Il lettore ricostruisce le vicende dal periodo di Genovese fino all'attuale assetto e invoca un cambiamento radicale: "Sono nauseato ma non mi arrendo"
MESSINA – Da un iscritto al Partito democratico di Messina, che preferisce rimanere anonimo, riceviamo e pubblichiamo.
Lettera di un militante del Pd di Messina per invitare, in modo inconsueto, a iscriversi al partito
Sono iscritto da anni al Partito democratico, ho vissuto e sperimentato altre realtà, ma, ormai da molti anni, vivo e milito a Messina, e la sua deriva populista ne fa un caso estremo nel nostro Paese.
Deriva che il Partito democratico messinese ha permesso, di volta in volta, cedendo alle leghe, ai partiti di destra, ai movimenti populisti più beceri, e più o meno a chiunque si alzi la mattina e decida di fare politica, spazi enormi che avrebbe potuto invece coltivare e mettere a frutto in modo assai diverso.
Mi riferisco al solo Pd messinese e chiaramente esprimo un punto di vista, il mio, “soggettivo e personale” in cui alcuni potranno riconoscersi, altri no: mi sembra più che necessaria la presa di coscienza pubblica del ruolo e della gestione del partito a Messina, invito perciò a mettersi in gioco per non lasciare che le scelte vengano fatte sempre a nostra insaputa.
Voglio schematizzare e provare a capire cosa ci ha portato negli ultimi dieci anni ad avere una irrilevanza politica cittadina che probabilmente non ha eguali nel recente passato e, per questo, ad essere amministrati da un sindaco di un partito dal nome che richiama una prece come Sud chiama Nord.
Torniamo al 2013: Messina, con Genovese alla guida del Pd, era la città tra quelle con più tesserati d’Italia. Il partito esprimeva sindaco, rappresentanze nelle amministrazioni e posizioni importanti di governo locale. Poi iniziarono i processi a carico di Genovese e si arrivò – dopo un commissariamento – alle elezioni comunali: tre erano i candidati principali: Calabrò per il cento-sinistra, Garofalo per il centro-destra, e altri “presunti” outsider tra cui Accorinti. Al primo turno Calabrò non vinse per una manciata di voti (poche decine) e fu necessario il ballottaggio con Accorinti, secondo arrivato contro ogni previsione.
Bene. Quel giorno, a mio avviso, è iniziata la deriva populista di cui scrivevo, che ha preso piena forma espressiva con la sindacatura Cateno De Luca, ben prima delle sue dirette Facebook. E da quella deriva non ci siamo più ripresi.
Calabrò, visto e “venduto”, anche dal Pd, come candidato di Genovese (i fatti a posteriori hanno dimostrato che non era vero), perse al ballottaggio lasciando spazio a quella che probabilmente è stata la peggiore amministrazione tra le tre possibili in quella fase storica, anche se oggi forse vediamo i frutti di semi piantati anche in quel periodo.
“L’immagine di Accorinti festeggiato da candidati del Pd”
Però l’immagine che a un militante appassionato ma ingenuo, come ero io allora, rimarrà per sempre impressa è quella di Accorinti festeggiato da candidati e militanti del Partito democratico che avrebbero dovuto sostenere invece, con forza, Calabrò. Quei festeggiamenti espliciti ma mai adeguatamente rilevati hanno creato in me forti perplessità sulla reale compattezza del partito. I consiglieri eletti con il nostro partito ebbero in consiglio atteggiamenti ondivaghi e spesso poco chiari. Furono gli anni, in bilico sul dissesto/non dissesto, della totale mancanza di coraggio, delle settimane senza acqua, delle speranze di cambiamento tradite, del “non ci sono soldi” e di futili polemiche.
E si arriva al 2018… tre candidati principali: Saitta per il centro-sinistra, Bramanti per il centro-destra e Accorinti sindaco uscente. oltre ad altri outsider tra cui… Cateno De Luca.
Bramanti, sostenuto da Genovese che aveva intanto lasciato il Pd per approdare a Forza Italia, arrivò primo, ma non riuscì a superare la soglia per farcela al primo turno. Di Accorinti e altri si persero le tracce, segnando in modo inequivocabile il distacco della città dall’esperienza del sindaco scalzo. Saitta, distaccato per la consueta manciata di voti, arrivò terzo (scommetterei un braccio su quali candidati possano avere detto a potenziali elettori la seguente frase: “Come sindaco io faccio votare Accorinti ai miei e tu fai votare me in Consiglio ai tuoi”). Andò al ballottaggio quello che fino ad allora era un semplice urlatore da tribuna, un personaggio considerato provinciale e folkloristico: De Luca.
Il “Catemoto” e l’odio per il Pd
Tra un insulto e l’altro, aiutato anche e soprattutto dal Pd affinché la compagine del nostro partito e delle liste collegate in Consiglio comunale fosse più numerosa, diventò sindaco di Messina De Luca il Catemoto (come soprannominato in un libro dal giornalista messinese Emilio Pintaldi), dopo esserlo stato a Fiumedinisi e Santa Teresa di Riva.
Iniziò così per Messina l’epoca della lotta agli zozzoni, delle dirette facebook, delle umiliazioni pubbliche dei dipendenti comunali e di cittadini inermi, e molto altro: è il periodo di “un nemico al giorno”, ma anche di “un amico al giorno”.
