La Garufi si appella agli imprenditori edili ed ai giovani per restaurare l'esterno della sede

La Garufi si appella agli imprenditori edili ed ai giovani per restaurare l’esterno della sede

La Garufi si appella agli imprenditori edili ed ai giovani per restaurare l’esterno della sede

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venerdì 19 Luglio 2013 - 09:54

La speranza lanciata dalla presidente della Lelat: "E se i muri li ristrutturassimo noi? Se qualche imprenditore ce li intonacasse ed i nostri artisti di strada ce li riempissero di bei murales colorati? Sarebbe stupendo. Figli di detenuti e di baraccati immersi in un bagno di colore e di bellezza. Forse arriverebbero persino a non distruggerli, a considerarli per la prima volta un bene comune da proteggere"

Quando grazie ad un Por Sicilia è stata ristrutturata la Le.L.A.T., il Comune ha deciso di abbellire e ristrutturare solo il “muro di facciata” della recinzione che la delimita, ma non le due facciate che si rivolgono verso le baracche e verso il carcere.

“Non valeva la pena farle – afferma la presidente della Lelat, Anna Maria Garufi -, detenuti e baraccati non hanno diritto alla bellezza e alla pulizia. Eppure, dal lato del carcere, nei giorni della visita dei parenti, quella strada è stracolma di mogli e bambini, madri, padri che dalle 4 del mattino fanno la fila per prendere il numero per poter entrare a vedere i cari reclusi. Unico confort una fontanella ed una sola panchina con una tettoia troppo piccola per ripararli dalla pioggia o dal sole battente. Chi ha la fortuna di avere una macchina si ripara, gli altri …”

“Come sempre – prosegue la Garufi -, cerca di sopperire il volontariato, infatti i volontari del Crivop portano un camper (che era della Le.L.A.T.) per offrire un sorriso, una parola o una tazza di latte caldo ai più piccoli ed ai più vecchi e a qualche madre che allatta il neonato che non ha mai conosciuto il padre. Intorno a loro squallore. Cassonetti stracolmi, vecchi e bruciati, ed in più quel muro diruto di una comunità che ospita altri detenuti che a causa della loro tossicodipendenza sono più fortunati perché affidati alle nostre cure. Dall’altro lato della Le.L.A.T., dove brulica il quartiere di Mangialupi con i suoi “niňos de rua” (bambini che vivono in strada), il muro è ancora più fatiscente e brutto”.

La Garufi riporta una delle discussioni coi responsabili del Comune: “Tanto, questi qui sono vandali che devastano tutto” – mi dicono -. “Certo, chi li ha abituati alla bellezza, al bene comune? Non lo conoscono e non lo rispettano. Conoscono solo la rabbia che troppo spesso scaricano, purtroppo, contro la nostra comunità” – ho risposto io. “Per piacere almeno intonacate quei muri orrendi”. “Non è previsto nel progetto”, è la secca risposta. “Lei dottoressa campa di sogni, ma la vede la riconoscenza che riceve!”. Ed io penso: “Non è vero, a loro modo mi rispettano. La nostra casa, unico presidio di legalità in questo terribile quartiere, è sempre aperta per loro e lo sarà sempre”.

La speranza, adesso, nasce dalla nuova giunta Accorinti che vuole dare maggiore attenzione ai beni comuni. “Ho pensato – prosegue la presidente della Lelat – che adesso tutto può essere possibile, e mi sono chiesta: E se i muri li ristrutturassimo noi? Se qualche imprenditore ce li intonacasse ed i nostri artisti di strada ce li riempissero di bei murales colorati? Sarebbe stupendo. Figli di detenuti e di baraccati immersi in un bagno di colore e di bellezza. Forse arriverebbero persino a non distruggerli, a considerarli per la prima volta un bene comune da proteggere. E’ vero, io sogno, ma credo nei miracoli. All’ingresso della mia Le.L.A.T. c’è scritto: Mai nessuna carovana ha raggiunto l’utopia, ma è l’utopia che muove tutte le carovane. Giovani di Messina, volete percorrere questo piccolo percorso verso un’utopia con noi?”

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