Marco ha 25 anni e vive a Panarea. In una lettera racconta i tanti disagi in cui sono costretti a vivere gli isolani delle più piccole delle Eolie. Dai trasporti al cibo che scarseggia, Marco rivolge il suo appello alle autorità a nome di un'intera comunità che chiede di vivere solo dignitosamente.
«Il mio nome è Marco, ho 25 anni e sono un disagiato. Disagiato sì, non rifugiato. La mia unica colpa è quella di aver deciso di vivere sull’isola di Panarea, isola minore dell’arcipelago eoliano. Infatti, ormai da diverso tempo, riuscire a spostarsi per raggiungere la terra ferma è diventato un terno al lotto. I disagi aumentano di giorno in giorno, causati soprattutto dai mancati collegamenti quotidiani e dal taglio sempre più frequente di linee. Può capitare a volte che effettivamente le condizioni meteo avverse impediscano il regolare svolgimento delle corse, e nessuno intende lamentarsi per questo. Ma sempre più spesso ormai capita che basti una semplice folata di vento per far saltare tutti i collegamenti, soprattutto con le isole minori. La situazione sta diventando insostenibile, la totale manca di certezze ci crea moltissimi disagi, costringendoci a volte a rimanere bloccati per più di una settimana. Mai era capitato a mia memoria di vedere cominciare a scarseggiare i generi di prima necessità sull’isola e invece eccoci qui, senza un collegamento con una nave da oltre 10 giorni. Per non parlare del disservizio postale.
So che è in corso un duro braccio di ferro tra Regione e società marittime, con la prima che taglia e i fondi e le seconde che ne chiedono di più, ma pare che nessuno si renda conto che il servizio che dovrebbero garantire è quello di permette ad esseri umani di potersi muovere e vivere dignitosamente. Siamo bestie forse? Ancora più ridicola poi è vedere il confronto con le isole maggiori, dove nel bene o nel male si cerca comunque di garantire dei collegamenti anche in condizioni di mare avverso. Ma quando si parla di Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi le cose cambiano improvvisamente. Su queste isole possiamo letteralmente “morire”.
I disagi inoltre colpiscono fortemente anche il settore turistico, unica vera fonte di reddito per l’arcipelago. Siamo infatti costretti a rispondere, a chi è interessato a farsi una vacanza alle isole Eolie, che per raggiungerci devono farsi ”il segno della croce” e sperare di trovare un mezzo che li riesca a far arrivare. Ma come possiamo affrontare una stagione turistica in queste condizioni? Quando non sappiamo nemmeno che orari ci saranno la settimana che segue? Figuriamoci poter organizzare una vacanza, facendo quadrare orari di aerei, treni e quant’altro con le sempre più singhiozzanti corse per le nostre isole?
Spero che le cose, per ironia, possano almeno tornare quelle di una volta. A quanto pare 20 anni fa c’erano più certezze di quante non ce ne siano ora. E’ per questo motivo che, con questa mia lettera, lancio un appello a tutte le autorità competenti affinché venga garantita, a noi isolani, la possibilità di avere una vita dignitosa. Simo stanchi di vivere in questa perenne condizione di disagiati».
Leggo solo oggi questa lettera, amaro sfogo di un giovane che forse sognava di vivere in paradiso e i vece si trova in una specie di girone infernale.
Mi chiedo se in questi anni sia cambiato qualcosa in meglio, ma ne dubito. Resta l’amarezza di sapere che il mondo gira al contrario in alcuni paesi, e che il dio denaro manovra gli interessi ma di pochi, a discapito della collettività…. Sarcasticamente consiglierei agli isolani di lanciare un SOS a qualche ONG…