"Per i bambini è importante dedicare tempo al gioco, alla condivisione, al rapporto con la famiglia senza il peso eccessivo dei doveri scolastici"
Al numero di segnalazioni WhatsApp 366.8726275 è arrivata questa lettera aperta di una mamma agli insegnanti che volentieri pubblichiamo.
La lettera aperta di una mamma
Forse chi vive veramente col cuore pieno di gioia il Natale, sono i bambini. Noi abbiamo l’obbligo di alimentare questa gioia e farla crescere nel loro cuore in maniera proporzionale al loro sorriso. Dal 20 dicembre al 6 gennaio, finalmente i nostri figli avranno l’opportunità di poter trascorrere più tempo in famiglia, con i nonni, con gli zii, o con altri bambini con cui avranno l’opportunità di poter giocare e così di crescere.
Il diritto dei bambini a socializzare e sviluppare empatia
Perché i nostri figli è così che crescono davvero, socializzando, confrontandosi e sviluppando in tal modo empatia. Un bambino dai 6 ai 10 anni che frequenta la scuola dalle 8 del mattino fino alle 14.00 dovrebbe essere già abbastanza preparato da un punto di vista scolastico, da poter svolgere a casa solo piccole attività di consolidamento, grazie all’impegno ed alla professionalità delle proprie insegnanti.
Visti i fatti di cronaca attuali, i problemi legati al bullismo, i suicidi di tanti ragazzi che non riescono a far fronte al peso dei troppi doveri, visti i ritmi familiari attuali che vedono genitori impegnati al lavoro fino al tardo pomeriggio, credo sia doveroso chiedere alla scuola cosa sta facendo.
Nella scuola primaria, ci sono delle giornate dedicate ai diritti dei bambini, in cui si spiega ai piccoli alunni quanto siano fortunati perchè viene rispettato il loro diritto allo studio, a questo si unisce la spegazione di tutto ciò a cui hanno diritto i bambini della loro età, ma lo si fa in modo molto didattico. Superate quelle giornate, sembra che anche alcuni insegnanti dimentichino molti degli articoli di legge spiegati ai piccoli. Eccone uno:
Art. 31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”, ratificata dallo Stato italiano Il 27 maggio 1991, con Legge n.176.
…uno dei più dimenticati nella nostra società, dalla scuola, dalle maestre e da noi genitori quando accettiamo tacitamente certi eccessi.
Il peso eccessivo dei compiti a casa
Perché un bambino della scuola primaria, per svolgere correttamente il suo lavoro deve portare a termine una mole di compiti che lo costringono a stare ore sui libri anche il pomeriggio (oltre all’intera mattinata trascorsa a scuola)?
Perché un genitore, anziché chiacchierare, giocare scherzare col proprio figlio, dopo una giornata di lavoro deve aiutare il proprio figlio coi compiti? Non è forse il dovere dell’insegnante?
Perché un bambino, durante la pausa del weekend deve pensare a studiare, ad anticipare i compiti per poter avere la possibilità di fare sport, o un’altra attività ricreativa, durante la settimana? Non è forse un po’ troppo presto per fare sentire queste necessità ad un bambino? Non è forse una forma mentis più consona ad un ragazzo?
Sviluppare nei bambini il piacere della conoscenza
E adesso, che arrivano le vacanze di Natale, cosa ci riserva la scuola? Ha davvero a cuore la crescita dei bambini o pensa solo a un’istruzione dozzinale? Ad un’istruzione che ti fa capire se mettere una crocetta sul vero o sul falso di fronte ad una domanda con risposte multiple? Una scuola che sa solo preparare a rispondere correttamente ai quiz.
Chi ama davvero la scuola non può accettare questi comportamenti. Chi la ama davvero deve gridare ciò che non va.
Compito fondamentale della scuola primaria è fare nascere nel bambino l’amore per lo studio, per libri, fare sentire forte il piacere che nasce dalla conoscenza.
Una mamma
E’ un classico quello dei genitori che non vogliono assolutamente sedersi accanto ai figli a studiare, nè a Natale, nè a Pasqua nè in tempo di Quaresima nè mai. Non esiste lo studio individuale, in cui ciascuno si cimenta usando le strategie, le tecniche e le conoscenze che ha acquisito. La scuola deve fare tutto in quelle poche ore antimeridiane; nel pomeriggio, tutto il pomeriggio, i bambini devono fare calcetto, danza, shoringji kempo e qualsivoglia attività che li distolga dall’odiato impegno intellettuale, per il quale hanno già compiuto uno sforzo enorme la mattina, e dunque il pomeriggio neppure un minuto … Poveri noi! Stiamo forse formando una società di smidollati e nullafacenti? Hai voglia a dire che i compiti sono calibrati in base alle forze dei bambini, che servono a far acquisire autonomia e metodo nello studio. Voglio vedere chi saranno i medici, gli ingegneri, gli avvocati e gli insegnanti del futuro, gente che non sa leggere e scrivere di questo passo. Non si è capito che a studiare si impara studiando e che la mente va allenata attraverso l’esercizio della logica, del ragionamento, della parola, della memoria, della scrittura, attraverso il continuo recupero di ciò che si è appreso e che si fa proprio, si personalizza, si proietta in una dimensione di impegno personale e autonomo. Non si corre la maratona di New York allenandosi nel cortile di casa, non funziona così.
