Il parere del presidente di Confesercenti di Reggio, Aloisio: "Aeroporto e ponte fondamentali con le opere infrastrutturali di completamento"
REGGIO CALABRIA – Un’area che sfiora il milione di abitanti, due università, due parchi nazionali, due teatri, due porti ed un aeroporto, in poco meno di tre chilometri. Stiamo parlando naturalmente di Reggio Calabria e Messina, due città che ormai da tempo provano a dialogare nella prospettiva di una grande Area Metropolitana dello Stretto. Un dibattito, arricchito dal Ponte sullo Stretto, che coinvolge non solo la politica e le istituzioni ma anche i corpi intermedi che per le loro tipicità e connotazioni svolgono un ruolo importante nella società civile. A questo dibattito non si sottrae il presidente di Confesercenti di Reggio Calabria, Claudio Aloisio che a Tempostretto ha spiegato come “la Città di Reggio Calabria e la sua area metropolitana sono un organismo complesso, da gestire con azioni correlate e di ampio respiro che guardino non agli anni ma ai decenni a venire. Non si tratta solo di turismo che può essere uno dei volani di crescita tra i più importanti se non il più importante, ma tutto ciò che ruota attorno a Reggio in termini economici e sociopolitici. L’aeroporto “Tito Minniti“, oggi con l’arrivo di Ryanair, e il Ponte sullo Stretto domani con tutte le opere infrastrutturali di completamento già previste, potrebbero diventare i pilastri sui quali basare un’idea che modificherebbe in maniera radicale il nostro territorio creando opportunità inimmaginabili: l’Area Metropolitana dello Stretto“.
Aggiunge Aloisio: “Una comunità di oltre 800mila abitanti che potrebbe trasformarsi, grazie alla complementarietà di Reggio e Messina in relazione alle loro specifiche peculiarità, in una “locomotiva” economica che trainerebbe entrambe le città e più in generale le due Regioni interessate, Calabria e Sicilia. Un’area di questo genere poi, grazie alla sua posizione strategica e all’importanza che acquisirebbe con la conurbazione, potrebbe divenire la “testa di ponte” naturale dell’Italia e dell’Europa verso i Paesi in via di sviluppo che affacciano nel mediterraneo con tutto ciò che ne deriverebbe in termini di prestigio, importanza politica e ricadute economiche”.