Cade l'interdizione all'attività economica per Antonino Giannetto, il fornitore del calcestruzzo per i lavori di allineamento dei mili Colapesce e Vespri al Porto, appaltati alla Tecnis. È battaglia sui calcoli per stabilire se il calcestruzzo è "impoverito". Misure revocate anche per i vertici Tecnis e i dirigenti pubblici.
Il "quadro accusatorio" non è abbastanza solido e, all'opposto, il calcestruzzo adoperato per i lavori di allineamento dei moli Vespri e Colapese potrebbe esserlo un po' di più di quanto inizialmente ipotizzato. È questa la conclusione a cui è giunto il Tribunale del Riesame di Messina (presidente Antonino Genovese) occupandosi della clamorosa inchiesta sui lavori al porto del 2010, culminata nell'interdizione dall'attività economica per un anno per i dirigenti del colosso delle costruzioni Tecnis e dei fornitori messinesi. Il Tribunale, accogliendo i rilievi degli avvocati Carlo e Tommaso Autru Ryolo, ha annullato l'interdizione disposta per Antonio Giannetto, titolare dell'impresa che fornì il calcestruzzo fino al 2008. I difensori avevano chiesto la revoca della misura allo stesso Gip che sigló i provvedimenti, dopo gli interrogatori di garanzia, ma il GIP aveva rigettato la richiesta. La stessa revova é sta decisa pet i vertici dell'azienda, coinvolti nell'inchiesta, e i tecnici pubblici implicati.
Così gli avvocati hanno proposto appello al Riesame. Secondo il Collegio, il GIP ha fatto male a dire no a quella richiesta di revoca per almeno tre motivi, tre conclusioni che fondamentalmente arrivando ad un dato: non ci sono abbastanza indizi per emettere misure cautelari. Anzitutto le conclusioni della Procura si basano su una lettera anonima, quella che ha dato il via alle indagini ma che durante gli accertamenti è stata smentita su più punti. Si basa poi sulle relazioni degli ingegneri consulenti dei PM i quali da un lato sono stati in parte contestati dai consulenti di parte, per un altro verso hanno sconfessato loro stessi, correggendo il tiro sui metodi di calcolo adoperati per le prove di carico sui carotaggi.
Infine un altro dato: il risparmio ottenuto utilizzando calcestruzzo impoverito sarebbe stato di 300 mila euro. Forse poco, spiega il Riesame, per spingere a commettere un reato. Siamo di fronte ad una commessa da 14 milioni di euro infatti. Dalla vigilia di Natale Giannetto non ha più quindi il divieto di esercitare l'attività professionale. Il costruttore é coinvolto nell'inchiesta insieme al fornitore messinese che gli subentró e insieme ai vertici dell'impresa catanese aggiudicataria dei lavori al Porto. (Alessandra Serio)