I cannoni di Capo Peloro nel bollettino “Armi Antiche” Speciale Italia 150

I cannoni di Capo Peloro nel bollettino “Armi Antiche” Speciale Italia 150

francesco musolino

I cannoni di Capo Peloro nel bollettino “Armi Antiche” Speciale Italia 150

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domenica 20 Novembre 2011 - 13:53

E’ stato pubblicato nel mese di ottobre “Armi Antiche 2011, Italia 150”, il bollettino dell’Accademia di San Marciano di Torino (Chiaromonte editore), associazione di studiosi di storia militare, armi antiche, vessillologia, uniformologia e altre discipline collegate alla storia militare, fondata nel 1951. Armi Antiche presente nelle biblioteche dei maggiori musei, istituti e dipartimenti d’Europa e d’America, dal 1953 accoglie articoli di ricercatori italiani e stranieri, spesso tra i maggiori collezionisti ed esperti di armi antiche, ordinari e conservatori di armerie. In questo speciale ha accolto il saggio dello studioso messinese Armando Donato, dal titolo “Artiglierie ad avancarica a Messina; Storia e caratteristiche” (da pagina 37 a pagina 87), che tocca da vicino la nostra città trattando dei tre cannoni navali ad avancarica recuperati dall’Amministrazione Comunale di Messina nel gennaio 2010 tra le sabbie di Capo Peloro.

E’ bene ricordare a tal proposito, che le ipotesi circa le identificazioni di questi cannoni e il probabile uso da parte delle truppe garibaldine a Capo Peloro nel 1860, sono state avvalorate in una “scheda tecnica” ufficiale a cura del Museo Storico di Forte Cavalli, divulgata da stampa e media locali nonché in varie manifestazioni in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Tale scheda conclude con la frase “Riteniamo comunque che a nulla giova disquisire sulla proprietà militare dei cannoni di Capo Peloro e su chi ne fece un ultimo uso».

Affermazione che se presa in considerazione, renderebbe dunque inutile e vana qualsiasi ipotesi, teoria e ricerca, comprese quelle esposte nella scheda stessa; ponendosi in posizione del tutto antitetica alla ricerca storica e lo studio della storia attraverso l’analisi dei reperti, grazie alla quale nel caso in oggetto,” invece giova eccome disquisire sui cannoni e tentare di capire in modo sobrio e distante da forzature storiche e celebrative, chi fuse e utilizzò i cannoni”.

In risposta a ciò, Armando Donato conduce uno studio con metodo scientifico sui tre cannoni, partendo dal basilare esame dei contesti storici, dei luoghi e l’approfondimento di alcune tematiche emerse durante la ricerca. L’autore in base a varie documentazioni storiche e spunti di natura prettamente tecnica, evidenzia punto per punto l’inattendibilità delle teorie ufficiali, invitando alla cautela in assenza o carenza di prove certe su tali reperti, propri di un settore molto delicato e complesso come quello delle artiglierie ad avancarica.

Affronta poi alcuni nodi difficili da sciogliere ma ritenuti a torto già sciolti con troppa facilità, come la questione dell’occlusione delle bocche, le misure, l’identificazione dei resti dello stemma reale sul più grande dei tre cannoni, la decifrazione dei marchi e dei segni presenti, spesso non documentati dai comunicati.

L’autore inoltre esclude l’uso garibaldino dei pezzi a causa della vetustà e inutilità nel 1860, chiarendo la questione con un’ampia digressione sulle fortificazioni erette e le vicende storico militari susseguitesi a Messina e a Capo Peloro tra la fine del Seicento e il 1861, con l’ausilio di un gran numero di fonti d’epoca e dettagli tecnici utili.

Donato segnala infine un restauro superficiale e l’errata ricostruzione degli affusti, auspicando una maggiore e reale valorizzazione e fruizione sia di queste come delle altre artiglierie presenti in città, spesso in stato di abbandono all’aperto, esposte all’azione erosiva degli agenti atmosferici, piuttosto che in un adeguato museo tematico degno di tal nome.

“Riteniamo comunque che se la storia non interessa (fatto discutibile ma legittimo) sarebbe bene non occuparsene, ma se si vuole fare storia in base all’analisi e allo studio di reperti del genere, soprattutto quando si opera non da privati cittadini, ma per conto e/o in collaborazione con enti pubblici, bisognerebbe prima documentarsi ”.

Un commento

  1. Un plauso ad Armando Donato, una delle poche persone serie e preparate di questa città.

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