«Leinì non è Reggio Calabria»: i fedeli insorgono

«Leinì non è Reggio Calabria»: i fedeli insorgono

Mario Meliado

«Leinì non è Reggio Calabria»: i fedeli insorgono

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giovedì 02 Settembre 2021 - 19:10

Fa sobbalzare un post sui social network di un prete del Torinese, don Pierantonio Garbiglia, polemico verso i protagonisti di un matrimonio kitsch

Certo non è facile, per un sacerdote, considerare “rituale” un matrimonio in cui lo sposo ti arriva a bordo di un carro allegorico, mentre la sposa giunge in Rolls Roycema resta umile… –, “scortata” da due motrici di camion. All’uscita degli sposi, qualche chicco di grano e di riso lanciati ai festeggiati: giusto mezzo quintale, 50 chilogrammi di cereali.

Nozze superkitsch

Molto più “normale”, a questo punto, la reazione del parroco di Leinì – la località del Torinese dove sono state celebrate queste nozze superkitsch, e non certo per volontà del religioso –, don Pierantonio Garbiglia, che non le ha mandate a dire. E ha scritto sui social network, inviperito per l’ostentazione, ma anche per le condizioni pietose in cui è stato ridotto il sagrato della chiesa, che «i matrimoni in chiesa ormai di cristiano hanno ben poco» (tristemente vero). Ha fatto presente che, sia nel rito nuziale appena celebrato sia in molti altri casi, spesso alla fine si vedono i templi e le loro pertinenze «confronto i quali le stalle dei contadini arrossiscono» (tristemente vero anche questo).

Courmayeur o …Reggio Calabria?

Poi, però, lo “svacco” dal sapore vagamente razzista: «A volte, mi chiedo se Leinì sia vicino a Reggio Calabria o vicino a Courmayeur».
E la conseguente bufera social, a nostro modesto avviso del tutto inevitabile.
Tanti sono stati i fedeli, ma anche i cybernauti non appartenenti alla comunità parrocchiale di Leinì e Mappano, a chieder conto di un testo da loro considerato indirettamente denigratorio verso Reggio e i reggini.

Dietrofront

Dopo le accuse d’aver scritto righe «discriminatorie», il tentativo di difesa: «Mi scuso per il post precedente. Non voleva essere discriminatorio e se è stato letto come tale chiedo scusa doppiamente». Ad accompagnare la “marcia indietro” del sacerdote, comunque, ci sono un fermo invito a non trattare i volontari che operano in chiesa come «schiavi» e, in caso contrario, a sposarsi solo dopo aver prenotato i servizi di un’adeguata impresa di pulizia.

Social “blindati”

E soprattutto, il religioso ha “blindato” il suo profilo Facebook, dal quale aveva ormai fatto capolino uno scritto che ha fatto il giro dei media di mezza Italia.

Certo rimane un retrogusto amaro. Anche per chi, in media, in chiesa per le nozze difficilmente può arrivarci in Rolls Royce.

Un commento

  1. Ma dai, abbiate la decenza di stare zitti……..!!!

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