Il futuro dell'azienda trasporti potrebbe essere riscritto partendo dal piano presentato ieri dal Commissario Spicuzza. Un dettagliato report che ipotizza costi di produzione, ricavi e investimenti per i prossimi 3 anni.
Le esigenze prioritarie sono tre: garantire al cittadino un servizio accettabile; salvaguardare i livelli occupazionali in un momento delicatissimo della città, letteralmente soffocata dalle note emergenze sociali; conciliare queste due priorità con la ottimizzazione dei costi di esercizio. Inizia con questa premessa la relazione tecnico-economica-amministrativa che porta in calce la firma del commissario Atm Enrico Spicuzza e che ieri è stata presentata ad organizzazioni sindacali e al commissario Croce. Un business plan che più che altro getta le basi della nuova Atm che, nelle intenzioni, potrebbe vedere la luce già il primo di aprile. Come spiegato durante l’incontro di ieri “l’idea progetto si sostanzia nella creazione di un’unica Spa che riunisca i tre principali rami d’azienda, cioè il Trasporto Pubblico Locale (gommato + tram), Officina e Ztl con parcheggi in generale. Trasversalmente si prevede anche un’unica struttura amministrativa (in nome dell’attule diseconomica frammentazione) alla quale le tre aree si rivolgeranno per tutte le incombenze non strettamente tecnico-.operativo”.
Ma vediamo nel dettaglio cosa spiega il piano a proposito di come saranno organizzate le varie attività.
Alla parte amministrativa, struttura unica al servizio delle tre aree aziendali, saranno affidati gli incarichi di: elaborazione delle retribuzioni ed attività connesse; Ragioneria, quindi contabilità, bilanci, gestione vendita di titoli di viaggio e altro; gestione del contenzioso, gestione del personale e turistica unificata di tutti i rami d’azienda; protocollo, archivio, gare e appalti.
Il ramo destinato al Tpl, trasporto pubblico locale, secondo il piano comprenderà sia il gommato sia il ferro. L’obiettivo è riuscire a mettere in strada 60 bus e 9 trami, numeri che indicano il livello minimale atto a garantire un servizio accettabile, ferma restando la previsione di successivi incrementi. La mission è: individuare la domanda di trasporto mediante ricognizione annuale in ogni circoscrizione; predisposizione dei Piani di Esercizio annuali, da inserire nei bilanci di previsione e Contratti di Servizio.
Le Officine rappresenteranno fin dal breve-medio termine una importantissima risorsa per la new-co, potendosi avvalere anche di due fabbricati di recente realizzazione. Per evitare costi connessi alla duplicazione di strutture organizzativa analoghe, si legge nella relazione, a questa area faranno capo sia le manutenzioni del gommato che quelle del tram. Le Officine gestiranno: manutenzione bus e tram, senza più il ricorso a ditte esterne e dunque con la formazione e riqualificazione del personale; manutenzione su immobili e su impianti fissi, con interventi sia di natura civile che impiantistica, svolte attraverso una squadra di manutenzione che opererà in house come una piccola impresa; gestione in house delle pulizie (bus, tram e uffici); rendersi competitiva per poter partecipare all’acquisizione di commesse di Enti Pubblici per la manutenzione di altri autoparchi.
Meno dettagliata la parte che riguarda Ztl e parcheggi che invece dovrebbero essere grandi fonti di guadagno. Nel business plan ci si limita solo a spiegare che l’obiettivo è ridisegnare la struttura organizzativa per migliorare costi e ricavi, anche ricorrendo alle nuove tecnologie (il riferimento è sicuramente ai parchimetri).
Capitolo lavoratori. Secondo il piano, nella fase iniziale il personale sarà riallocato nelle diverse aree individuate. I Dirigenti resteranno 4: Direttore Generale, Direttore Amministrativo, Direttore Esercizio Tranvia e Direttore Esercizio Gommato. I dipendenti saranno invece così ripartiti: 34 saranno destinati al ramo amministrazione e servizi, 179 al gommato, 46 alla Tranvia, 57 alla Manutenzione impianti e officine gommato, 26 alla Manutenzione impianti e officine tranvia, 33 ai Servizi ausiliari per la mobilità. Tra il personale contrattista 77 saranno impiegati come ausiliari del traffico e 46 in altri campi della mobilità, altri 85 invece rientrano nella categoria personale con lavoro stabile. In totale i lavoratori all’Atm sono 589, compresi i dirigenti, il costo annuo stimato per tenere in piedi questa organizzazione ammonta ai 20.863.979 milioni di euro.
