Proventi divisi anche in base allo "spessore" delle varie famiglie. Minorenni "usati" per tutte le attività del clan, inclusa la compravendita di droga
REGGIO CALABRIA – Emergono nuovi particolari sulle inchieste New Generation e Riscatto II. Non un’operazione unica, dunque, ma un blitz che «compendia i risultati investigativi emersi nel corso di due attività d’indagine complementari» condotte dagli uomini del Gruppo Carabinieri di Locri: complessivamente, 29 le misure cautelari messe a segno in tutt’Italia.
Spazzata via la “nuova generazione” dei Cordì
Disarticolate così quelle che gli investigatori ravvisano quali le giovani leve della potente ‘ndrina locrese Cordì – egemone sul territorio di Locri -, con ampi riscontri circa le richieste estorsive avanzate da esponenti del clan nei confronti di imprenditori della jonica reggina.
I «gravi indizi di reità» raccolti, sulla base delle ipotesi accusatorie formulate dalla Direzione distrettuale antimafia reggina accolte dal giudice per le indagini preliminari, delineano l’esistenza del vincolo associativo tra gli elementi della “nuova generazione” dei Cordì, «desumibile dall’analisi delle attività delittuose da questi poste in essere (danneggiamenti, minacce ed estorsioni) al fine di assicurare il controllo del territorio e di scalare le gerarchie interne del sodalizio», di un’associazione dedita al traffico di cocaina e marijuana, «che costituiva la principale e più remunerativa attività illecita svolta dalla cosca», e la costante attività estorsiva svolta da alcuni affiliati nei confronti di noti imprenditori dell’area locridea.
La chiave? La ribellione di alcuni degli imprenditori taglieggiati
E sono stati proprio alcuni imprenditori vessati dal racket che, ribellatisi, hanno denunciato “scoperchiando” quanto stava avvenendo sotto il profilo criminale a Locri e dintorni.
Fondamentale il loro apporto, con «coraggiose denunce» di reiterate richieste del pizzo. E queste richieste estorsive, osservano gli investigatori, «costringevano le vittime a vivere in un perdurante stato di oppressione, timore e ansia che si ripercuoteva inevitabilmente su tutto il nucleo familiare».
Taglieggiamenti pervasivi che, di fatto, consentivano ai Cordì “2.0” di controllare pedissequamente vari settori economici e sociali.
I frutti illeciti delle estorsioni, poi, venivano divisi «in base a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria».
Messo a segno un elevatissimo numero di reati
L’operazione dimostrerebbe peraltro «l’attuale struttura e operosità del sodalizio criminale» il cui assetto gerarchico è cambiato per necessità, visti i pesantissimi arresti che l’hanno decapitato nel corso del tempo, «lasciando maggiore spazio proprio alle nuove generazioni».
Nuove leve che però, per ‘distinguersi’, negli ultimi tempi hanno messo a segno un «elevatissimo» numero di reati, contraddistinti peraltro da un’«escalation in termini di progressiva gravità», comunque con una chiara «riconducibilità» delle attività illecite alla “casamadre” locrese.
Modalità delle azioni criminose e “curriculum” criminale tra i “segni distintivi” dell’agire dei nuovi picciotti di Locri.
Struttura dell’organizzazione, profili criminali di promotori, organizzatori e partecipi, illeciti legami solidissimi a tutt’oggi evidenziano poi l’attualità e la pericolosità del clan anche sotto il profilo del narcotraffico, oltre che del controllo del territorio.
Il clan ha fatto spesso ricorso a “picciotti” minorenni
Un sodalizio delinquenziale, «composto da più di dieci persone», che – evidenziano gli investigatori – ha a disposizione un’enorme quantità di armi e «non si è fatta scrupoli ad avvalersi della collaborazione di soggetti minorenni, verosimilmente affascinati dalle carismatiche figure che rappresentano la cosca».
Le armi erano illegittimamente detenute e usate, ma anche oggetto di compravendite; peraltro, si tratta di armi «mai rinvenute» fin qui, che quindi gli indagati potrebbero «utilizzare per la commissione di più gravi reati».
Il traffico di droga era «l’attività delittuosa preminente» della ‘ndrina, anche per riaffermarne l’egemonia sul territorio. E pure cocaina e marijuana venivano vendute a minorenni, e spesso smerciate col supporto di minori.
Mentre altra «espressione tipica di mafiosità» della consorteria sgominata oggi riguarda i “tipici” interventi per “fare da pacieri”, a favore di presunte vittime di questa o quell’ingiustizia: una Giustizia parallela che tante, tante volte è stato subdolo meccanismo per le cosche di legittimazione paraistituzionale sul territorio.