La nostra città sprofonda mese dopo mese e molti cittadini invece di indignarsi applaudono, esultano, sbavano e alimentano un’onda populista e vendicativa basata sull’odio sociale. In tutto questo De Luca amministra, sembra mettere i conti a posto, aumenta le tasse (ma ammettiamolo, inizia a fare vedere dei servizi completamente assenti nella nostra città fino a quel momento), gestisce il periodo della pandemia e ne approfitta per avere interlocuzioni importanti sugli sbaraccamenti. Molto fumo, ma anche un po’ di arrosto, molti annunci, risultati da verificare, ma percepiti come fossero traguardi epocali (per dirla alla Accorinti).
Conquista la città… E il mio cuore da militante si spezza. Girare per le strade sporche (ma più pulite di prima), usare i mezzi pubblici (pochi ma molti più di prima), sentire continuamente la frase: “Almeno lui le cose le sta facendo”. Resistere diventa sempre più difficile per chi è fermamente convinto che noi avremmo dovuto e potuto fare meglio e di più. Irriso tra gli irrisi, nonostante tutto fedele al partito, continuo a partecipare alle riunioni, provo a convincere gli altri a cambiare l’approccio, le logiche, gli schemi, mi danno anche ragione, ma siamo in pochi, e davvero non ci riusciamo mai. L’odio per il Pd tra i cittadini supera tutto, noi siamo comunque peggio di chiunque altro per loro.
La cosa grave è che penso che in parte sia un atteggiamento giustificato… Ne ho una prova alle elezioni del 2022. Il Pd ha una componente interna molto forte guidata dall’ex rettore Navarra. De Luca ha lasciato la carica per provare la corsa alla Regione. Si candidano De Domenico per il centro-sinistra, Croce per il centro-destra, Basile su indicazione di De Luca, oltre i soliti outsider. La scelta di De Domenico è figlia di mediazione in una coalizione che comprende anche Movimento 5 stelle e varie anime parcellizzatesi di accorintiani.
I pochi non ancora delusi dalla politica che si ostinano a votare, in maggioranza non hanno dubbi. Basile vince al primo turno a mani basse. Un trionfo per tutto quello che De Luca ha rappresentato e sta rappresentando. Intanto una consigliera comunale eletta nel Pd (quindi scelta da qualche dirigente illuminato del Partito demcratico che non è, ad oggi, dato conoscere) passa il giorno stesso dell’insediamento al gruppo misto.
Alla IV Municipalità, pare senza neppure consultare il direttivo di circolo (organo ufficiale del partito), viene candidato alla presidenza Matteo Grasso, da me mai sentito prima di leggerne il nome sui giornali. Nonostante le perplessità e la delusione, viene eletto con i voti del Pd e poco dopo passa con De Luca. Anche su questo evento, ad oggi, non è stato comunicato ai militanti chi abbia scelto questa persona e con quale criterio.
“Sono nauseato ma le persone democratiche e capaci possono cambiare il corso delle cose”
E poi di seguito, scarsi risultati alle elezioni regionali (con l’eccezione di Leanza che però ha fatto tutto da solo e con suo merito) e pessimo esito alle politiche nazionali (dove De Luca ha piazzato invece una senatrice e un deputato). Oggi annaspiamo, presidente e segretario dell’Assemblea provinciale si sono dimessi e non siamo stati in grado di trovare dei sostituti, nonostante vi siano candidati “naturali e meritevoli”, bloccati però da inspiegabili veti. In compenso, si è messo in piedi il solito inguardabile carrozzone nel coordinamento provinciale del Partito democratico di Messina, con una importante età media, una risibile presenza femminile, un’accozzaglia di nomi visti e rivisti sconfitta dopo sconfitta.
Perché scelgo di scrivere e condividere tutto questo? Perché sono nauseato, ma continuo a militare e soprattutto con questa lettera provo a chiedere a chiunque abbia a cuore la nostra città di iscriversi al Partito democratico che può non piacere, anche fare schifo, ma è un baluardo in cui sono presenti tantissime persone di valore che non riescono ad emergere perché non hanno i numeri che li sostengono all’interno. Perché, nelle assemblee, per fare valere la propria voce, bisogna essere presenti e numerosi. Non lo si potrà fare fino a quando persone “democratiche e capaci” rimarranno alla porta ritenendo che “tanto non cambia nulla”, che tanto “decidono altri” (sempre gli stessi) per noi. Non è vero. Gli “altri” decidono se noi scegliamo di essere assenti.
Nella foto un’immagine di repertorio del Pd a Messina.
ISCRIVERMI ? Al momento non ci sono le necessarie condizioni politiche e chi c’e’ nella sede non riscuote la mia fiducia. Ho pazienza, del resto. Ma se permettete, i soldi del mio stipendio da dipendente pubblico, decido io a chi darli.
Il Partito Democratico esiste ancora? Era solo una domanda per dare risposta a dei cari amici, ops compagni.
Penso che sia rimasto solo un rifugio per qualche smarrito in cerca di protagonismo.
Mi domando che senso abbia un simile appello al coraggio del cambiamento quando neppure l’autore ha quello di esporsi e di metterci la faccia nel prendere posizione, celandosi dietro l’anonimato. Mah….
Cominciate a togliere tutto il “vecchiume” che comunque fa e disfa cio che vuole…. e poi forse i giovani che sono il nostro futuro potranno avvicinarsi….. Fino ad allora…. Nisba
Caro militante PD
Almeno Cateno ci ha messo la faccia
Tu no