Naturalmente è stato previsto un piano di investimenti che spalma nel triennio preso in esame gli oneri connessi all’acquisizione in leasing di 25 nuovi autobus. Si tratta di 750.000 euro per il 2014 e 2015, 562.000 per il 2013 poiché sono stati considerati solo i 9 mesi a partire da aprile. A questa spesa se ne aggiungerà un’altra per il recupero di altri 25 bus della flotta esistenze oggi in avaria. Saranno destinati quasi 600mila euro nel 2013, quasi 900mila euro nei due anni successivi, alla riparazione e manutenzione dei mezzi fermi che in aggiunta a quelli che ancora circolano consentiranno di raggiungere l’indicato target di 60.
Fondamentale per il commissario raggiungere questo numero di mezzi da immettere giornalmente in linea anche per puntare a dei ricavi che sono stati previsti nel piano. Intanto solo la consistenza bi bus e tram potrà consentire il raggiungimento di circa 2,6 milioni di Km annui per il gommato e circa 450.000 Km per la trnvia che porterebbero nelle casse il finanziamento regionale di circa 7 milioni l’anno che l’Atm non ha mai avuto e altri 20.950.000 dal Contratto di servizio che si andrebbe a sottoscrivere. Inoltre, continua la relazione, soltanto in dipendenza di tale percorrenza la Spa potrà fare affidamento su ricavi diretti dalla vendita di biglietti e abbonamenti. Ad esempio nelle previsioni si conta di incassare quasi 2 milioni di euro dai biglietti per questi mesi del 2013 per arrivare a oltre 3 milioni nel 2015. I ricavi che derivano da biglietti, abbonamenti, gratta e sosta, parcheggi, ztl, scuolabus, servizio cimitero sono stati quantificati in 5.808.000 euro per il 2013 e 9.115.600 per il 2015. A questi si dovranno aggiungere i contributi comunali, regionali e quasi 2 milioni di euro di finanziamento statale, oltre a entrate che derivano da fitti, risarcimento danni,pubblicità, multe, rimborso sinistri e altre, per un totale del valore produzione stimato in 29.742.300 euro per il 2013, 41.916.920 per il 2015.
Il totale dei costi di produzione parla invece di 25.878.722 euro per il 2013 e 39.567.031 nel 2015.
Alla fine l’impostazione proposta, che vuole essere soprattutto prudente, porta ad un utile di esercizio che ammonta a circa 752.000 euro per gli ultimi 9 mesi del 2013, a 464.500 per il 2014 e a circa 503.500 nel 2015.
Non è dunque il piano industriale che forse i sindacati aspettavano ma per il commissario Spicuzza è la soluzione migliore per il rilancio del trasporto pubblico locale. Mercoledì si tornerà a Palazzo Zanca per discutere proprio numeri, dati e idee proposte in questo piano.(Francesca Stornante)
Vogghiu moriri…pare pensato da un giocatore di monopoli…
si vede che le professionalità che predispongono questi piani sono, ad essere buoni, troppo condizionate dal dovere garantire oltre 20 milioni di euro/anno di stipendi.
il piano è assolutamente approssimativo e c’è una evidente sproporzione tra spese correnti e investimenti che non può essere considerata accettabile.
il servizio deve venire PRIMA. non si può davvero pensare come un punto di arrivo triennale la circolazione di 60 bus…
Sarebbe interessante capire come si intende riqualificare il personale in vista della internalizzazione di servizi e manutenzioni. Negli anni in cui le aziende fornitrici hanno prestato servizio all’interno dell’Azienda Trasporti Messina per la gestione di manutenzioni e servizi, tutti (o quasi tutti) si sono guardati bene dall’affiancare il personale esterno che li avrebbe potuto istruire e formare. Gli esterni erano pagati “soprattutto” per questo.
Ma forse in ATM sono nacquettero i tutti “imparati”.
Complimenti a chi lo ha studiato perchè ha saputo interpretare il pensiero dei politici che li sfamano con il companatico.
Hanno saputo giocare a monopoli con un business plan dove non appare un riferimento che sia uno agli utenti che dovranno essere considerati sempre sudditi di chi ha voglia di giocare con le cose serie.
Ma qualcuno ha provato a fare i conti in tasca ai cittadini messinesi il disservizio nel settore dei trasporti? Tali somme potrebbero (e dovrebbero) essere utilizzate in ben altra maniera, invece vengono letteralmente bruciate.
Meno male che a Messina non manca mai il vento, altrimenti l’inquinamento raggiungerebbe indici che neppure al Nord.
Lassa peddiri…