Al sopralluogo erano presenti l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, il capo del Genio civile di Messina, Leonardo Santoro, i tecnici del Cas, il sindaco di Letojani, diversi amministratori del comprensorio, il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Gian Vito Graziano e il vicesegretario regionale dell’Udc, Matteo Francilia.
I risultati delle indagini tecniche, che si stanno eseguendo con moderne strumentazioni, arriveranno molto presto. Questione di ore, non di giorni. Intanto i lavori, sulla collina dalla quale si è staccata la frana che all’alba del 5 ottobre scorso ha riversato circa 2mila metri cubi di terra e massi sulla corsia lato monte dell’A 18, all’altezza dell’abitato di Letojanni, sono già iniziati. Al sopralluogo questa mattina erano presenti l’assessore regionale Giovanni Pizzo, il capo del Genio civile di Messina, Leonardo Santoro, i tecnici del Consorzio per le autostrade siciliane, il sindaco di Letojani, Alessandro Costa, diversi amministratori del comprensorio, il vicesegretario regionale dell’Udc, Matteo Francilia e il deputato Pippo Currenti.
C'era anche Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “E’ emerso che è una frana superficiale – spiega – come si notava dalle prime immagini. E’ abbastanza estesa e coinvolge l’autostrada. Evidentemente questa coltre di detriti si è saturata per le piogge e si è mobilizzata. Fortuna vuole – prosegue – che il nucleo della montagna, il substrato geologico, come lo chiamiamo noi, tiene, è resistente. Il fenomeno, ad occhio, si esplica solo per un metro e mezzo due. Il problema adesso è che bisogna liberare l’autostrada. Ma prima – sottolinea Gian Vito Graziano – bisogna mettere in sicurezza la parte a monte del corpo di frana. Quindi occorre stabilizzarne il piede e cominciare ad intervenire. L’intervento concettualmente non è difficile, salvo che aspettiamo i sondaggi e i rilievi che si stanno facendo. Non mi sembra, ripeto, qualcosa di particolarmente complesso. Soltanto che bisogna farlo in tempi brevi, perché qui c’è un problema di sicurezza di una infrastruttura viaria come l’autostrada. Mi hanno detto che i rilievi saranno pronti prestissimo – rimarca il presidente del Consiglio nazionale dei geologi – questione di ore. Se questi elementi ce li abbiamo nel giro di pochi giorni si potrà individuare l’intervento da fare. Salvo trovare le risorse e su questo non posso dare risposte. Fatto l’intervento – conclude Gian Vito Graziano – credo lì non ci siano più problemi. Ovviamente messa in sicurezza la parte a monte della frana, quella che non si è ancora mossa. Sarebbe interessante, ma questo si dovrebbe fare a livello ordinario, monitorare e verificare i versanti di quel tratto di autostrada che hanno situazioni geomorfologiche simile. Bisogna verificare prima per evitare di intervenire, purtroppo, dopo”.
L’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, ha tenuto a precisare che ha “voluto il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che fa parte del nucleo tecnico della struttura sul rischio geologico nazionale presso Palazzo Chigi, per capire se il livello della frana era affrontabile con gli interventi che stavamo facendo. Il tutto con un sopralluogo tecnico che ha utilizzato le maggiori tecnologie che abbiamo a disposizione. I rocciatori hanno fatto una fotografia puntuale delle ferite che il terreno ha avuto. Abbiamo valutato il tipo di rischio successivo. Non ci sono timori imminenti di altro disgaggio – sottolinea Pizzo – oltre quello che stiamo facendo noi come condizione di messa in sicurezza della frana. Sono già iniziati i lavori per assicurare il piede della frana. Una volta messa in sicurezza anche la parte alta si procederà ad eliminare la terra sul terreno autostradale e a costruire i drenaggi (che sono necessari per una serie di aspetti reflui di acque che scendono lungo la collina) per difendere la montagna da altri rischi franosi. Ci vorrà circa un mese”.
Carmelo Caspanello