Sul piano giudiziario vale la presunzione d'innocenza; sul piano politico si conferma la crisi del potere e il suo scollamento dalla realtà
MESSINA – Il giorno dopo l’arresto di Maurizio Croce. La questione è politica. Sul piano giudiziario, vale per Croce, come per gli altri indagati – l’altro arrestato è Francesco Carmelo Vazzana, mentre l’imprenditore sospeso è Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto – la presunzione d’innocenza. Ma è chiaro che, sul piano politico, emergono ancora una volta una debolezza preoccupante e il rischio di un ulteriore crollo della credibilità. Debolezza perché spesso si ha bisogno di delegare alla magistratura situazioni che richiederebbero in partenza una maggiore vigilanza da parte della politica. Magari non è questo il caso, e Croce, ce lo auguriamo, dimostrerà la sua innocenza. Tuttavia, quante volte le classi dirigenti e in generale il Palazzo delegano alla magistratura la risoluzione di sacche d’ambiguità? Prima ancora della magistratura, deve essere la politica a garantire imparzialità e rigore negli appalti e nelle regole del gioco.
“Il finanziamento della campagna elettorale per 60mila euro”
Nel campo della presunta commistione tra affari e politica, una piccola parte dell’indagine è dedicata alla campagna elettorale di Croce. Secondo gli inquirenti, il candidato a sindaco di Messina per il centrodestra, alle ultime elezioni, avrebbe “ricevuto dall’imprenditore, per il tramite di un fidato intermediario, benefici economici sotto forma di finanziamenti, illeciti per oltre 60mila euro”. Si nascondeva, secondo i finanzieri, la provenienza dei finanziamenti e da qui il reato di illecito finanziamento ai partiti. Oltre a “far pesare queste risorse sui costi dell’appalto” del torrente Bisconte.
Sono elementi che meritano intanto una riflessione. Nell’ambito della politica, gli anticorpi, in termini di legalità e rispetto delle regole, quando s’indeboliscono, generano fenomeni che inquinano la qualità della democrazia. Dal populismo all’assenteismo massiccio. Ecco perché è necessario che la politica riacquisti credibilità. Il tutto si combina con la necessità di realizzare le opere pubbliche e di migliorare la qualità della vita dei cittadini, in tempi certi, non aggravando l’arretratezza di un sud e di un territorio messinese ancora spesso dimenticati da Dio e dagli uomini.
La storia politica e da dirigente di Maurizio Croce
Al di là della sua vicenda personale, che sarà chiarita nelle sedi giudiziarie, Croce, una laurea in Chimica, ha una storia di dirigente al servizio della politica. Una storia che oggi è chiamato a difendere. In qualità di commissario dell’ufficio (definito soggetto attuatore) contro il dissesto idrogeologico in Sicilia, è un alto dirigente che ha avuto un rapporto di fiducia prima con l’ex presidente Nello Musumeci e ora con Renato Schifani, attuale presidente della Regione siciliana. Altro dettaglio non secondario: è stato assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente per la Giunta Crocetta. “Ma da tecnico, la mia area politica è il centrodestra”, ha precisato durante la campagna elettorale.
La sua candidatura a sindaco ha diviso lo schieramento, con Nino Germanà che ha sostenuto Basile. E l’approdo in Consiglio, come secondo nella corsa elettorale, ha dato il via al cosiddetto caso Croce. Ha aderito a Forza Italia e, mentre lo si dava come favorito per la nomina alla guida dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, ha resistito agli inviti a dimettersi da consigliere. I temi dell’ineleggibilità e incompatibilità tra la carica di soggetto attuatore e consigliere, fino al voto sull’assenteismo, non hanno scaldato i lettori. Ma hanno portato a riflettere sulla necessità che o si fa politica nelle istituzioni o si svolge un ruolo tecnico non meno importante.
In questo frangente, è emersa la debolezza del centrodestra messinese e siciliano. Non sarebbe stato preferibile, politicamente, invitare il proprio esponente a fare una scelta chiara, o dentro o fuori Palazzo Zanca, evitando mesi di polemiche e di controversie giuridiche? Oggi, di fronte al caso giudiziario, tutto diventa secondario, mentre il Pd e il presidente del Consiglio comunale Pergolizzi invitano Croce a dimettersi. Ma dalla politica ci si aspetta molto di più. A Messina e in Sicilia ancora di più, data la situazione drammatica sul piano economico e sociale.
I partiti devono tornare a essere partiti, e non comitati elettorali, con un necessario finanziamento pubblico, e le nuove classi dirigenti devono essere formate. E non improvvisate. Questo come base di partenza per ripartire e riacquistare credibilità. Per “chi suona la campana”? Da tempo è suonata per la politica. Peccato, però, che la risposta non sia stata, fino ad ora, all’altezza.
Debolezza?
Io direi Schifo della politica,ovviamente mi censurerai pure questo, perché ho capito da un pezzo che qui non si può parlare male dei politici….
Gentilissimo,
se non si usano frasi da querela si può dire tutto!
Cordiali saluti
Il commento del direttore è, come sempre, approfondito e illuminante. Mi permetto un solo appunto. Premesso che le indagini preliminari tali sono e non costituiscono accertamento di alcunchè, tutti sappiamo che, spesso, dopo la fase cautelare che si svolge senza contraddittorio con le parti, una volta conosciute le difese, i procedimenti penali sia cautelari che di merito sfociano in archiviazioni o assoluzioni degli indagati. Mi chiedo, quindi: è solo la politica che deve interrogarsi sulla propria debolezza? O anche le Procure e gli organi investigativi che le ausiliano, sono -talvolta- non del tutto in grado di padroneggiare complesse normative nella materia dei procedimenti amministrativi e di appalti pubblici, per cui poi le inchieste in tutt’Italia troppo sovente si sgonfiano? In altre parole, se è vero che in queste materie le “condanne” dopo regolari processi sono molte di meno delle “misure cautelari” precedentemente comminate senza processo, allora alla “debolezza” della politica, non dovremmo aggiungere anche qualche riflessione sulla “debolezza” degli apparati investigativi e inquisitori?
Quando si evita di parlare di nefandezze per paura di essere denunciati,non si fa giornalismo, ma si fa solo male alla democrazia e un torto ai cittadini.
Buonasera,
non mi riferivo al giornalismo ma ai commenti dei lettori. Si può parlare di tutto ma con senso di responsabilità
Cordiali saluti