Lavoro nero. “Pochi ispettori, pochi giudici, poche denunce”

Lavoro nero. “Pochi ispettori, pochi giudici, poche denunce”

Iria Cogliani

Lavoro nero. “Pochi ispettori, pochi giudici, poche denunce”

sabato 07 Dicembre 2024 - 12:50

Parla Ivan Tripodi (segretario generale Uil): "Un fenomeno in aumento basato sul maledetto ricatto della sopravvivenza"

MESSINA – La fotografia del lavoro nero a Messina e nel Messinese? Bastano quattro immagini. Una: «L’imprenditore che paga in nero pratica concorrenza sleale all’imprenditore che rispetta le regole. Il danno è enorme». Due: «Il lavoro nero è una pratica utilizzata pressoché in tutti i comparti privati». Tre: «I tempi della giustizia, nel caso di denunce di lavoro nero come in tanti altri ambiti, sono lentissimi e scoraggianti». Quattro: «Il rischio a Messina di subire un’ispezione, data la gravissima carenza di organico delle istituzioni preposte, è una volta ogni 17 anni, minuto più minuto meno. È una provocazione ma è anche un dato di realtà».

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Ivan Tripodi

Fotografia impietosa di un fenomeno che non conosce pietà: l’ha “scattata” Ivan Tripodi, segretario generale della Uil messinese. Il quale, poi, domanda dopo domanda, va nel dettaglio.

Fenomeno in costante aumento

«Il lavoro nero è, drammaticamente, un fenomeno in costante aumento – spiega il sindacalista – e, oggi più che mai, rappresenta una piaga per molti versi criminogena che coinvolge il mondo del lavoro trovando terreno fertile in una fase caratterizzata da una grave crisi economica e sociale che investe ampie fasce della popolazione».

Qualche numero? «Purtroppo, per la natura sommersa e illegale del lavoro nero, è complicato dare numeri precisi riguardo il grado di penetrazione nella provincia di Messina. Certamente possiamo affermare che, in pieno Terzo Millennio, ci troviamo di fronte, non solo nel nostro territorio, a numeri spaventosi e indegni per un Paese cha fa parte dei G7 del pianeta».

Lavoratori come “fantasmi”

E non è tutto perché «il lavoro nero è anche il sinonimo di pesantissimi deficit riguardo la sicurezza nei luoghi di lavoro con tutto ciò che, sic et simpliciter, ne consegue per la vita dei lavoratori». Viene alla mente il caso del lavoratore mandato a curarsi dal veterinario, giusto per fare un esempio. O, anche, lo sfogo triste e rassegnato degli operai edili che si fanno il segno della croce prima di andare a lavorare.

E infatti, dice il sindacalista, «i lavoratori in nero, gli invisibili e i precari sono, nei fatti dei fantasmi: fantasmi di quest’epoca nella quale conta il profitto senza regole. Ma noi, come UIL, abbiamo il dovere di farli tornare ad essere persone con la loro piena dignità e i loro diritti».

Per di più, non c’è comparto che si salvi. «Il lavoro nero colpisce e sfrutta le lavoratrici e i lavoratori di moltissimi settori privati. Purtroppo, è una pratica utilizzata in tutti i comparti privati poiché, in un quadro di immoralità, sfrutta in maniera illegale i bisogni primari dei lavoratori, i quali, pur di mangiare e sopravvivere, perché di questo si tratta, accettano condizioni lavorative fuori da ogni legge e norma». Lo raccontavano qualche giorno fa anche alcune donne impiegate in nero in bar e ristoranti.

Ed ecco che «I settori che, comunque, “spiccano” in questa pratica medievale sono: l’agricoltura appesantita dall’ulteriore aggravante costituita dal caporalato, l’edilizia, il commercio, il turismo ed i servizi».

Né si “salva”, diciamo così, una fascia d’età. «L’età dei lavoratori in nero è assolutamente trasversale poiché il ricatto dei sedicenti imprenditori, anzi, per meglio dire, dei “prenditori” che sfruttano ignobilmente le persone senza alcuna remora etica, non ha alcun limite e confine: sia i giovanissimi che gli anziani si trovano, per mero bisogno, in questa condizione di sfruttamento».

