Dalla renziana Musolino al neo democristiano Caruso partono le grandi alleanze in vista di Europee e Provinciali. Un progetto che sa di trasformismo
MESSINA – Tanta voglia di centro. I “Pooh” erano andati via da poco, il 28 dicembre, ma l’eco dei loro successi ha contagiato Palazzo Zanca con l’arrivo di Totò Cuffaro. L’ex presidente della Regione siciliana e senatore, attuale segretario nazionale della Democrazia cristiana, è stato il protagonista dell’incontro affollato del 4 gennaio. Era presente la senatrice Dafne Musolino, in quota Italia Viva di Renzi, per tessere la grande tela del centro in vista di Europee e Provinciali. “Totò vasa vasa”, come lo chiamavano un tempo, ha abbracciato i nuovi arrivi a Messina: il consigliere comunale Giovanbattista Caruso e quello della III Municipalità Nunzio Signorino. L’ennesimo capolavoro della lista De Domenico sindaco, dopo il passaggio repentino di Concetta Buonocuore.
La chimera del grande centro
Sono passati alcuni giorni ma lo scenario in prospettiva 2024 merita un ritorno. Di fatto, persiste la chimera del grande centro. Per carità, aree popolari e liberali possono ancora occupare uno spazio politico e tentare di crescere nei consensi. Tuttavia, fa un po’ impressione questo “nuovo” che non avanza. Salvatore Cuffaro ha pagato, come si dice in questi casi, il suo debito con la giustizia e nel processo ha avuto una condotta impeccabile, oltre a dichiararsi innocente. Condannato in via definitiva per favoreggiamento aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra (“ma dalla sentenza non sono mai stato ritenuto colluso con la mafia”, tiene a precisare, fonte Ansa) e per rivelazione di segreto istruttorio, nel 2023 ha ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Palermo. Così si è estinta la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e si può candidare, anche se sussiste una sfera dell’opportunità politica.
Giudichiamolo, invece, come leader di partito. Sotto quest’aspetto, il personaggio Cuffaro e il mondo attorno alla nostalgia della Dc non risultano attrezzati per affrontare le sfide politiche degli anni Duemila. La sua storia di governante l’ha già vissuta e bisogna andare avanti. E il suo percorso s’intreccia con quello di Renzi, sempre più spregiudicato politicamente. Da qui le strategie in Sicilia, con Faraone e l’ex Sud chiama Nord Musolino (definita in passato “renziana doc con il consenso di Cuffaro” da Cateno De Luca) a lavorare per le alleanze. “Una nuova grande chiesa” pure a Messina, per dirla con Jovanotti, con l’ex centrosinistra Caruso invaghitosi della Democrazia cristiana al tempo dell’intelligenza artificiale. L’effetto evidente è quello di una mescolanza trasformistica. Un pasticcio politico con Cuffaro emblema di un passato centrista che non passa mai.
Possibile che non ci siano alternative a questi vecchi schemi? Bisognerebbe invece aprire le stanze della politica, sia come classi dirigenti sia come pensieri nuovi. L’eterno mito centrista, ancora di più in Sicilia, non poggia su basi culturali solide. Sono solo giochi di Palazzo. È un eterno ritorno che non sa di futuro e innovazione. Una “nostalgia canaglia” ma non si sa di che cosa. Una chimera centrista e sotto il vestito forse non c’è niente.
Immagine tratte dalla pagina Fb di Democrazia cristiana – Italia.
Non si trovano le parole per commentare!
Non è una questione di alternative ma di opportunità signor Olivieri.
Il bisogno rende schiavi.
Fino a quando il mercato del lavoro obbligherà le persone ad elemosinare il favore politico, non ci sarà libertà di voto che tenga.
Hanno in pugno disonesti e bisognosi ed i secondi in Sicilia sono tantissimi.
Emblematico è il servizio giornalistico di Report sull’ospedale di Capo d’Orlando e il ruolo di Cuffaro.
Solo il lavoro rende liberi.
Solo giochi politici. Puro trasformismo.
Qualcuno……..dovrà trovare un altro collegio dove candidarsi.
Vedrete, prenderanno tanti voti. Purtroppo.
A tutto c’è un limite , ma alla Dc di Cuffaro no, ma proprio no, non ho parole. E poi dicono perché la gente non va a votare.