La società, dichiarata fallita nel 2015, sarebbe stata "svuotata" attraverso un'altra sigla, attraverso la cessione di rami d'azienda. Aveva partecipato ai lavori al Porto di Messina. Nel pomeriggio sono scattati i domiciliari per un altro dei 9 indagati.
Salgono a due gli imprenditori andati agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul crack della Italgeo. Si tratta dei legali rappresentanti della impresa che ha sede in Corso Cavour al numero 95 e di un'altra impresa collegata.
Una seconda sigla servita a svuotare le casse della ditta madre, secondo gli investigatori, prima del fallimento, dichiarato dal Tribunale di Messina nel febbraio del 2015.
La ditta, specializzata in sondaggi e trivellazioni, ha partecipato ad alcuni importanti appalti pubblici, tra i quali i lavori al Porto di Messina nel 2010, in Ati con la Trevi. In passato, sono stati impiegati anche nei lavori sulla Salerno Reggio – Calabria. In passato ha partecipato in Consorzio anche a dei lavori in provincia, a San Filippo del Mela, insieme alla CaTiFra del barcellonese Tindaro Calabrese. I domiciliari sono scattati per M.A. e G.B, per il cinquantaseienne A,S è stata disposta l'interdizione dall'attività economica per 12 mesi, sono stati disposti gli obblighi per due persone. Altri quattro gli indagati, destinatari anche loro del provvedimento di sequestro per un complessivo di 2 milioni di euro.
L'indagine è stata condotta dal Pm Antonio Carchietti. A firmare i provvedimenti è stato il Gip Salvatore Mastroeni che già lunedì dovrebbe interrogare i due imprenditori andati ai domiciliari.
Alessandra Serio