… E questi che non intendono sacrificarsi accanto e per i figli sono i primi che si lamentano dell’ignoranza altrui, quando vanno in un ospedale, in un tribunale o in qualsiasi altro posto dove sono richieste competenze di un certo tipo … Lasciando stare il fatto che un livello culturale minimo, dignitoso e accettabile lo dobbiamo avere tutti, anche chi fa mestieri cosiddetti manuali. Non è concepibile che una persona legga un documento, un giornale, ascolti una notizia e non capisca, non sappia interagire e annaspi nell’acqua alta. Eppure avviene. Questo accade perché la scuola (e gli insegnanti) è il fanalino di coda della società, della cultura, dell’economia e del progresso in generale. I genitori non vogliono impegnare il loro tempo per la crescita culturale dei figli, non insegnano loro il senso del dovere, pensano che l’istruzione e l’educazione dei bambini e dei ragazzi siano un obbligo che solo la scuola deve espletare. Lo si deduce anche dalla frase “Perché un genitore, anziché chiacchierare, giocare scherzare col proprio figlio, dopo una giornata di lavoro deve aiutare il proprio figlio coi compiti? Non è forse il dovere dell’insegnante?”. Tutto viene delegato alla scuola, la famiglia non deve contribuire a nulla, se non al mero mantenimento fisico. I genitori non hanno il dovere di completare il lavoro svolto a scuola dai docenti con lo studio a casa, che significa consolidamento, rinforzo, impiego consapevole e sicuro delle risorse fornite dalla scuola, acquisizione dei contenuti e loro uso autonomo. Il genitore deve solo scherzare e giocare con i propri figli. Ecco che appare in tutto il suo fulgore la figura del genitore che si ritira stanco dal lavoro e si getta sul divano, cellulare alla mano, e non ha tempo e voglia di mettere in campo le proprie residue forze per aiutare doverosamente il proprio figlio.
Non può esserci progresso economico, tecnologico, scientifico ma soprattutto culturale e umano se non si costruiscono fondamenta solide, di roccia, e la loro costruzione è il prodotto di un sacrificio congiunto, di una sinergia di forze. Nel vuoto culturale e valoriale allignano mostri spaventosi. E lo sa bene chi ha figli adolescenti … Chi ha una cultura solida è in grado di comprendere se stesso, la vita, il mondo e le sue vicende ed è in grado di difendersi e di difendere i propri principi. Le mamme e i papà giocherelloni riflettano e facciano il proprio dovere di padri e di madri, anziché puntare il dito accusatore sulla scuola, che proprio non se lo merita. Post scriptum: la scuola insegna anche il coraggio di affermare le proprie idee apertamente e a firmare quanto si è scritto con nome e cognome …
Come non concordare con Teresa?
Ormai la scuola è strutturata, a partire dalle direttive ministeriali, per sfornare ignoranti in ogni ordine e grado.
Fanno così tante attività intracurriculari/extracurriculari/paracurriculari/ latocurriculari/fintecurriculari… Che di curriculare e del famoso “amore per la conoscenza”, non c’è proprio l’ombra!
Per no parlare di quella tragendia delle prove INVALSI: la morte assoluta di ogni forma di didattica finalizzata al miglioramento dell’individuo.
L’unica possibilità che resta a questi poveri bambini, per non diventare ulteriori incompetenti arroganti e ignoranti che vediamo, e subiamo, in tutti i settori, è che siano proprio i genitori a sacrificare il poco tempo libero per dare un’istruzione ai propri figli…. Ad insegnargli che la conoscenza ti protegge dalla majipolazione…. Che ” la mente è come un paracadute : funziona solo se si apre”.
Di lagne come quelle della signora ne sento continuamente da parte di genitori dei compagnetti di mia figlia: trovano ovviamente più comodo e bello stare ad aprire regalucci e strafogarsi di panettone, che non doversi stressare a far studiare bambini, magari recalcitranti….
