Al vaglio le immagini che ritraggono l'ennesima corsa clandestina nel rione Giostra di Messina. La storia di una tradizione di mafia e il business delle scommesse in mano ai clan
Non se ne sta con le mani in mano la Questura di Messina dopo l’ennesimo video che ritrae il rito notturno delle corse clandestine di cavalli a Giostra. Una tradizione dura a morire, malgrado l’emergenza coronavirus. Il video diffuso nei giorni scorsi che ritrae alcuni fantini impegnati nella folle corsa sul viale, seguiti dall’immancabile corteo di motorini ammassati, è nel mirino degli investigatori guidati dal Questore Vito Calvino.
LE INDAGINI A GIOSTRA – Il primo passo sarà identificare, per quanto possibile, i soggetti che compaiono nel filmato. Le immagini ritraggono anche la caduta di uno degli animali contro un guard rail e il fantino lievemente ferito.
Anche su questo episodio è già accesso il riflettore: saranno esaminati eventuali accessi ai pronto soccorsi cittadini nella notte della corsa e nei giorni immediatamente successivi. Controlli a tappeto, poi, sul rione Giostra, e nelle stalle sospette degli altri quartieri tradizionalmente coinvolti nelle corse clandestine.
IL PALIO CLANDESTINO, UNA TRADIZIONE DI TUTTA LA CITTA’ E NON SOLO – Non c’è soltanto il quartiere della zona centro nord, infatti, nel classico rito che non è certo soltanto messinese, ma è comune per esempio a Catania, ad altre città dell’isola ed è diffuso in diverse regioni del sud Italia.
CAVALLI E MAFIA, LA STORIA DELLE INCHIESTE – Nell’ormai lontano 2003, ad esempio, a costare l’arresto al potente boss di Santa Lucia sopra Contesse Giacomo Spartà fu proprio la sua passione per le corse. “Giacomino” aveva una vera e propria passione per i puledri, ne possedeva 12 e passava molto tempo nella sua stalla. Ecco perché la Squadra Mobile pensò di piazzare proprio nella stalla una serie di cimici, scoprendo i tanti affari sporchi del clan di Spartà, dal traffico di droga alle estorsioni. Scattò così l’operazione Albachiara e in carcere finì il boss, oggi al carcere duro, e i suoi più fidati uomini.
Sono passati 17 anni e la conferma che il business delle scommesse clandestine intorno alle corse dei cavalli arriva periodicamente, negli anni, ogni qual volta scattano gli arresti di Polizia e Carabinieri tra gli uomini dei clan che ne tirano le fila, coinvolgendo nella folle corsa dei motorini decine di minorenni. Clacson di due ruote e auto lanciate a velocità dietro i cavalli che tirano terrorizzati, che vengono dopati, tenuti in condizioni disumane e poi uccisi e smaltiti come spazzatura, quando non servono più. Con la complicità di veterinari compiacenti.
Lo scoprirono ad esempio gli uomini dell’Arma che nel 2017 sequestrarono diverse stalle arrestarono sei persone e ne denunciarono molti di più, veterinari compresi, con l’accusa di essere coinvolti nel giro dei “pali” illegali, corsi a Giostra ma anche a Santa Margherita, al Cep, a Gazzi. L’operazione era stata battezzata Zikka dal nome di uno degli animali più gettonati dai bookmaker clandestini.
QUELL’INFERNO PER I CAVALLI – I video e la documentazione messa insieme dai Carabinieri documentarono l’inferno dei cavalli, imbottiti di anabolizzanti e maltrattati fino allo strazio mortale, consentendo al Comune di Messina e alle associazioni animaliste di essere risarciti dai condannati, alla fine del processo.
Un altro boss appassionato di cavalli era Luigi Tibia, arrestato nell’operazione Totem. L’esponente del clan di Giostra amava tanto il suo “campione”, al quale faceva sfoggiare mascherine firmate.
Più recentemente, con l’operazione Beta del 2017 gli investigatori hanno svelato che anche i “Carminati dello Stretto”, ovvero i Romeo-Santapaola, i nipoti del boss catanese Nitto Santapaola trapiantati a Messina, amano correre e scommettere, si occupano di cavalli, stalle e corse, organizzando pali anche fuori città. In una intercettazione del 2013 i Romeo discutono per esempio di individuare una pista a Siracusa.
LA LOTTA DEGLI ANIMALISTI – Da anni gli animalisti chiedono misure più forti per sradicare questa tradizione che è un intreccio tra i riti identitari della mafia e interessi economici della criminalità. Da una tracciabilità più immediata dei cavalli, con l’introduzione di un obbligo più stringente di microchip, alla previsione del divieto di possedere cavalli da corsa, stalle e maneggi per chi ha precedenti criminali, passando per la contestazione dell’aggravante di coinvolgere i minorenni nelle gare. Infine, misure più pesanti per chi corre su calessi trainati da animali, non la semplice sanzione amministrativa.
Il segreto di pulcinella. Mi viene da ridere…
Caro Donato, aggiungerei “La scoperta dell’acqua calda”.
Pur vivendo molto lontano dal centro cittadino, fin da bambino sapevo di corse clandestine in centro città e pure i giorni e le ore in cui si svolgevano. E ora se ne escono con sti scoop
Buon avvio dell’inchiesta che chiedevo, grazie non solo per me stesso ma per tutti quelli che si vergognano di una citta’ che ha l’onore della cronaca (v: Repubblica del 29 u.s.) di questo tenore.
Bisognerebbe non solo puntualizzare le responsabilita’ delle istituzioni ma avviare e sostenere una lunga campagna che porti ad un sussulto di dignita’ da parte di noi cittadini i piu’ numerosi possibile.
Prima erano i Partiti che potevano fare tale campagna.
Oggi e’ un compito insostituibile della stampa civile
FORZA E CORAGGIO TEMPOSTRETTO A VOI L’ONERE!!!!!
Tutti sapevano ma nessuno interviene. Il Viale Giostra è sempre stata terra di nessuno. Giorno e notte macchine con stereo a tutto volume la fanno da padrone per non parlare della velocità e motorini con conducenti senza casco. Ridateci la città incominciando a mettere dei dossi e dei presidi permanenti delle forze dell’ordine.
“…saranno esaminati eventuali accessi ai pronto soccorsi cittadini…”, come nei film, come se i nomi, cognomi ed indirizzi dei soggetti non fossero già ben noti, solita storia insomma….
Parlo di 60 anni fa, allora le corse si svolgevano nella litoranea con partenza dall’incrocio con il viale Annunziata ed arrivo a Grotte.
Domenica mattina ore 5,00 del mattino: un’auto civetta (ma qualche volta anche un auto ufficiale delle forze dell’ordine) si posizionava nell’area del rifornimento a Paradiso, abitavo proprio là, circa mezz’ora o poco più di attesa con innumerevoli conversazioni alla radio di servizio.
Poi lentamente l’auto scivolava via e nemmeno 10 minuti dopo sentivo il fragore della corsa che passava sotto casa.
Tutti sapevano tutto e fin da allora!