"Perchè la Regione siciliana vuol condannare a morte il sistema produttivo della nostra città?" la riflessione dei due docenti dell'Ateneo messinese
Eravamo già intervenuti alcune settimane fa per sottolineare l’importanza delle vicende riguardanti il polo industriale di Milazzo e come si stesse consumando, sotto l’indifferenza generalizzata della classe dirigente di questa città, l’ennesimo colpo distruttivo al già debole e precario sistema produttivo della nostra città metropolitana. In quella occasione sottolineammo la bocciatura da parte del TAR del Piano della qualità dell’area della Regione siciliana che, irragionevolmente, metteva in serio pericolo la sopravvivenza della raffineria stessa e impediva qualsiasi possibilità di riconversione green. In quella occasione avevamo sottolineato la possibilità che fra Raffineria e Centrale elettrica A2A si potesse creare un Polo energetico integrato di eccellenza, all’avanguardia nella produzione eco sostenibile di energia a basso impatto ambientale.
Lo stop all’impianto
Oggi siamo costretti, purtroppo a ritornare sul tema, dal momento che lo stop della Regione alla realizzazione dell‘impianto di biometano proposto da A2A a San Filippo del Mela, anticipato ieri da Repubblica, mette a rischio il progetto di realizzazione del Polo Energetico Integrato da parte di A2A nell’area industriale di Giammoro e quindi i relativi investimenti previsti per centinaia di milioni di euro e i posti di lavoro.
Progetto in linea europea
Un progetto, quello del polo integrato, coerente con le linee previste dal Next Generation plan, della transizione ecologica e dell’economia circolare e che prevedeva la realizzazione di un impianto di trattamento per il recupero della frazione organica derivante dalla raccolta differenziata, finalizzato alla produzione di gas naturale (biometano) ed un compost di qualità certificato anche per l’utilizzo in agricoltura biologica. Compost, cioè materiale fertilizzante utilizzato in agricoltura o nel settore della florovivaistica, un settore di cui Milazzo vanta una tradizione industriale di rilievo. E poi ancora biometano, gas naturale derivante dal trattamento di raffinazione del biogas ottenuto da fonte rinnovabile e utilizzabile per veicoli a motore o immesso nella rete del gas naturale per i comuni utilizzi domestici (riscaldamento, acqua calda sanitaria e cucina).
Il diniego arriva -sempre secondo fonti giornalistiche- in quanto si aspetta il parere ufficiale della commissione regionale presieduta da Aurelio Angelini- perché il piano della SRR (Società Regolamentazione Rifiuti) di Messina non ha previsto un impianto del genere nel suo piano di raccolta rifiuti. La SRR di Messina, infatti, a marzo avrebbe messo nero su bianco che “l’impianto in oggetto da localizzare all’interno del territorio del Comune di San Filippo del Mela non rientra tra quelli previsti nella pianificazione del Piano d’ambito di questa SRR”. La SRR di Messina, infatti, sembrerebbe aver optato per la costruzione di due impianti pubblici; uno a Monforte S. Giorgio e l’altro a Mili, i cui studi di fattibilità, almeno per quanto riguardo Monforte, sono in corso di completamento, fermo restando la necessità di individuare le risorse finanziarie per la realizzazione dei due impianti.
La SRR di Messina, quindi, si sarebbe trovata di fronte a due opzioni, almeno per quanto riguarda l’impianto da realizzare nella zona industriale di Milazzo: la prima possibilità era quella di lasciare A2A realizzare, con risorse proprie ed in tempi certi, un impianto tecnologicamente avanzato, già progettatto, da collocare su un sito adeguato e già attrezzato, e regolamentare successivamente, attraverso opportune convenzioni, l’erogazione dei servizi di smaltimento e di trasformazione della frazione organica dei rifiuti ad un prezzo concordato; servizi da erogare alla città di Messina, e perchè no, all’intera regione visto l’elevato fabbisogno.
La seconda opzione era quella di realizzare in proprio l’impianto (impianto pubblico) avvalendosi di un patner privato per sua realizzazione e poi per un’eventuale gestione; un impianto da collocare su un’area (Monforte) in cui non esistono le infrastrutture necessarie, per il quale è stato appena avviato uno studio di fattibilità, le risorse finanziarie non sono state ancora assicurate ed i tempi di realizzazione non sono stati definiti. Da quanto sembra emergere dalla stampa apparsa ieri, tra queste due opzioni la SRR ha optato per la seconda.
Ora, fermo restando la legittimità delle decisioni politiche, ci chiediamo: ma quali sono state le ragioni di tale scelta? Quali sono stati i criteri che la SRR ha seguito nell’allocazione e nella modalità di realizzazione degli impianti? Chi controlla la SRR e come si rendono partecipate scelte che riguardano l’intera collettività? I disservizi, i ritardi, gli sprechi di risorse pubbliche, come è noto, sono sempre a carico dei cittadini.
Nel nostro primo intervento auspicavamo l’apertura di un pubblico dibattito sul tema in grado di rendere conto delle decisioni che la classe politica e dirigente opera e che incidono sulla tasca dei cittadini e sul futuro di questo territorio ed eventualmente formulare proposte alternative. Certo che, se questa vicenda fosse paradigmatica di come la Regione e la Città metropolitana intendano affrontare e vincere le sfide del futuro e del New Recovery Plan -e cioè destrutturando e smantellando il settore privato esistente che intende continuare ad investire sul nostro territorio per produrre servizi, ricchezza e posti di lavoro- allora cari amici il destino di questa terra è già segnato. Non siamo certo dei fautori del liberalismo selvaggio cha ha prodotto in questi anni infiniti guasti sociali, ma non possiamo neppure condividere il Ritorno dello Yeti, ovvero di uno Stato e una Regione che occupano interi spazi dell’economia bloccando e penalizzando a tale scopo la libera iniziativa dei privati; un’occupazione ovviamente finanziata con i soldi dei contribuenti, sotto la regia ed il controllo della politica e dei partiti e con la scarsa dose di efficienza e trasparenza che da sempre caratterizza l’azione della politica regionale. Si salvi chi può!!
In un documento successivo al nostro primo intervento, i tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Mastroeni, Alibrandi e Tripodi, con nostro grande compiacimento, nel condividere la nostra posizione, dichiaravano la disponibilità e l’impegno a sviluppare una adeguata iniziativa nel merito. Oggi, in presenza di questo ennesimo attacco al sistema produttivo messinese da parte della Regione, riteniamo questa proposta non solo condivisibile ma anche assolutamente urgente e prioritaria ed auspichiamo il coinvolgimento del mondo imprenditoriale, professionale e politico della nostra provincia.
Michele Limosani
Giuseppe Fera
sono totalmente d’accordo con i firmatari dell’articolo, bisognerebbe capire chi si occupa delle scelte strategiche della SSR e con quali risorse finanziarie si intende far fronte a tali investimenti ingenti, forse con le solite tasche di pantalone?