I sindacati reclamano lo sblocco di tutte le opere – circa 140 – finanziate e appaltate da parte degli Enti locali. Per questo il richiamo forte al Governo Crocetta e alle Amministrazioni locali. Lunedì prossimo, invece, in piazza i lavoratori dei servizi pubblici della Cisl. Anche a Messina la mobilitazione entra nel vivo
Ottantamila posti di lavoro persi in Sicilia, seimila dei quali nella provincia di Messina. Nasce da questi numeri la grande manifestazione regionale dei lavoratori edili di Cgil, Cisl e Uil che ha portato a Ragusa oltre mille persone proprio all’esterno dell’Ospedale Giovanni Paolo II, esempio di un’opera faraonica ma rimasta incompiuta. Da Messina nutrita la rappresentanza messinese della Filca guidata dal segretario Giuseppe Famiano che ha evidenziato come nel nostro territorio lavoro nero e precariato crescano di pari passo e impediscono qualsiasi possibilità di ripresa del comparto edile. “Nei primi nove mesi del 2014 abbiamo registrato una riduzione degli importi delle gare del 46,03%, ovvero si appaltano piccole opere che comportano un ridotto impiego di manodopera. Il dramma del settore è rappresentato dalla chiusura, in tutta la regione, di circa 2500 imprese edili”.
I sindacati reclamano lo sblocco di tutte le opere – circa 140 – finanziate e appaltate da parte degli Enti locali. Per questo il richiamo forte al Governo Crocetta e alle Amministrazioni locali.
“In questo momento di crisi – afferma Famiano – è necessario trovare soluzioni valide al problema della disoccupazione, per cui è necessario mettere in campo una serie d’iniziative tese a produrre occupazione e sviluppo. Non si può rimanere fermi di fronte al disinteresse per lo sviluppo del nostro territorio e che sta uccidendo la speranza di molti lavoratori in difficoltà e senza prospettive per il futuro. Servono soluzioni urgenti per creare occupazione”.
“Chiediamo con forza – afferma il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese – ai nostri amministratori di fare presto, di assumere ogni iniziativa possibile per avviare lo sblocco dei cantieri delle opere pubbliche, puntando a favorire nuove forme di edilizia urbana e di riqualificazione attraverso innovazione e sostenibilità ambientale o territoriale”.
Ha parlato di lenta eutanasia del settore, invece, Santino Barbera, segretario regionale della Filca Cisl. “Il governo regionale sta condannando l’edilizia ad una lenta eutanasia – afferma senza giri di parole Barbera – con la crescita abnorme di disoccupazione e schiavitù da lavoro nero, a causa della carenza di controlli da parte degli organi competenti”.
Santino Barbera punta il dito sull’incapacità di spesa dei fondi comunitari. “Miliardi di euro rimangono non spesi – dichiara – fermi nei cassetti della burocrazia incapace di programmare la spesa. Se questi fondi non saranno spesi entro il 31 dicembre di quest’anno prenderanno altre strade: o ritorneranno all’Ue oppure saranno appannaggio di spesa del governo Renzi e si spenderanno in altre regioni per infrastrutture e ammodernamenti”.
Da un settore all'altro. In piazza contro l’indifferenza del governo nazionale e di quelli regionali e locali a richieste sacrosante che riguardano lavoratori e cittadini, ovvero il rinnovo dei contratti di lavoro, il rilancio della contrattazione integrativa, la riorganizzazione delle amministrazioni, dei corpi dello stato, l’innovazione vera nella scuola e nei servizi pubblici, certezze per i lavoratori precari e fine del dumping contrattuale nel privato.
Sono queste le motivazioni per le quali le Federazioni del Lavoro Pubblico della Cisl (Enti locali, Sanità, Ministeri, Scuola, Medici, Università, Lavoratori della Sicurezza, Ricerca) sciopereranno il 1 dicembre dando continuità alla mobilitazione in atto ormai da oltre un mese e partita con la manifestazione dell’8 novembre scorso.
Non è uno scontro, né una testimonianza ma una conferma della determinazione dei lavoratori dei servizi pubblici a non rinunciare all’obiettivo di liberare il Paese e i posti di lavoro dall’inefficienza organizzativa, dai tagli, dagli sprechi nella gestione, dalla mancanza di innovazione e di qualità che meritano le lavoratrici e i lavoratori, sottolineano dalla Cisl.
La mobilitazione sociale ha coinvolto tutti i territori e i posti di lavoro con l’obiettivo di mettere il welfare italiano in condizioni di correre e di sostenere persone e comunità nel momento di maggior bisogno. Per il sindacato, istruzione, salute, previdenza, assistenza, sicurezza, ricerca, servizi per l’occupazione… non si cambiano con annunci e consultazioni on-line. I lavoratori dei servizi pubblici sono i primi a volerli innovare davvero. E pretendono non solo rispetto e riconoscimento della loro dignità, ma anche di mettere le loro professionalità e competenze al servizio del cambiamento per il Paese.
Anche a livello territoriale, le Federazione della Cisl del Lavoro Pubblico (Cisl Fp, Cisl Scuola, Cisl Medici, Cisl Università, FNS) ormai da settimane stanno effettuando una mobilitazione capillare sui luoghi di lavoro per illustrare i temi dello sciopero attraverso incontri, riunioni, confronti, manifesti e volantinaggio.