Ma si lagnano anche a pasqua, d’estate, per i morti, durante le settimane normali….
Come se già la scuola primaria non fosse già la triste parodia di se stessa!
Un genitore dovrebbe volere che suo figlio diventi migliore di lui….
Non appiattirlo nella mediocrità così può godersi le feste!
Poi ci stupiamo di come mai ‘sto Paese fa sempre più schifo….
Credo che il commento si commenti da solo…
Per fortuna comincia a pervenire qualche direttiva scolastica, tesa a spiegare che i ragazzi non sono vasi da riempire, ma menti da educare al ragionamento critico.
Da quel che vedo sarà però molto dura tornare alla sana normalità di un tempo…
Personalmente in oltre tre decenni di onorata carriera di insegnante di Scuola Primaria non ho mai riempito i miei alunni “come vasi”, così come pontifica l’egregio commentatore Roberto XYZ. I compiti per casa li ho sempre assegnati in una misura idonea, congrua agli argomenti svolti, alla tipologia di attività che vengono affrontate in classe, ai mezzi a disposizione dei bambini, snellendoli e personalizzandoli dove è necessario, cioè quasi sempre, poiché i bambini non sono tutti uguali e questo chi opera nella scuola lo sa bene. Le attività che un docente svolge sono sempre pianificate, studiate e organizzate con una cura e un’attenzione anche ai tempi di svolgimento che non può capire né immaginare chi non è addetto ai lavori, e ciò vale anche per i compiti per casa, che sono utili e importanti per i motivi che ho precedentemente esposto. Io per le vacanze di Natale o di Pasqua ho sempre assegnato i compiti come se fossero per il giorno dopo, cioè una quantità assolutamente fattibile, perché capisco perfettamente e riconosco l’importanza del tempo libero, dello svago, del gioco, della socializzazione extrascolastica, dello sport. Ma, come dicevano gli antichi, “est modus in rebus”. Un’ora di studio pomeridiano non ha mai ammazzato nessuno, è molto più dannosa invece tutta quest’ ovatta nella quale certi genitori fanno crescere i loro figli, privandoli così di quel valore altissimo che si chiama senso del dovere, responsabilità, e, perché no, sacrificio, quel minimo e quel giusto che si può chiedere ad un bambino in età scolare. Sacrificio, una parola che terrorizza più i grandi che i piccoli. Come si può pensare di imparare le tabelline o le regole di grammatica o le formule della geometria piana e solida senza un minimo di sacrificio, di applicazione, di studio? Come si può pensare che un bambino possa imparare a riassumere un testo, ad esporne il contenuto, se non c’è un esercizio personale, se non si rievoca quanto appreso a scuola e non lo si applica autonomamente nel compito assegnato? Chi non ha argomentazioni perché non vive nella scuola e di essa ha un’esperienza solo esterna e superficiale getta in faccia all’interlocutore parole come “il commento si commenta da solo” oppure “ragionamento critico”. Il commento si commenta da solo, è vero, ma ragionevolmente e a buon diritto e in modo persuasivo e positivo, perché è il prodotto del lavoro di oltre trent’anni di insegnamento, che non sono stati impiegati a riempire vasi, come crede di poter asserire il sig Roberto XYZ, ma a costruire, modellare, aprire le intelligenze dei miei amatissimi alunni, innescare micce di curiosità, esaltare talenti, valorizzare le loro personalità, sempre tutte diverse. Ho conosciuto in questi trent’anni tantissimi colleghi, nessuno di loro mi è sembrato che fosse un “riempitore di vasi”. Può darsi che la mamma anonima che ha scritto la sua lettera si sia imbattuta in un docente poco disposto al confronto, questo è possibile. La invito ad aprire un dialogo con gli insegnanti dei suoi figli, a non nascondersi nell’anonimato e mi appello a quel ragionamento critico citato in modo così vanamente lapidario dal nostro commentatore Roberto. Se si vive un disagio è bene parlare chiaro e confrontarsi limpidamente, sparare senza mira su chi lavora nella scuola non serve certamente ad esplicitare in modo utile le proprie ragioni. Al sig Roberto XYZ vorrei dire che, quando si vuole rispondere in modo convincente, si dovrebbero addurre argomentazioni pertinenti e convincenti per controbattere alle affermazioni che si intendono confutare, e non tagliare corto mettendo nella canna del fucile il cosiddetto “ragionamento critico”, che nel suo caso rimane concetto vuoto e sonante come un cembalo che tintinna. Ce lo insegnano Aristotele, Platone etc etc, forse li avrà studiati anche lei a scuola, ai tempi in cui i maestri riempivano i vasi di melanzane sott’olio … chissà …