L'economia di Messina necessita di uno #shock per evitare la fine
Di seguito la riflessione di Michele Limosani.
L’economia della nostra città necessita di uno shock, un disperato e, forse ultimo, tentativo per evitare che la città precipiti, anche per colpa del corona virus, in uno stato di coma irreversibile; una città fortemente ridimensionata nella sua capacità produttiva, nei livelli di occupazione e di ricchezza in possesso delle famiglie.
Due progetti
Dopo la proposta del “New green deal” (Messina la città dei parchi) -avanzata nei giorni scorsi- vorrei proporre al pubblico dibattito altri due progetti che sono in grado di produrre un impatto dirompente sul sistema economico locale. Sono interventi che necessitano di un cambio radicale del paradigma dominante nella gestione amministrativa delle risorse umane e finanziarie e delle regole che disciplinano l’affidamento dei lavori pubblici (codice degli appalti). Si escludono, inoltre, assegnazioni di sussidi diretti alle famiglie; aiuti alle imprese, piccole o grandi che siano; trasferimenti alle pubbliche amministrazioni per spese correnti ed erogazione di servizi. Parliamo, invece, di interventi infrastrutturali che mirano a generare opportunità di investimento per le imprese esistenti e quelle che verranno dall’esterno; aziende pronte a scommettere su un territorio che ha deciso di “svoltare”.
Messina-Reggio
Ecco, in estrema sintesi, le due linee progettuali. Il primo progetto è quello di realizzare l’attraversamento stabile dello Stretto e far diventare la conurbazione MESSINA-REGGIO un nodo del corridoio europeo scandinavo mediterraneo. La conurbazione dello stretto diventerebbe così il baricentro di una rete di nodi connessi dall’alta velocità che collega sei città metropolitane del mezzogiorno: NAPOLI e BARI a nord, CATANIA e PALERMO a Sud. Sarà necessario, inoltre, completare e potenziare tutte le connessioni, ferroviarie, stradali e marittime per rendere facilmente accessibili al corridoio europeo le aree portuali (Messina, Milazzo, Tremestieri, Porto storico), quelle aeroportuali (Catania-Reggio), le aree industriali della nostra ex-provincia (identificate nel piano ZES), i distretti turistici, i parchi e le riserve. Si tratta, infine, di realizzare un sistema della mobilità “sostenibile” che, a partire dal nodo ferroviario della riqualificata e/o realizzata ex-novo “stazione centrale” (nodo del corridoio europeo), si snoda lungo la città da nord a sud e si protende poi verso il continente per raggiungere Reggio Calabria, il porto e l’aeroporto dello Stretto; una rete infrastrutturale gestita con le nuove tecnologie che innerva la conurbazione MESSINA-REGGIO e che proietta lo stretto nel mediterraneo. Il secondo progetto riguarda un “grand programme de rénovation urbaine”, un progetto ambizioso di riqualificazione urbana della città. Riabilitare, rigenerare, ri-pensare le periferie ed eliminare alla radice il problema atavico delle “baracche”. E’ appena iniziato l’iter legislativo sul risanamento in commissione Ambiente alla Camera; è un tema sul quale la politica non può giocare di fioretto o contendersi il palcoscenico. Insieme dobbiamo chiudere una volta per sempre i conti con il passato, la città non può lasciarsi sfuggire questa occasione.
Il water front
Funzionale, poi, allo sviluppo della città, è la valorizzazione del porto di Messina e del water front, a partire dal polo culturale del Margherita, passando per la zona falcata e gran parte delle aree ancora oggi asservite al passaggio dei binari ferroviari. Per recuperare poi la simbiosi smarrita tra il porto e il limitrofo tessuto urbano di Messina si dovranno valorizzare a) i poli economici, che avranno un grande impulso dalla costituzione di una poliedricità di “centri commerciali naturali” da realizzare in aree strategiche della città; b) i poli culturali di grande prestigio (come il Duomo, Santa Maria Alemanna, la chiesa dei Catalani e il borgo degli antichi mestieri (Tirone), c) la stazione marittima, destinata così a diventare il gateway della città. Interventi che nel complesso dovranno essere pensati e progettati in chiave di sistema, coerentemente con una visione di città più green, più smart e che possano dare un grande impulso alla edilizia, cuore pulsante della nostra economia.
Le risorse
P.S. Dimenticavo!!!! Dove troveremo le risorse per tutti questi grandi progetti? Non preoccupatevi, l’Europa metterà a disposizione del nostro paese (e la proposta della commissione che sarà discussa nel prossimo consiglio europeo) 170 miliardi attraverso l’European Recovery Program, di cui il 34% dovrebbe essere investito nel sud del paese. Quante risorse arriveranno in città e quali progetti saranno proposti in ambito europeo dipende dal governo nazionale; ma dipende anche da tutti noi. Adesso o mai più.
Michele Limosani