Le persone con disabilità in questo momento di emergenza Pandemia sono le più colpite tra i colpiti
E’ facile prevedere come le difficoltà dell’epidemia incideranno sulla vita di tutti, l’evento è globale e accomuna gli abitanti del pianeta, la crisi economica che ne deriverà sarà forse simile se non peggiore al venerdì nero di Wall Street del 1929 che distrusse la finanza mondiale gettando nella miseria più di una generazione e creando le basi per le mostruosità del 900.
Ebbene, non sappiamo ciò che accadrà dopo, un’idea di futuro non troppo roseo viene dai numeri purtroppo parziali; attualmente i disoccupati negli Stati Uniti sono circa 22 milioni, in Francia 6 lavoratori su 10 sono in cassa integrazione, in Italia si prevedono milioni di persone che perderanno il proprio lavoro, la propria impresa e graveranno sulle casse dello stato senza produrre alcunché. E’ la terribile premessa che ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria e con un numero di morti giornalieri superiore, oramai, alle vittime civili della seconda guerra mondiale agita il sonno di tutti coloro che vivono nella in Calabria, dove già le opportunità di lavoro erano ridotte al lumicino e che le macerie lasciate dall’epidemia non faranno altro che amplificare il disagio sociale e delle famiglie.
In un quadro lavorativo/imprenditoriale già fosco di per se prima del covid 19 è doveroso esaminare una categoria o per meglio dire una condizione , quella relativa alle persone con disabilità e nello specifico ai lavoratori e lavoratrici con disabilità, una categoria piuttosto esigua nella regione e i cui dati scarseggiano rendendola quasi invisibile. Sono i cosiddetti fruitori della legge 68/99 del collocamento obbligatorio e/o mirato di categorie protette che, grazie anche ai grandi vantaggi fiscali che tra contribuzioni regionali e nazionali hanno incentivato molte aziende private e non ad assumere a tempo indeterminato una schiera di lavoratori e lavoratrici affetti anche da disabilità gravi.
Cosa accadrà a questi lavoratori dopo lo tsunami covid19? La risposta è consequenziale all’attuale situazione che vede la stragrande maggioranza dei lavoratori e lavoratrici posti “grazie” al decreto Cura Italia in cassa integrazione, fondo di integrazione salariale FIS, ed altre misure di sostegno al reddito.
E poi cosa riserva il futuro? Finita l’emergenza si tornerà ognuno al proprio lavoro? L’emergenza covid19 sarà l’opportunità di ristrutturare la società partendo dal lavoro o diverrà la comoda ineluttabile ghiotta occasione per le cosiddette ristrutturazioni aziendali anticamera del licenziamento? In particolare i lavoratori con disabilità assunti con la legge 68/99 possono stare tranquilli con la certezza di rientrare al lavoro in quanto coperti dalla necessità di salvaguardare delle categorie che perdendo l’occupazione, difficilmente proprio per la condizione derivante dalla disabilità troverebbero una ricollocazione occupazionale specie in un evento post epidemia e in una regione come quella calabrese che certamente non spicca per opportunità di lavoro.
C’è poco da stare tranquilli, ed i lavoratori con disabilità rischiano, paradossalmente, più di tutti di perdere la propria occupazione e di incappare nel licenziamento per giustificato motivo oggettivo adducendo la motivazione della crisi dovuta all’emergenza Coronavirus. Il lavoro lo sappiamo è la colonna della nostra Costituzione, un diritto fondamentale e per le persone con disabilità è una insostituibile fonte oltre che di sostentamento, autonomia ed autodeterminazione anche una imprescindibile occasione di inclusione sociale e di strutturazione di una serie di rapporti umani che danno al lavoro ulteriore etichetta di terapia per le persone con disabilità, quindi è palese che, la tutela occupazionale per chi vive la condizione di disabile dovrebbe essere ulteriormente garantita non fosse altro per gli alti costi sociali ed assistenziali che l’intera comunità dovrebbe comunque accollarsi, è naturale che non è escluso che non si possa ricorrere al licenziamento dei lavoratori e lavoratrici con disabilità, lo prevede e lo permette la legge, ma è un buon affare per chi intraprenderà la strada del licenziamento? I lavoratori e le lavoratrici con disabilità quali strumenti hanno per poter far fronte alla perdita le posto di lavoro? Anche in questo caso aiuta la Giurisprudenza dei Tribunali.
Un articolo interessante del 19 maggio 2017 pubblicato dal sito www.inca.it (http://www.inca.it/Archivionews/News/TabId/1351/ArtMID/1981/ArticleID/888/Licenziamento-disabile.aspx), che è il Patronato della CGIL ISTITUTO NAZIONALE CONFEDERALE DI ASSISTENZA fa opportunamente riferimento alla sentenza n. 3508/2017 del Tribunale di Bologna che dispose il reintegro di una lavoratrice con disabilità, condannando l’azienda anche al pagamento di una indennità a titolo di risarcimento, nella motivazione della sentenza il Tribunale volle sottolineare l’esistenza di una tutela ulteriore a quella garantita dalla legge 68/99 , che pure prevede legittimamente il ricorso al licenziamento, anche nel caso di giustificato motivo oggettivo (epidemia di Coronavirus) proprio ad evidenziare la situazione discriminatoria di un lavoratore con disabilità rispetto ad un lavoratore normodotato ed alla minore se non nulla possibilità derivante dalla condizione di disabile di trovare un nuovo posto di lavoro.
Le persone con disabilità in questo momento di
emergenza Pandemia sono le più colpite tra i colpiti, sono venute meno cure,
assistenza, supporto all’autonomia; l’isolamento sociale imposto a tutti da 40
gg a questa parte potrebbe diventare isolamento perpetuo per molti disabili, la
perdita del lavoro è la certificazione della fine dell’ autonomia, le persone
con disabilità hanno il diritto di chiedere aiuto ai Sindacati, ai patronati,
alle Associazioni per impedire, in previsione di un ritorno alla normalità, che
il lavoro venga loro strappato….
“Tutti i cittadini sono membri di uno
stesso corpo, e, quando uno di essi è leso, tutti devono sentirsi offesi” Solone pensieri.