"Quando brucia un albero, brucia una vita. E quando brucia una vita, qualunque essa sia, va in fumo anche la stessa ragione di un uomo di esistere"
Un incendio distruttivo in un ettaro di pineta può causare la morte di circa 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti. Un cifra impressionante soprattutto se si moltiplica per centinaia, migliaia di ettari. Numeri che mettono i brividi, che scuotono le coscienze, che fanno pensare a visioni apocalittiche e scenari surreali, quasi cinematografici. Eppure mai come in queste ultime settimane così vere, così reali da mettere in dubbio e gettare nello sconforto e nel terrore del domani intere comunità. La Calabria sta bruciando, il Parco Nazionale dell’Aspromonte sta bruciando. Quel parco che solo qualche mese fa annunciava fiero e orgoglioso i risultati ottenuti e la sua entrata ufficiale nella Rete Mondiale dei Geoparchi UNESCO.
L’infanzia brucia con il bosco
Bruciano gli alberi, brucia la vita e con essa i nostri cuori bruciano di dolore. Bruciano i ricordi dell’infanzia, delle passeggiate tra i boschi, dei pic-nic con le famiglie, dei piccoli animali intravisti tra i rami. Vanno a fuoco le visioni dal basso di rami intrecciati e foglie verdi che si stagliano verso l’azzurro del cielo. Ardono gli odori del bosco, persino i piccoli ragni trovati sui plaid, tra i panini e i bicchieri di aranciata. Muoiono vite nel tentativo di salvare i sacrifici di una vita. E muoiono i custodi di legno, alti fieri, svettanti. Perdono il “respiro” per mano di assassini senza scrupoli. E guardano riconoscenti i volontari, i vigili del fuoco, le guardie forestali lottare giorno e notte per salvarli.
Agire prima del fuoco
“Quando brucia un albero, brucia una vita. E quando brucia una vita, qualunque essa sia, va in fumo anche la stessa ragione di un uomo di esistere” perché quando le fiamme finalmente smettono di ardere tutto diviene nero, nero ovunque. Il nero luttuoso che prende il sopravvento e trasforma il paesaggio in una grande immensa cicatrice scura, segnata da mani nemiche hanno appiccato il fuoco per interesse o solo per divertimento. E a nulla può valere indignarsi, urlare mentre tutto si compie o correre a ripari con interventi massicci. Le fiamme andrebbero spente con azioni mirate e preventive prima di essere appiccate.