La riflessione del prof. Michele Limosani sulla crisi del settore e sulle strade da seguire per invertire la tendenza
Le attività commerciali sono il cuore pulsante del sistema economico locale; esse rappresentano, infatti, il 20% circa del PIL, i 2/3 delle imprese locali e il 18% della forza lavoro occupata.
La crisi
Negli ultimi anni, tuttavia, sono intervenuti profondi mutamenti che hanno trascinato in uno stato di coma profondo l’intero settore e, in particolare, le piccole attività commerciali presenti in città. Diversi i fattori in gioco. L’ingresso del franchising, dei centri commerciali e della grande distribuzione, l’adozione di nuove modalità di acquisto attraverso le piattaforme on line e gli effetti prodotti da una controversa normativa sulla regolamentazione del settore hanno messo a dura prova le attività delle piccole imprese.
Ridotta capacità di spesa
Da non trascurare, poi, il lungo periodo di recessione che ha inciso sui redditi e la capacità di spesa delle famiglie, così come pure i mutati rapporti di Messina con le aree tradizionali di interazione commerciale (Reggio Calabria, la riviera tirrenica e quella jonica) e la provincia di Catania (storicamente in posizione concorrenziale con la provincia di Messina) che hanno conosciuto, negli ultimi tempi, un periodo di forte sviluppo del loro commercio.
Ma al di là delle possibili cause che hanno determinano lo stato di crisi del settore, ciò che genera smarrimento e sconcerto è la risposta della “Politica”.
Le associazioni di categoria fanno a gara per organizzare eventi cittadini, con il non dichiarato scopo di contendersi la leadership a livello locale e dimostrare la vitalità dell’associazionismo, ma di fatto lasciano irrisolte le tante questioni e criticità che il settore è chiamato ad affrontare.
“Tirare a campare”
Manca un’analisi puntuale sulle minacce che incombono sull’intero comparto e non si intravvede nessuna proposta sulle possibili opportunità di sviluppo; sembra prevalere l’arte del “tirare a campare”. Sorgono, poi, come funghi gruppi spontanei di operatori commerciali che cercano di affermare il loro “particulare” senza una visione d’insieme; iniziative sicuramente meritorie ma che finiscono per indebolire la capacità delle associazioni di organizzare un fronte unico, condizione necessaria e indispensabile per affrontare lo stato di crisi.
L’Amministrazione comunale è in stand-by. Impegnata com’è su diversi fronti rimane in attesa degli eventi e non ha ritenuto, fino a questo momento, di assumere alcuna iniziativa politica di rilievo a sostegno di questo importante settore. Debole anche in merito alle proposte in tema di sicurezza, degrado delle aree, accessibilità, logistica e infrastrutture, per non parlare poi degli incentivi fiscali e dei possibili interventi per calmierare gli affitti che, nonostante la crisi, tendono a rimanere invariati.
E il futuro?
Eppure il trend rilevato in USA, patria dei centri commerciali, suggerisce che nel prossimo futuro si assisterà ad un’inversione di tendenza con il ritorno alla città, con le giovani famiglie, e i singles in particolare, che ricominciano a cercare i centri urbani o i negozi nella immediata vicinanza della loro residenza. In attesa di questa inversione, tuttavia, bisogna resistere ed affrontare la crisi. E’ necessario investire in formazione, innovazione e capacità organizzativa procedendo verso una gestione sempre più manageriale delle aree cittadine sulle quali insistono le principali attività commerciali.
Il commercio storicamente si è configurato come un importante punto di riferimento nella cultura economica e sociale messinese e non possiamo più assistere passivamente alla sua lenta agonia. La rivitalizzazione e riqualificazione delle attività commerciali e degli spazi che ospitano tali attività deve essere uno degli obiettivi fondamentali della classe politica che oggi esercita responsabilità di governo in questa città.
prof. Michele Limosani
L’ultimo paragrafo, a mio avviso coglie, un aspetto importante. Già negli USa, ma aggiungo anche in molti paesi Europei, in tema di centri commerciali si sta tornando indietro. Non si progettano più parchi commerciali dispersi nel nulla, ma si concepiscono e studiano modelli intessuti nel contesto urbano delle città, suddivise in quartieri. Si ripensano i luoghi di ritrovo, incotro convivialità e servizi.
A Messina abbiamo l’occasione di non avere i mostri come quelli costruiti a CT dove hanno fagocitato buona fetta del commercio presente nella città di CT e non solo. È un’impresa ardua dove il pubblico ha l’onere di programmare sul serio con una visione programmatica, invece di concedere autorizzazioni in cambio di opere d’urbanizzazione.