I controlli? Decisamente insufficienti

«Il quadro è oggettivamente fosco e preoccupante, ma nonostante la gravità del problema vi è, da parte di chi occupa le leve del potere e avrebbe la possibilità di compiere scelte legislative straordinarie, un costante tentativo di rimozione della problematica. A nostro avviso è necessaria un’azione di controllo e repressione che garantisca il ferreo rispetto delle regole e l’ineludibile riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Lo Stato nelle sue varie articolazioni deve far sentire il fiato sul collo a chi, nei fatti, pratica il tribale sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Lo diciamo, lo scriviamo e lo urliamo in ogni luogo e circostanza, ma chi dovrebbe agire, in primis il governo nazionale, non lo fa per precisa scelta e volontà politica. Mancano politiche chiare coniugate con investimenti tangibili che trasmettano un’inequivocabile opzione politica che punta a sradicare, senza se e senza ma, il lavoro nero».

Più in concreto? «Allo stato le autorità preposte, a partire dall’Ispettorato del Lavoro, fanno tutto il possibile e li ringraziamo per l’immane sforzo che tra mille difficoltà compiono quotidianamente. Il vero problema è che il numero degli ispettori, analogamente agli organici dei vari enti addetti alla vigilanza e al controllo di ciò che accade nel mondo del lavoro, è decisamente esiguo ed insufficiente».

Un calcolo cinico

«Come UIL – spiega Tripodi – abbiamo calcolato che rapportando l’organico degli ispettori del lavoro con il numero delle aziende della provincia di Messina il “rischio” di ricevere un’ispezione è assolutamente remoto o nel “migliore dei casi” potrebbe capitare una volta ogni 17 anni… Si tratta di una provocazione che, però, rappresenta la drammatica fotografia e il concreto humus grazie al quale trova giornaliera fertilità il lavoro nero».

E così «il calcolo compiuto scientemente dagli sfruttatori del lavoro nero è il seguente: guadagni enormi e rischi minimi. Un ragionamento cinico che, tra l’altro, produce concorrenza sleale nei confronti dei tanti imprenditori seri ed onesti che, applicando i contratti e rispettando le leggi, rischiano, specie in alcuni specifici settori, di essere fuori mercato e, a stretto giro, di portare i libri in Tribunale per dichiarare fallimento…Pertanto, oltre il danno la beffa».

Ci vuole una Procura speciale

Per di più, «i tempi della giustizia, sia civile che penale, sono lunghissimi e questa non è assolutamente una novità. I Tribunali sono ingolfati e, nonostante la discussa “riforma Cartabia”, il problema è sempre il medesimo: mancano giudici, mancano cancellieri e manca personale amministrativo».

La UIL, su intuizione del segretario generale PierPaolo Bombardieri, ha proposto l’istituzione di una Procura speciale che si occupi degli infortuni sul lavoro e, più complessivamente, di tutte le problematiche connesse.

«In un Paese normale – commenta Tripodi – sarebbe altrettanto normale la previsione di un intervento legislativo come questo dopo che annualmente siamo costretti a contare oltre 1.000 morti sul lavoro che, è bene rammentarlo, sono dei veri e propri omicidi di innocenti: una mattanza infinita. Certamente il fenomeno del lavoro nero sarebbe parte integrante delle attività di una Procura speciale. Ma anche rispetto a questa puntuale proposta legislativa il governo nazionale si è opposto, balbetta, e non assume nessuna iniziativa volta a fermare la mattanza dei lavoratori e il lavoro nero».

Il bisogno e la paura

Di fronte a giustizia lenta, governi titubanti, controlli insufficienti, anche le denunce latitano. «Nonostante la devastante ampiezza sociale del fenomeno del lavoro nero, il numero dei procedimenti e delle denunce che riusciamo a fare emergere dalla palude del sommerso e che portiamo all’Ispettorato o in Tribunale è decisamente insufficiente. Il maledetto bisogno e il rischio della fame, la paura di ripercussioni coniugata alla preoccupazione di non trovare alternative lavorative costituiscono i drammatici elementi deterrenti che, nei fatti, “silenziano” i lavoratori nonostante la piena consapevolezza di subire un illegale sfruttamento».

