Teatro, verso il commissariamento. Il rischio è lasciare l'ente sott'acqua...

Teatro, verso il commissariamento. Il rischio è lasciare l’ente sott’acqua…

Rosaria Brancato

Teatro, verso il commissariamento. Il rischio è lasciare l’ente sott’acqua…

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venerdì 24 Agosto 2018 - 09:07

L'assessore regionale Pappalardo dovrebbe decidere nelle prossime ore la strada da prendere. Nel frattempo però l'Ente è fermo, nonostante i bilanci presentati e le stagioni pronte

Il Teatro Vittorio Emanuele è nel limbo. Tra polemiche, prese di posizione, silenzi, autocandidature e strascichi di vecchie ruggini, le sorti dell’Ente sono in mano alla Regione, all’assessore Pappalardo le cui scelte saranno determinanti per comprendere se si vuole davvero rilanciare o chiudere battenti.

Il paradosso è che l’Ente è fermo nonostante: i bilanci siano stati presentati, i soldi siano nelle casse e le stagioni siano pronte. Il timore è che ci sia una strategia regionale volta a tenere sott’acqua il Vittorio Emanuele il più a lungo possibile.

Le ultime puntate sono state scritte dal sindaco De Luca che ha ingaggiato un braccio di ferro con l’assessore in merito alla scelta del presidente del Teatro.

Il sindaco, come accaduto per anni, aveva indicato Enzo Caruso alla presidenza e Giuseppe Ministeri in quota Città Metropolitana. L’assessore regionale, già da tempo aveva inviato per sostituire Jervolino (funzionario della Regione ed ex commissario straordinario del Vittorio Emanuele ed ex presidente dei revisori dell’Ente) un altro dirigente, Giovanni Riggio. Stando alla norma varata a fine luglio il presidente del Teatro Vittorio Emanuele non deve più essere scelto dal sindaco ed essere così espressione dell’amministrazione che governa la città, ma spetta alla Regione. Le nomine di De Luca rischiavano quindi di non essere legittime, da qui lo scontro, sia pure senza toni accesi, con l’assessore Pappalardo e l’annuncio, da parte del sindaco, di un aut aut: o la Regione presenta un piano di rilancio oppure “balliamo da soli”, ci riprendiamo l’immobile e lasciamo l’Ente e i dipendenti alla gestione regionale.

Un braccio di ferro più che legittimo se la strategia del governo Musumeci è quella di controllare verticisticamente l’Ente o lasciare sott’acqua il Teatro, dosando l’ossigeno. L’ultimo messinese nominato nel Cda in quota assessorato regionale è stato Altomonte che si è dimesso (insieme agli altri) nell’autunno del 2016. Da allora le scelte regionali hanno portato solo a funzionari del Dipartimento. Con tutto il doveroso rispetto verso i burocrati, un Teatro è molto ma molto di più. Lasciamo che a gestirlo siano i messinesi.

De Luca, ritirando le due nomine (sui 3 del Cda) ha messo l’assessore con le spalle al muro: o commissaria il Teatro o dialoga con il sindaco (e trova un accordo sul presidente). Al momento quindi il Cda in carica è composto da Fiorino, che ha rimesso il mandato nelle mani di De Luca ma presiede ancora legittimamente il consiglio. Il secondo componente è il funzionario nominato da Pappalardo, Riggio. Il Cda avrebbe dovuto riunirsi nei giorni scorsi, ma in attesa di notizie da Palermo la seduta non c’è stata.

Anche perché, da giugno c’è un altro vuoto: il ruolo di sovrintendente. Anche in questo caso la decisione tra le candidature presentate entro il 4 giugno, spetta all’assessore Pappalardo.

In sostanza la palla è nelle mani dell’esponente della giunta Musumeci, che dovrebbe decidere nelle prossime ore.

In gioco c’è il futuro del Teatro. Quasi inevitabile l’invio di un commissario. Il problema è quanto durerà l’incarico all’ennesimo funzionario regionale e se, di burocrate in burocrate, questo non equivalga alla fine di un Teatro che negli ultimi anni è riuscito con i sacrifici, la passione e la competenza, di chi lo sta guidando, a dare risultati su tutti i fronti.

Rosaria Brancato

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