Una straordinaria storia di determinazione, adattamento e forza di volontà nella scalata alla montagna più alta dell'Africa: il trionfo personale del videomaker messinese
di Carmelo Caspanello
MESSINA – Una storia di sfide, forza di volontà e conquista personale nella scalata alla montagna più alta dell’Africa. Può la forza della volontà condurre una persona a superare un limite mentale e fisico? A porsi l’interrogativo è stato il videomaker messinese Matteo Arrigo, appassionato di trekking. La risposta, affermativa, se l’è data nei giorni scorsi, dopo aver raggiunto la vetta del Kilimangiaro. Una storia di determinazione e spirito di adattamento. Matteo ha affrontato le vette dell’anima prima di conquistare la vetta della libertà. La svolta cruciale è arrivata al campo base a quota 4400 metri. La partenza verso la cima era prevista a mezzanotte, guidata da giovani locali esperti come Francki, un ventenne che aveva raggiunto la vetta 40 volte. La salita presenta una pendenza impressionante di 1300 metri in soli 5 chilometri, un muro apparentemente insuperabile.
Dopo cinque ore estenuanti, il gruppo ha raggiunto Stella Point, sul bordo del cratere, prima di affrontare gli ultimi 40 minuti per la vetta massima, Uhuru Peak, dove sono arrivati alle 7.30 del 25 gennaio. “Uhuru Peak” è la cima più alta del Kilimangiaro, la montagna situata in Tanzania. Il termine “Uhuru” significa “libertà” in lingua swahili. Uhuru Peak può essere tradotto approssimativamente come “Vetta della libertà”. Siamo ad un’altitudine di 5.895 metri (19.341 piedi) sul livello del mare. La visione della neve immacolata e dei ghiacciai ha premiato gli sforzi e la determinazione.
Matteo, hai diverse sfide, tra cui il Cammino di Santiago, il campo base dell’Everest e, ora, la scalata del Kilimangiaro. Basta la forza della volontà nel superare limiti mentali e fisici?
“La forza della volontà è un elemento fondamentale nelle sfide che affrontiamo nella vita. Nel periodo del Covid, l’isolamento ha portato molti di noi a riflettere sulla propria esistenza. Ho maturato l’idea di intraprendere avventure significative, come il Cammino di Santiago nel 2020, che è stato un punto di partenza per nuove sfide”.
La tua esperienza sulla montagna più alta dell’Africa, il Kilimangiaro. Qual è stata la motivazione per affrontare quest’ultima sfida?
“L’idea di sollevare l’asticella e superare i miei limiti mi è stata suggerita da un amico. Il Kilimangiaro è una montagna iconica, e volevo dimostrare a me stesso che con spirito di adattamento e determinazione potevo raggiungere la vetta a 5895 metri”.
La tua avventura è stata molto impegnativa. Ci racconti dei momenti più difficili che hai affrontato durante la scalata?
“La salita, quando ho commesso l’errore di non bere a sufficienza a causa della pioggia persistente. Ciò ha causato un attacco di mal di montagna con forti mal di testa e nausea. Tuttavia, con la forza di volontà e il ripristino dell’idratazione, sono riuscito ad andare avanti”.
L’ascesa verso la vetta. Puoi condividere qualche dettaglio su cosa ti ha spinto a continuare nonostante la fatica?
“La salita verso la vetta del Kilimangiaro è stata estenuante. Siamo andati su per tappe lungo la via più lunga, affrontando pendenze ripide e condizioni avverse. Dopo una notte di partenza dal campo base a quota 4400, la stanchezza iniziava a farsi sentire. La fila di luci nella notte rappresentava la distanza che dovevamo ancora percorrere. È stato il continuo incoraggiamento dei ragazzi al nostro fianco che ha mantenuto viva la mia determinazione”.
C’è un momento specifico che ricordi in cui la tua determinazione è stata fondamentale?
“Sicuramente, quando ho raggiunto Stella Point, sul bordo del cratere, ero stremato e avevo piedi e mani congelati. Ho pensato di mollare più volte, ma la forza di volontà ha preso il sopravvento. Gli incoraggiamenti costanti dei ragazzi, in particolare quando mi hanno sollevato letteralmente il peso portandomi lo zaino, sono stati determinanti. Ho capito che dovevo continuare passo dopo passo, quindi che sono veramente le motivazioni e la forza mentale a farci andare avanti. Pensate che due di noi, allenati, non sono riusciti ad arrivare su. Ma il puzzle di questo quadro è composto da tanti momenti. Ci spostavamo di giorno dormendo poi la notte in campi tendati che portatori del luogo allestivano di giorno in giorno, con cucina, bagno portatile e tende per la notte, portando tutto sulle spalle di tappa in tappa, alcune veramente su percorsi difficili, dove i sentieri erano pareti rocciose o torrenti, sotto la pioggia torrenziale e in mezzo al fango. Ci è voluto molto spirito di adattamento alla mancanza di comodità, di acqua per lavarsi. Quella da bere veniva presa dai torrenti e bollita prima di bere”.
Cosa ti ha insegnato questa straordinaria esperienza sulla montagna più alta dell’Africa e come pensi che possa influenzare la tua vita quotidiana?
“Questa esperienza mi ha insegnato a superare timidezza e insicurezza. Assomiglia molto alla vita, dove la vetta è lì, ma devi arrivarci con pazienza e determinazione, passo dopo passo. Aver compiuto queste scalate ha rafforzato in me l’autostima. Spero, inoltre, di aver reso orgogliose le persone a me più vicine e che la mia conquista possa ispirare altri a perseguire i propri obiettivi con calma, forza e volontà. Non importa quanto sia difficile la salita, l’importante è non arrendersi mai”. La prima missione in Tanzanzia, Matteo l’ha fatta con il Centro cardiologico pediatrico di Taormina. Così, ha deciso di portare in cima il logo della Congenital heath Academy alla quale il Ccpm di Taormina è legato. (Carmelo Caspanello)
👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏 BRAVISSIMO sia a livello personale per il difficile traguardo raggiunto,ma anche per il BELLISSIMO messaggio di incitazione che dà nel non mollare MAI ,e di credere ognuno nelle proprie capacità senza mettere limite alcuno…. Matteo Arrigo ha delle capacità di comunicazione che ho sempre ammirato nei suoi video,nei suoi racconti ,che hanno la capacità di trasferire il lettore nella dimensione narrata …. emozionante il punto in cui sta per cedere ,perché fisicamente non ce la fa, e trova poi la spinta per superare il crollo fisico grazie all’ aiuto e all’ incitamento di altri giovani che sono lì con lui ……un esempio di unione e forza da emulare visto che
mette anche in risalto l’ altruismo nell’ aiutare gli altri a raggiungere gli obiettivi personali affrontando queste sfide ….. DAVVERO BELLISSIMO!!!!!!