Il bilancio di un anno e mezzo di amministrazione ed una riflessione sul futuro
Di seguito la lettera aperta inviata dal professor Limosani al sindaco De Luca
L’avvento del Natale porta con sé un anno e mezzo di governo dell’amministrazione De Luca e quindi un tempo sufficiente per proporre delle riflessioni, avanzare qualche proposta. Riflessioni, tuttavia, che evitano di entrare nel merito delle singole iniziative adottate e che invece guardano, nel suo complesso, alla direzione impressa all’azione di governo.
I tanti fronti aperti
I fronti aperti dall’amministrazione sono innumerevoli; forse troppi ed è comunque, impossibile richiamarli tutti in poche righe. A cominciare dall’atavico e imbarazzante problema del risanamento urbanistico e ambientale della città, per poi continuare con i servizi sociali, la mobilità, la raccolta dei rifiuti, i fondi europei, le opere pubbliche e la lotta, condotta senza sosta e senza quartiere, al degrado, all’evasione, alla illegalità diffusa. Come non citare, infine, la madre di tutte le riforme, il “Salva Messina”, il piano di riequilibrio che ha consentito di evitare la dichiarazione del dissesto economico-finanziario del Comune.
Critiche e perplessità
Tanti, dunque, i dossier sul tavolo del Sindaco ma altrettanto numerose, come è normale in una sana dialettica democratica, le perplessità e le resistenze. Critiche sono state avanzate relativamente alla natura delle soluzioni che l’amministrazione ha proposto per definire le varie questioni, alle modalità con le quali è stata declinata l’azione amministrativa e al “basso” profilo istituzionale che sovente ha accompagnato l’azione di governo.
Determinazione e consenso
Innegabile, tuttavia, la determinazione dell’amministrazione nell’affrontare e risolvere i tanti problemi ereditati e, in buona parte, lasciati irrisolti. Così come appare altrettanto evidente la decisione di introdurre forti discontinuità nell’attività amministrativa e nell’organizzazione dei servizi pubblici. Una scelta che ha messo in forte crisi modus operandi, atteggiamenti (censurabili) e posizioni di rendita (ingiustificate) ma che ha incontrato, almeno nelle intenzioni, il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini.
Cosa vogliamo essere da grandi?
Ora, i processi di rinnovamento sono incisivi e duraturi se lasciano intravvedere un senso di marcia, una meta finale. Governare una città senza una strategia e una visione di futuro significa ridurre l’attività politica e di governo ad una “mera attività di gestione”. Messina deve decidere adesso cosa vuole essere da grande e i progetti strategici, che rappresentano le chiavi di accesso alla “città del futuro”, vanno fin da subito individuati. Messina non riscuoterà gli interessi degli investitori internazionali o sarà riconosciuta nel mondo solo perché i bus viaggeranno puntuali, le fontane zampilleranno acqua, le strade non saranno dissestate, la raccolta differenziata raggiungerà la soglia del 65%.
Serve una strategia condivisa
La nascita e l’insediamento di nuove imprese, le opportunità di lavoro necessarie ad arrestare l’emorragia giovanile, non potranno mai giungere in misura significativa dai recuperi di “efficienza” dell’azione amministrativa o da un ritorno alla normalità. Servono investimenti importanti, sia pubblici che privati, ed un intervento deciso del governo nazionale, condizioni che presuppongono una visione politica, un progetto di città, una strategia condivisa di avvicinamento alla meta.
Più partecipazione
Tutto questo, non c’è dubbio, richiede uno sforzo in più al Sindaco De Luca e alla sua giunta e, soprattutto, necessita di un partecipazione attiva dei cittadini e della classe dirigente nella vita della polis e a beneficio di tutti. E tutto ciò in netto contrasto con quanto abbiamo osservato in passato, in cui il coinvolgimento alle attività di gestione della cosa pubblica ha interessato i privati nella misura in cui i benefici andavano ad una frazione ristretta della popolazione.
Il cambiamento non basta
Se il cambiamento non è guidato da una visione della città e sostenuto dalla partecipazione attiva di una comunità che pone dinnanzi a sé innanzitutto la ricerca del bene comune, i risultati di questo enorme sforzo potrebbero essere di gran lunga inferiori alle attese. L’auspicio è che Messina possa ritornare ad essere una ‘città normale’, in grado di competere nello spazio europeo al pari delle altre grandi città metropolitane, un luogo dal quale i giovani non fuggono più via per cercare lavoro e fortuna altrove.
Buon Natale Messina e Buon fine e buon principio di anno a tutti noi.
Michele Limosani