La riforma delle Province e l'istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane è diventata il peggior pasticcio politico-giuridico degli ultimi decenni. Tutto è iniziato la prima domenica di maggio all'Arena di Giletti, quando Crocetta disse "Stiamo abolendo le province". Quasi un anno dopo l'Ars è alle prese con una vera e propria crisi di nervi e con il rischio del ritorno alle urne. A questo punto, non sarebbe stato meglio per il governatore annunciare l'abolizione dei cannoli?
Se quella domenica di maggio il presidente Crocetta, all’Arena di Giletti, avesse annunciato “Mi faccio biondo”, oppure “da domani niente più cravatte in Sicilia”, sarebbe stato meglio. Ma i riflettori fanno uno strano effetto al governatore, gli si riscalda il cuore, vola alto, fin quando la terra è un piccolo puntino, così ha annunciato: “Aboliamo le province”. E giù applausi. Era accaduto anche a poche ore dall’elezione alla Presidenza della Regione, quando a Servizio Pubblico annunciò “I miei primi due atti: il taglio delle indennità e la norma sull’incandidabilità degli indagati”. E’ più forte di lui, quando si accendono le luci dello studio inizia il decollo e saluta con la manina quelli che sono rimasti a terra.
Il pasticcio dell’abolizione delle province è talmente assurdo da sembrare finto. La “cosa” che l’Ars sta partorendo un anno dopo l’annuncio è l’esatto opposto della cancellazione degli sprechi. Non era una cosa difficile da farsi, ma questa maggioranza è riuscita a trasformare una passeggiata con la bicicletta nel tour di Francia. E perderlo. Col senno di poi sarebbe stato di gran lunga meglio per il governatore annunciare l’abolizione dei cannoli in Sicilia. Del resto si sa che abusare dei cannoli fa male, rappresentano un dispendio colossale di calorie ed in qualsiasi dieta che si rispetti sono i primi ad essere eliminati dal menù. A molti poi i cannoli sono addirittura indigesti, come sa bene Cuffaro. In tempi di spending review un colpo ai chili di troppo ci stava persino bene. In fondo quel giorno all’Arena era pure domenica, l’ora di pranzo, e annunciare l’abolizione dei cannoli in Sicilia come esempio di rigore per tutta l’Italia, almeno a tavola, sarebbe stato un colpaccio…
Invece così come si era incaponito con un taglio dello stipendio che ha fatto solo nel gennaio 2014, con la norma sull’incandidabilità degli indagati che non ha ancora fatto, Crocetta non ha resistito e l’ha buttata lì: “Caro Giletti, adesso aboliamo le province”. Ma il governatore ha scoperto presto che non basta mandare a casa Presidenti e consigli, mettere i commissari e sperare che il resto si auto- dissolva nel nulla. Quello che sta succedendo all’Ars con la riforma delle province è un pasticcio che neanche la Fata Turchina con la bacchetta magica può risolvere. Commissariate le province a giugno, Crocetta ha annunciato la riforma entro fine dicembre 2013 con l’istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane.
Quello che è successo nei nove mesi successivi sembra la trama di un film di Ficarra e Picone. Per sei mesi l’assessore Valenti ha lavorato a una bozza di riforma che a fine dicembre è finita nel cestino, per lasciare posto ad un altro Ddl, il Cracolici, che è stato a sua volta trasformato con due maxi-emendamenti, che poi in Aula sono stati rivoltati come un calzino e abbattuti da cecchini e franchi tiratori…e ancora non è finita. E non stiamo parlando della Divina Commedia, ma di un Ddl di soli 9 articoli…..
Quel che verrà fuori è una legge simile ai miei bucati di novella sposina, quando mettevo in lavatrice tutti i capi, colorati e non, con tanto di centrifuga a 40 gradi ed alla fine usciva una fila di camicie e calzini ristretti e dai colori improbabili.
La cosa più esilarante è che, qualora riuscissero sul serio a votare i 9 articoli, il Commissario dello Stato impugnerà la legge non appena guarderà il frontespizio, tanto è improponibile tutto il resto.
Proverò a sintetizzare, per quanto possibile, cosa sta accadendo all’Ars.
