In atto c'è un progressivo smantellamento dell'emergenza-urgenza. Ecco perchè
C’è un’emorragia silenziosa e inesorabile: è quella dei medici del 118. Ed ha origini negli anni scorsi. L’allarme è dello Snami che ricorda come sia risultato vano finora ogni appello alla classe politica e dirigenziale, di fronte allo smantellamento dell’Emergenza Sanitaria Territoriale.
Il sistema si basa sui medici
Il sistema si regge purtroppo sul parco auto (vetusto e fatiscente) e sul personale paramedico, ma è solo grazie alla presenza dei medici del 118 a bordo su tutte le ambulanze e nei PTE (Punti Territoriale di Emergenza) dislocati sul Territorio che è un servizio di assistenza sanitaria avanzata, in grado di garantire la presa in carico del paziente all’interno delle reti per le patologie tempo dipendenti (traumi maggiori, ictus, infarti, shock, ecc).
Appelli inascoltati
“Nonostante le centinaia di sollecitazioni e le richieste di incontri fatte negli anni a tutti i livelli- scrive Antonio Grillo segretario Snami Messina- e le ripetute promesse mai mantenute di fatto sempre più medici continuano ad abbandonare il servizio di Emergenza-Urgenza 118, per continuare la propria attività in servizi meno gravosi e maggiormente tutelati. Quasi nessun medico sceglie invece il 118 come nuova carriera lavorativa, venendo a mancare il corretto ricambio generazionale, infatti ogni 10 medici che lasciano il servizio solo 2 circa si arruolano nel sistema”
Ecco perchè vanno via
Inesorabilmente si sta assistendo alla demedicalizzazione delle ambulanze. Le cause sono il sovraccarico di lavoro di non stretta competenza, contratto di lavoro fermo al 2007; sempre maggiori responsabilità ed incombenze in carico; assenza di rappresentanza ed interlocutorio all’interno del sistema; assenza di coordinamento del servizio periferico; assenza di formazione adeguata del personale; rischi infettivi e di salute sempre maggiori; scarse tutele in caso di malattia ed infortuni, ecc, ecc.
Promesse non mantenute
“A tutte queste cause devono aggiungersi i malumori legati ai mancati riconoscimenti promessi per gli “eroi della sanità”- prosegue lo Snami– come ad esempio il BONUS COVID della Regione ed il BONUS PEDAGGIO AUTOSTRADALE del CAS. Inoltre l’ impossibilità a godere di quelle poche ore di riposo previste per senso di responsabilità nei confronti dei colleghi e per non demedicalizzare le ambulanze; il costante utilizzo improprio dei medici del 118 per incapacità (o mancata volontà) politica e dirigenziale di garantire alla cittadinanza una sanità efficiente ed efficace, senza che questa debba rivolgersi al 118 non trovando risposta negli altri servizi”.
Reparti smantellati in periferia
Il sindacato segnala inoltre lo smantellamento dei reparti specialistici essenziali negli ospedali periferici (Ortopedia, Urologia, Endoscopia digestiva, Neurologia, Psichiatria, ecc), che comporta la necessità di trasferimenti costanti dei pazienti dalla provincia verso il centro città, con percorrenze di centinaia di km e tempi di interventi di numerose ore, con maggiori rischi per il paziente e tutto l’equipaggio.
Eroi dimenticati
Lo SNAMI conclude il documento evidenziando come questa emorragia dal 118 è frutto di 10 anni di indifferenza da parte della classe politica e amministrativa delle sorti del servizio, trasformando così i medici dell’emergenza-urgenza in “eroi” dimenticati della Sanità.