L'autrice torna a Messina per presentare il suo ultimo romanzo, il quindicesimo, una storia di crescita e d'amore, ma anche uno spaccato di storia recente del nostro paese.
E’ con sguardo orgoglioso che Simonetta Agnello Hornby si rivolge agli affezionati lettori messinesi nel presentare, dopo lunga gestazione, il suo ultimo lavoro. “Caffè amaro” è il titolo di quest’ultimo libro, presentato dall’autrice pochi giorni fa alla libreria Feltrinelli Point.
A metà strada tra il romanzo storico ed il romanzo di formazione, è la storia di una ragazzina che diventa donna, passando per gli anni tormentati di un’Italia che cambia. Siamo nei primi del ‘900 e lei si chiama Maria, ha quindici anni e una bellezza che ammalia. E’ tanto bella da catturare l’interesse di un uomo molto più grande di lei, ed anche più ricco. Lo sposa, col beneplacito del padre, ma secondo le Sue condizioni: potrà suonare il pianoforte, leggere libri e riviste, occuparsi dell’educazione dei figli…. Nonostante la giovane età, mostra una certa consapevolezza, percepisce il proprio diritto ad avere dei desideri, cosa per nulla scontata all’epoca. Il matrimonio sancisce l’iniziazione all’età adulta, la maturazione del corpo e dello spirito. Maria si lascia guidare dal marito, all’epoca era così. Ma non è mai passiva. Conserva sempre uno spazio tutto suo, anche quando arrivano i figli e poi i compromessi. Lei ha un senso di equità che le consente di essere saggia, di pensare sempre al bene della famiglia, senza però rinunciare a se stessa. E’ antica e moderna nello stesso tempo. Rispetta i ruoli, sopporta persino i tradimenti del marito, per il bene supremo della famiglia. Ma solo fino a che non le è tolto il proprio ruolo di moglie, “prima inter partes”. Quando questo viene a mancare, decide che anche lei è libera di amare chi vuole e non si nega le gioie di un amore, seppure clandestino, per il quale è disposta a rischiare la morte sotto le bombe. Come le eroine del romanticismo, è incredibilmente audace senza per questo apparire meno autentica.
“Caffè amaro” disegna anche una fetta importante della storia del nostro paese, quella che va dai fasci siciliani alla seconda guerra mondiale, una dolorosa di memoria collettiva che si vorrebbe dimenticare, ma che, dice l’autrice, va ricordata. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che siamo stati per capire cosa vogliamo essere. E dobbiamo imparare ad assumerci le nostre responsabilità. Siamo un popolo, e come tale dobbiamo considerarci.
Questo romanzo dalle tinte forti e dalla personalità dirompente, storia di donne e di uomini, di morte e d’amore, ha tutti gli ingredienti di quei grandi classici che non invecchiano mai. Di quelle storie che ci fa sempre piacere rileggere, in cui anche a distanza di anni possiamo sempre ritrovarci, e in un aspetto nuovo che ci era sfuggito, in una fase nuova della nostra vita, scoprire qualcosa di noi che ci era sconosciuta.
Laura Giacobbe