Scordiamoci i sei mesi di fatiche della povera Valenti, che ha girato l’isola per spiegare ai sindaci e alle popolazioni i piaceri dei Liberi Consorzi tra Comuni. La bozza, all’approssimarsi del fatidico 31 dicembre di entrata in vigore inspiegabilmente è finita sopra l’armadio. Così è spuntato il Pd Cracolici e ha detto: “Ci pensiamo noi che abbiamo le idee più chiare dell’Udc sull’argomento”. Frattanto in giunta si erano scordati che il 31 sarebbero scaduti i commissari e che l’unico modo per andare alle Europee con il vento in poppa era quello di prorogarli all’infinito, così la sera del 28 dicembre presentano la richiesta di proroga che cade però sotto la prima imboscata. Il governo va sotto, la proroga viene bocciata. Crocetta vara quindi una mini-proroga ai commissari di 45 giorni sperando che la sua maggioranza partorisca quel che in sei mesi non è riuscita a fare, contando nel buon cuore del Pd, nel fervore anti province dei grillini e nell’aiuto degli alleati minori. Ma si sa, il tempo vola, cosa sono 45 giorni in confronto all’eternità? A febbraio quando quel che resta del Ddl arriva in Aula non regge l’urto delle rese dei conti, delle vendette personali e della confusione. Dire che non hanno le idee chiare è poco. Si scopre così che i sindaci che presiederanno i Liberi Consorzi (ed i sindaci-assessori della giunta del Consorzio) avranno più poteri del Super Sayan. Basterà mettere insieme, per esempio, Milazzo, Capo d’orlando, Falcone e Patti, i cui sindaci “auto eleggeranno” il super sindaco ed i super assessori della giunta che poi decideranno come, dove, perché utilizzare i finanziamenti per i singoli servizi. E sorvoliamo sui rimborsi e sui gettoni di presenza per pudore. Ma c’è di più. Penserete che l’abolizione delle Province comporti la scomparsa definitiva degli Enti locali intermedi. Invece no: il bucato colorato venuto fuori dalla centrifuga dell’Ars comporta il proliferare dei Liberi Consorzi perché fissa una soglia di popolazione bassissima. Inizialmente, in verità era di 250 mila abitanti,poi per magia, è stata ridotta dal governo a 150 mila, giusto quanti ne servono alla Gela cara a Crocetta per avere un suo Consorzio. Ma in Aula, dicevamo, è successo di tutto. Ad esempio tre deputati Pd, tra i quali il messinese Franco Rinaldi (che ha i suoi sassolini nella scarpa contro il governatore) presentano l’emendamento affossa Gela, che innalza a 180 mila abitanti la soglia minima. Il governatore porta i suoi a più miti consigli, loro ritirano l’emendamento e l’opposizione di Musumeci, lo ripresenta e con il favore dei grillini e degli stessi Pd firmatari dell’emendamento lo approvano, dando il colpo di grazia al sogno di Gela-Libero Consorzio. Il governo va sotto su tutto. Il M5S boccia insieme al centro-destra e ai mal pancisti del Pd l’emendamento che riguarda le tre città metropolitane. Ma le città metropolitane hanno più vite dei gatti e resuscitano nell’art.7,rimasto miracolosamente illeso solo perché ancora non è stato votato. Nel frattempo in un’assemblea in cui, con il voto segreto, non si capisce più chi è maggioranza, chi è opposizione, chi è per i fatti suoi, e chi è solo confuso, passa un’altra norma: il referendum sui liberi consorzi, che di fatto vanifica l’istituzione e la riforma.
Ogni ora che passa il testo si allontana anni luce sia dalla bozza Valenti che dal ddl Cracolici che da qualsiasi cosa sensata. Finiremo con l’avere 85 Liberi Consorzi al posto delle vecchie province. Nasceranno decine di potentati locali come i piccoli feudi dei signorotti ed ognuno tirerà come può la coperta dalla sua parte e costruiranno fortini e fossati per difendere i privilegi. Ma i deputati lo sanno. Persino la Valenti, ha spiegato: ”Proroghiamo i commissariamenti fino al 30 giugno per dare modo all’Ars di votare la riforma entro il 15 aprile. Se l’Ars non dovesse farcela, per i comizi elettorali abbiamo un lasso di tempo che va dal 20 febbraio al 15 aprile, per potere andare alle elezioni. L'ultima data utile è il 15 giugno con l'eventuale ballottaggio il 30 giugno e la legge da' 60 giorni di tempo per la firma del decreto. Quindi l'aula ha tempo fino al 15 aprile per potere definire la riforma".
