finta che non ci riguardi non salverà il nostro Paese dalle conseguenze di una crisi globale che sta mettendo a durissima prova il nostro territorio e i cittadini. Quello che sta accadendo in questi giorni in Emilia Romagna dimostra ancora una volta che siamo in presenza di eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti che ormai si alternano a ritmi drammatici. Fenomeni una volta unici e rari si moltiplicano, addirittura a pochi giorni di distanza, e non solo in Italia”.
E ancora: “Siccità e alluvioni si alternano, con l’effetto di elevare esponenzialmente il rischio. Non agire subito per affrontare la realtà climatica, purtroppo, amplificherà le conseguenze sulla sicurezza e il benessere delle comunità. L’area del Mediterraneo è particolarmente soggetta al rischio climatico: aumento della temperatura media, ondate di calore, scarse precipitazioni, fusione dei ghiacciai stanno erodendo le nostre riserve d’acqua, le alluvioni improvvise o le precipitazioni copiose come quelle di questi giorni moltiplicano l’effetto sul territorio già a rischio”.
Da qui l’esigenza di definire il piano di adattamento al cambiamento climatico a livello nazionale. Sulle fragilità del nostro territorio, invece, ci siamo spesso soffermati e continueremo a farlo per raccontare passi in avanti e ancora ritardi nel fronteggiare le emergenze. Perché la messa in sicurezza dei territori non è più rinviabile.