L'ex assessore provinciale Michele Bisignano torna sulla vicenda della riforma dei Liberi Consorzi. "E' un pateracchio, hanno finito con il prevalere logiche di vendette personali e giochi di piccolo cabotaggio. In soffitta alla fine è andata solo la sovranità popolare".
Dobbiamo iniziare ogni analisi partendo dai dati dello Svimez che pongono la Sicilia all’ultimo posto nel centro-sud per una serie di indicatori, come la disoccupazione giovanile, la povertà e attestano riduzioni in numerose altre voci. I dati inoltre fanno riferimento ad un trend in discesa, dal momento che stiamo parlando degli anni 2000-2015. Questi numeri riguardano l’intera classe dirigente della Sicilia e non soltanto quella del passato. Di fronte a questo contesto mi sarei aspettato un diverso atteggiamento della politica anche in relazione ad una riforma che è determinante. Invece, a dispetto della situazione, è emerso un vergognoso meccanismo collegato al voto segreto all’insegna del quale si sono consumate in Assemblea in occasione dell’esame della riforma delle province vendette personali e giochi di piccolo cabotaggio. Da questo miscuglio che poco o nulla ha a che vedere con la politica e con l’interesse della collettività è venuta fuori una riforma-pateracchio che non ha affatto mandato in soffitta le province. I 6 Liberi Consorzi altro non sono che le vecchie Province con un altro nome. L’unico aspetto positivo riguarda la Città Metropolitana di Messina che almeno non si è vista “smembrata” la continuità territoriale con i Comuni che ne faranno parte. In realtà l’unica cosa che è stata mandata in soffitta è la sovranità territoriale perché per la governance viene scelto un criterio incomprensibile che porterà ad esempio i sindaci a gestire un Ente in modo tale che non potrà non tenere conto dell’interesse della propria comunità. Ogni singolo sindaco infatti punterà ad essere riconfermato e sarà inevitabile il conflitto d’interessi tra quelli appunto della comunità nella quale si è stati eletti e quelli del Libero Consorzio o della Città Metropolitana. La riforma non prevede l’incompatibilità tra le due cariche, ad esempio presidente del Libero Consorzio o sindaco pertanto chi sarà alla guida dell’Ente lo farà contestualmente all’altra carica. Prendiamo ad esempio la Città Metropolitana per la quale è stata esclusa l’automaticità che il sindaco del Comune capoluogo sia il sindaco Metropolitano. Ebbene, qualora non lo sia finirà inevitabilmente, con questo criterio che prevede appunto la contestualità tra le due cariche con il subordinare la valenza strategica della Città Metropolitana a quella del Comune d’appartenenza e nel quale è stato eletto. Se poi un presidente di Libero Consorzio o sindaco metropolitano viene sfiduciato nel comune d’appartenenza o si dimette, decade automaticamente anche dall’altra carica. In questo modo si creano dei condizionamenti che finiranno inevitabilmente con l’influenzare la gestione dei Liberi Consorzi, condizionamenti che nel caso di sindaci eletti in piccoli Comuni sappiamo quanto possano incidere e quindi, a catena, avere ripercussioni nell’intera gestione. Inizialmente si era poi esclusa l’elezione di primo livello adducendo la necessità di evitare sprechi e contenere i costi. Ma la riforma prevede comunque indennità per chi ricopre le cariche quindi le premesse di risparmio sono state vanificate. Come si pensa poi di poter assicurare una governance stabile se ad esempio nel caso di Messina l’assemblea sarà composta almeno da 1.200 persone??
E questi 1.200 consiglieri e sindaci risponderanno dapprima alle logiche dei Comuni d’appartenenza, poi ai partiti d’appartenenza, poi alle correnti ed infine al progetto per il territorio che si vorrà portare avanti. Come si può pensare che una riforma simile ci metta al riparo da condizionamenti e giochi di potere?
Infine ci sono aspetti che riguardano la Città Metropolitana di Messina. Come ci apprestiamo ai prossimi appuntamenti con i finanziamenti europei? Finora Accorinti, in qualità di sindaco di Messina ha preso parte a importanti tavoli decisivi per le risorse europee, come le Smart city, solo per fare un esempio. In base alla riforma dovranno trascorrere altri mesi prima che ci sia il sindaco Metropolitano che, purtroppo, non è detto che sia il sindaco di Messina. Nel frattempo chi andrà ai tavoli determinanti per lo sviluppo di Messina e per attivare le risorse? E se non dovesse essere Accorinti il sindaco Metropolitano, potrà comunque presentarsi come sindaco di Messina visto che invece la figura chiave in questo contesto è il sindaco della Città Metropolitana? E quanto tempo ancora perderemo in attesa dei prossimi passi per la concretizzazione della riforma? Temo che il prossimo anno i dati dello Svimez saranno peggiori rispetto a quelli attuali.
Forse, a questo punto, l’unica soluzione potrebbe essere il commissariamento della Regione Sicilia, prima che ci siano altri danni.
Michele Bisignano.