LETTERA ALLA DIRETTRICE
Roma, 17 dicembre 2018
Buongiorno Rosaria,
scrivo questa lettera di auguri alla nostra città e scelgo il tuo giornale e te, che mi hai emozionato nel tuo ultimo editoriale.
Non vivo più a Messina dal 1996 ma conservo con grande fierezza il nostro accento, a volte un po’ inquinato da quello romano, che ritorna puro non appena incontro un concittadino. Quell’accento che riconosco persino in una sola parola pronunciata dall’interlocutore e che anche i miei figli prendono durante le vacanze estive tanto che non è raro a casa mia sentire pronunciare queste parole: “ a ma’ che stai a di’” e subito dopo “che grande camurria” oppure “quanto sei babba”.
Non ho per molto tempo provato alcuna forma di nostalgia per la nostra città, che osservavo da molto lontano e con molto disinteresse, finché un giorno non ho sentito forte l’esigenza di fare colazione con una granita, cena con la focaccia e pranzo con il pescespada.
E se negli ultimi anni sapevo che era stato eletto un sindaco che per le sue idee, la sua religione e il suo abbigliamento non passava certo inosservato -non so che scelte politiche e amministrative siano state fatte in quegli anni e quindi la mia non vuole né può essere una valutazione politica, ma so che quel sindaco suscitava il mio interesse e questo significava che il legame con la città non era del tutto spezzato- da qualche mese sempre di più, cerco di rimanere aggiornata su tutto quello che succede in città e per questo sono diventata una vostra lettrice.
Il sindaco è cambiato e anche lui non è di quelli che rimangono dietro le quinte, tra un concerto di zampogne e di tamburelli, la volontà di procedere allo sbaraccamento e le parodie, che vedo insieme ai miei figli perché ci fanno ridere con le lacrime.
Ultimamente pensavo che i sindaci che hanno governato la città negli ultimi anni, per l’immagine che danno di se stessi, sono la rappresentazione dei grandi contrasti della città: il mare e le colline; i quartieri eleganti e le baracche; i messinesi che sono rimasti e quelli che sono partiti; le “braciole” di carne e il pescespada; la granita al caffè con panna e quella al limone; la focaccia e gli arancini.
Ma questa è una lettera di auguri e non di analisi politica e quindi mi auguro e vi auguro che Messina diventi più facilmente raggiungibile, in modo tale che ci si possa venire anche solo per un fine settimana, per andare a mangiare il pesce in uno dei ristoranti con vista sul lago di Ganzirri, e che non sarà più necessario venirci in macchina, altrimenti come fai ad andare a trovare quella cara amica che hai ritrovato dopo tanto tempo?
Messina, cara mia città, ho ritrovato dopo tanto tempo anche te.
Buon Natale a te Rosaria e a tutti i tuoi lettori vicini e lontani.
Barbara Costa