"Salvini saprà rinnovare la classe dirigente e cambiare il partito?" si chiede il professor Limosani.
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Gli ultimi sondaggi in Sicilia sulle tendenze di voto in vista delle elezioni europee assegnano al partito di Salvini un numero di preferenze superiore al 20%; un risultato senza precedenti che attribuisce alla lega il ruolo di principale competitor dei cinque stelle, attualmente primo partito in Sicilia. E se la Lega gode di un consenso così ampio e diffuso nella nostra regione è, secondo autorevoli opinionisti e commentatori politici, grazie al carisma del suo leader e alle sua determinazione nel condurre le battaglie politiche sui temi della immigrazione, della sicurezza, della riforma pensionistica, della flat tax ai professionisti.
Il vasto consenso raggiunto dalla Lega nel Sud d’Italia, e in Sicilia in particolare, pone Salvini davanti a una triplice sfida. La prima è tutta interna alla Lega chiamata a modificare profondamente il linguaggio, la retorica e un atteggiamento culturale -ahime ancora molto diffuso dentro il movimento- di chi crede che il Sud costituisca un peso ed un vincolo allo sviluppo del paese e considera i meridionali gente senza arte né parte, furbetti in cerca di escamotage per sopravvivere e con poca voglia di lavorare.
La seconda sfida riguarda le politiche del governo nazionale. L’aumento del divario tra le regioni del nord e quelle del sud, registrato negli ultimi anni, infatti, chiama a precise responsabilità ed impegni il governo nazionale. Su questo terreno, quindi, bisogna invertire la rotta riportando la questione meridionale al centro dell’agenda politica nazionale. Diversamente, poi, da quanto avvenuto fino ad oggi, e cioè da quanti hanno “comprato” il ricco granaio di voti del sud con premesse ed impegni che una volta giunti nelle stanze dei bottoni sono stati puntualmente disattesi, la Lega si deve impegnare a intervenire, con la stessa decisione mostrata fino a questo momento, per rimuovere alla radice tutti quegli ostacoli che hanno impedito lo sviluppo del Sud.
E poi, infine, la scomessa sulla classe dirigente. Il leader della lega, infatti, è nelle condizioni di poter selezionare, senza significativi condizionamenti, la futura classe dirigente siciliana. Può, quindi, scegliere tra una leadership responsabile, eticamente solida, radicata nelle competenze e nella esperienza di governo del territorio, capace di proporre una chiara direzione di marcia e un progetto per il futuro del territorio; oppure può decidere che “tutto rimanga come è, anche se tutto cambia” e imbarcare, in questa nuova avventura, una classe dirigente vecchia, logorata e compromessa con un passato che non ha brillato certamente per i risultati ottenuti.
Saprà e vorrà il leader della Lega fare in conti con la propria storia e scegliere una nuova classe dirigente del sud -sia a livello nazionale che regionale – mettendo da parte chi per troppo tempo nel passato, ha lasciato priva di una vision e di reali progetti di sviluppo il nostro territorio? Molti sono coloro che seguiranno nei prossimi mesi con grande attenzione l’azione dell’on. Salvini. E non dovremo sorprenderci più di tanto se, nel silenzio di molti siciliani e nella timorosa partecipazione ai gazebo presenti nelle piazze, si nasconda, invero, una grande speranza di cambiamento che gli elettori desiderano consegnare e veder realizzata proprio dal leader della Lega.
Michele Limosani
La Sicilia rimane sempre terra di conquista, grazie alla nostra predisposizione culturale di vedere lo straniero come il salvatore della nostra libertà. Non avendo mai avuto il coraggio di alzare mai la testa, per quadrare in faccia il cazzaro di turno ed intimidirlo.
Pienamente d’accordo con l’egregio prof. Limosani in quanto assolutamente giusto. So benissimo che, ancora, al nord esistono preconcetti nei nostri confronti, ma so anche, per l’esperienza fatta nei miei studi, ahimè datati, al nord, che ciò è sempre dipeso dalla scarsa o quasi nulla conoscenza che lombardi e, sopratutto, veneti avevano di noi. Ricordo, oggi è certamente diverso, che la maggior parte dei colleghi non era andato sotto Firenze: qualcuno, a Roma. Poi, giù, nessuno. Hic sunt leones. Mi auguro, quindi, anche alla luce di quanto detto, che Salvini sappia scegliere una classe dirigente giovane e non riciclata, che si presenti priva di condizionamenti. ing. Andrea D’Andrea
“Salvini… un pacchista del Nord”. Vivo al Nord ma anche al Sud ma il gruppo dirigente del Nord non è come Salvini. Lui è semplicemente un furbone che sta vendendo “fumo sociale”. Se ha delle ragioni sulle questioni della Sicurezza e dell’Immigrazione aver esasperato le questioni gli da torto. Poi, sul RISCATTO del Mezzogiorno d’Italia od è ignorante od è menzognero: il Mezzogiorno d’Italia si riscatta solo se sarà capace di valorizzare attraverso i Suoi uomini le proprie potenzialità culturali, economiche e turistiche, l’altro è menzogna. Il problema sta in una Rivoluzione culturale del Meridione che tenga conto dei bisogni della gente ma che riconosca i MERITI. Con Salvini si corre il rischio reazionario del sistema che speriamo abbia gli anticorpi necessari per debellare la deriva sociale.
caro Nicolò, come si fa a non condividere quanto scrivi. Certo che il Sud deve rivendicare la propria identità culturale ed approfittare delle meravigliose risorse naturali e culturali che ha. Ma CHI lo deve fare? passando dalla teoria alla pratica, se mi guardo in giro vedo solo messinesi che buttano spazzatura a tutte le ore; erbacce dappertutto; gente in doppia fila; auto che sfrecciano per le vie della città incuranti del pericolo che ne può derivare. Potrei continuare, ma l’elenco sarebbe troppo lungo e tedioso perché a tutti arcinoto. Sono molto pessimista, ed il mio pessimismo deriva da una semplice constatazione: coloro che potrebbero contrastare questa inciviltà sono i giovani, ed i nostri giovani, soprattutto i migliori, sono tutti emigrati al nord ed all’estero; i pochi che rimangono sono sopraffatti dalla immensa “bastaseria” nella quale sono destinati a vivere.