La parola all'autrice. Sabato 3 dicembre, alle 18, la presentazione del romanzo alla Mondadori di Messina
di Marco Olivieri, riprese e montaggio di Matteo Arrigo
MESSINA – Un romanzo dedicato a “tutte le donne che corrono” e all’importanza della memoria. S’intitola “Di donne, di ieri” ed è un libro di Giusi Arimatea, autrice di teatro e giornalista, per la casa editrice Pungitopo. Alla libreria Mondadori, l’autrice racconta la sua “creatura” letteraria, con una copertina dell’artista Iia Currò (il quadro “Le mie donne sicule”): “Si tratta di un lungo monologo diventato romanzo senza che lo avessi stabilito prima. Al centro della storia una donna e altre due esistenz collegate. È come se lei avesse chiesto a me di continuare a raccontare la sua vicenda e da un corto teatrale siamo arrivati a u romanzo”.
Sabato 3 dicembre, alle 18, la presentazione del libro alla Mondadori di Messina, in via Consolato del mare. Dialoga con l’autrice il giornalista Marcello Mento, con letture di Cinzia Muscolino.
Tre donne e la centralità della memoria
Spiega ancora Arimatea: “Nell’arco temporale di cento anni, tre donne sono al centro del libro e, in mezzo, la letteratura, la dimesione storica, l’evoluzione della società. Sono tre generazioni, con la necessità da parte della parte di più giovane di recuperare la memoria per trovare un punto da cui ripartire. Il personaggio più giovane si confronta con la morte della madre e dell’altra donna, che è come se fosse sua nonna. Un tema centrale è la memoria e forse, in questo tempo, abbiamo ancora più bisogno di recuperarla. La memoria è alla base di tutto ciò che facciamo e dei passi che compiamo nel mondo che ci circonda. Abbiamo bisogno di recuperare il passato e parti di noi che intrinsecamente conteniamo. Il mio libro racconta anche questo”.
Giusi Arimatea rappresenta, per la sua enorme versatilità, caratterizzata da uno spigliato genio culturale, la parte migliore di una città asfittica, popolata di luoghi comuni e ripiegata su sé stessa.
Giusi Arimatea rappresenta, per la sua enorme versatilità, caratterizzata da uno spigliato genio culturale, la parte migliore di una città asfittica, popolata di luoghi comuni e ripiegata su sé stessa.