Tradotto dal politichese si legge: “Io non so più cosa fare, per il sì e per il no, prorogo i commissari sperando che nessuno si accorge che non potevo farlo visto che l’Ars ha bocciato la nostra richiesta di proroga. Posso credere che questi deputati sono così scarsi che neanche fino ad aprile riescono a fare una legge? Che in un anno non riescono a fare una riforma??? Insomma, in questo caso, al diavolo Giletti, si rifanno le elezioni. Giletti se ne farà una ragione”.
Nel frattempo chi se ne frega se mezza Finanziaria è stata impugnata e se per la Finanziaria bis dobbiamo aspettare, con la Sicilia in ginocchio.
A questo punto, non sarebbe stato più facile annunciare l’abolizione dei cannoli? Tanto poi gli si cambiava il nome e si potevano vendere lo stesso. Li chiamavamo “Liberi Consorzi di ricotta e canditi” e nessuno se ne sarebbe accorto.
Rosaria Brancato
rivoluzioni facili
Decisioni autoritarie e non collegiali assunte dai commissari nominati apposta dal ducetto di Palermo. Le Province come gli IACP dell’isola sono totalmente in mano ad una persona, con la compiacenza dei relativi assessori agli enti locali ed alle infrastrutture. I CdA, è vero, costano, ma il potere in mano ad una sola persona è ancora peggio. Tutti si riempiono la bocca con la necessità di fare le riforme. Berlusconi lo disse nel 1994 e da allora non è stato fatto nulla, anzi le cose sono peggiorate. Lupi dopo il giuramento al Quirinale dell’altro ieri, ha ribadito la necessità di fare le riforme, dimenticando di aver governato, anche con larghissime maggioranze, con Berlusconi. Crocetta vuole riformare la formazione ed ha trasferito in un ente di Gela, guardacaso, centinaia di lavoratori (far che?) licenziandone di fatto altri, senza procedere alla ristrutturazione del settore. Siamo nelle mani di nessuno, e li votiamo pure.
Cara Rosaria BRANCATO, utilizzo il tuo spazio commenti domenicale per dare del CODICE GESTIONALE 1313 la cifra destinata nel 2012 pari a € 834.861, UNMILIARDOSEICENTOSEDICIMILIONI di LIRE. Questa spesa corrente è per ALTRE SPESE DI MANUTENZIONE ORDINARIA E RIPARAZIONI. DESCRIZIONE CODICE: sono spese per l’acquisto dei servizi finalizzati al mantenimento in efficienza e buono stato di beni non ricompresi nelle voci precedenti, quali ad esempio i beni mobili. Quali sono le voci precedenti? Il CODICE GESTIONALE 1311, manutenzione ordinaria e riparazioni di immobili (€ 2.067.645), CODICE GESTIONALE 1312 manutenzioni ordinaria e riparazioni di automezzi ( € 138.218). Cara Rosaria BRANCATO invita le brave croniste d’inchiesta di TempoStretto, Danila LA TORRE e Francesca STORNANTE, ad indagare su una spesa di cui non sappiamo nulla e di importo stratosferico,assurdo,esagerato,folle, spropositato, o meglio sappiamo che siano beni mobili,cioè hanno le gambe per sfuggire al controllo.
NO!!…. 🙁 I CONNOLI NO!!….BRANCATO CHE DICI!?
Carissima Rosaria BRANCATO, ma quale maledizione perseguita i siciliani, cosa hanno fatto di male per meritarsi due governatori o presidenti di Regione o come diavolo si chiamano, condannati per mafia, e un governatore in carica, RE SARO Crocetta, che stia massacrando quello che resti dell’economia siciliana sana, intorno al TURISMO, PESCA, AGRICOLTURA, RICERCA, ARTIGIANATO, PICCOLISSIMA INDUSTRIA, CANTIERISTICA e SANITA’, si la sanità, ma non vi accorgete che dobbiamo pagarci tutto quando abbiamo necessità urgenti. RE SARO Crocetta adduce la scusa di non voler fare macelleria sociale, ma c’è già macelleria sociale, mantenendo in piedi questo abnorme stipendificio, con i soldi dei siciliani e inutile ai siciliani, si distrugge l’economia produttiva dell’isola. A questo punto la REGIONE PAGHI ANCHE I 368.000 DISOCCUPATI, quelli abbandonati a se stessi, ignorati da RE SARO Crocetta, O A TUTTI O A NESSUNO. Per la miseria hanno fatto diventare estremista anche un moderato come mariedit. V E R G O G N A V E R G O G N A.