Non bastano rabbia e consapevolezza. «Le lavoratrici e i lavoratori che incontriamo sui luoghi di lavoro o che ci vengono a trovare nelle sedi sindacali, con le lacrime agli occhi, e in molti casi con ingiusti sensi di colpa, ci pregano di capirli e ci scongiurano dal procedere a formalizzare denunce che senza il loro consenso sono peraltro inutili e controproducenti. È questa la brutta e triste fotografia dei lavoratori fantasma nella Messina di questi giorni».

Le associazioni datoriali devono agire

Ma c’è qualcosa che i sindacati possono e devono fare e non stanno facendo? «Non abbiamo nulla da rimproverarci. Anzi, possiamo affermare che, come UIL, è nostra ferma intenzione proseguire senza sosta nell’attività di forte contrasto e di denuncia del fenomeno del lavoro nero, nonché del dumping contrattuale, pratica altrettanto frequente. Certamente, non ci arrendiamo e abbiamo l’ambizione di essere sempre più una permanente e lancinante spina sul fianco di sfruttatori senza scrupoli. Non si tratta di slogan, ma è la consapevolezza di un impegno convinto che dimostra l’assoluta “utilità” e “necessità” del Sindacato come strumento per la difesa dei diritti delle lavoratrici, dei lavoratori e, più in generale, delle persone».

«In questo quadro, auspichiamo, anche nella provincia di Messina, azioni di forte discontinuità da parte di tutte le associazioni datoriali che, sul tema del lavoro nero, devono agire e non possono pensare di fare come gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia: lo sfruttamento e l’azzeramento dei diritti dei lavoratori o la cancellazione della dignità delle persone non possono avere alcuna ospitalità o cittadinanza. È questa la nostra idea, limpida e chiara, che ci supporta nella nostra quotidiana azione sindacale avendo come faro ed ispirazione permanente la nostra bella ed invidiata Costituzione repubblicana».

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3 commenti

  1. …VI CONFESSO CHE NON HO LETTO L’ARTICOLO ! HO VISTO QUA E LA’ I TITOLI … IN ITALIA GIRIAM SEMPRE SUGLI STESSI ARGOMENTI CHE POI CI PORTANO AD UNA SOLA E SOLITA CONSTATAZIONE … ABBIAMO UNO STATO SGANGHERATO CHE VIVACCHIA DI INAUGURAZIONI E DI CELEBRAZIONI… ESSERE SOTTO ORGANICO E’ COME ESSERE ANEMICI, ANEMICI PER MANCANZA DI RISORSE CHE SONO SI’ UMANE MA CHE SONO FONDAMENTALMENTE ECONOMICHE… IL DISASTRO GIUDIZIARIO E’ SCLEROTIZZATO, COME QUELLO DELLA SANITA’, DELLA SCUOLA, DELLE PENSIONI, DELLA CASA, DEL LAVORO E VIA VIA TUTTO QUELLO CHE INCOSCIAMENTE VI PORTA A VOTARE A SINISTRA PER L’ATTUAZIONE DI DIRITTI INVENTATI E PRETESTUOSI…

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  2. Se hai un locale con 50 tavoli non puoi avere meno di un tot di personale, se dichiari di meno ti faccio un controllo. Se sei uno studio legale con 50 nuove cause al mese non puoi non avere un tot numero di collaboratori, e così via. . Le famose banche dati e sistemi interconnessi facilitano moltissimo le possibili attività dei controllori che non devono necessariamente controllare tutti, ma solo i casi sospetti o evidenti. Come si fa con gli studi di settore per le tasse. Chi controlla può fare mooolto di più. Non devi neanche alzare il sedere dalla sedia per capire chi è il potenziale datore di lavoro non in regola.

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  3. Ma di approfittatori e di furbi ce ne sono in abbondanza e si “ntennunu puru scattri”.

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