Presenti gli autori di "58:11" e "La notte dell'antimafia"
Non solo cultura giudiziaria. Alla Fondazione dell’Avvocatura messinese, con un pomeriggio-evento svoltosi qualche giorno fa, sono stati accesi i riflettori sui temi culturali legati al mondo della giustizia.
“Dai giornali alla narrativa: storie di ingiustizia”, in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati, l’Associazione ALuMnime e la libreria Bonazinga, ha permesso di ascoltare gli autori di due testi chiave: Lucio Luca, che recentemente ha dato alle stampe “La notte dell’Antimafia, una storia italiana di potere, corruzione e giustizia negata” e Fabio Mazzeo, in libreria col suo secondo romanzo, “58:11”.
A dialogare con loro c’erano il vice presidente della Fondazione Massimo Rizzo, il presidente Vincenzo Ciraolo e il giornalista Sebastiano Caspanello.
La notte dell’Antimafia
“Uno dei rischi nei quali cade spesso la giustizia è quello di non valutare come merita l’aspetto umano. Dietro un reato, un processo, un’ipotesi accusatoria ci sono sempre uomini e donne la cui vita può essere stravolta per sempre. “La notte dell’Antimafia”, che ho pubblicato con Compagnia Editoriale Aliberti, racconta appunto storie di ordinaria ingiustizia dalle quali è difficile – se non impossibile – uscire fuori come se niente fosse successo. Perché nessuno ti restituisce il patrimonio ingiustamente sequestrato o confiscato e nessuna sentenza, anche assolutoria, potrà ridarti indietro dieci o quindici o anche vent’anni di calvario giudiziario. Averne parlato insieme a un collega di valore come Fabio Mazzeo, autore di un romanzo che racconta altre storie di abuso del potere, seppure di fantasia a differenza delle vicende che ho raccontato io, è stata l’occasione per ribadire che anche da parte di noi giornalisti occorre maggiore attenzione e rispetto per le persone quando si scrive su un giornale, o su un sito o in televisione. Un’opportunità di riflessione della quale voglio ringraziare la Fondazione dell’Avvocatura messinese che ha organizzato l’incontro, l’Ordine degli Avvocati della città e l’associazione AluMnime”, ha detto Lucio Luca.
58:11
“La giustizia, intesa come apparato, burocrazia, può diventare il nemico principale della persona. Fragile di fronte all’uccisione di una figlia come nel caso del killer del mio thriller, la vittima d’ingiustizia può subire una metamorfosi della psiche, e tornare all’idea di una vendetta che pareggi i conti. Con questo principio ho affrontato la ricerca e la stesura del mio romanzo. Mi sono chiesto perché, ho cercato di andare oltre le apparenze, ho cercato di scandagliare tutte quelle contraddizioni e, se sono mai ammissibile, motivazioni dolorose che portano un uomo comune, reduce di una dolorosa ingiustizia, a cambiare, a rasentare la pazzia, a farsi giustizia da solo, vendicarsi, come ultimo desiderio della propria esistenza. Questo il libro. Nella pratica credo che l’istanza di un sistema che regoli la giustizia debba essere la prima grande aspirazione di ogni buon governo. Da anni sentiamo del dibattito aperto per riformare un sistema pieno di difetti, ma la politica credo si muova guardando alle platee da accontentare o scontentare e non al cittadino che di quel sistema ha bisogno. Il nostro apparato sembra paradossalmente facilitare le ingiustizie. Il killer tradito dalla giustizia lancia un urlo di dolore, nessuno lo ascolta e alla fine si arma. Io non assolvo un serial killer, ma intendo scandagliare le motivazioni del cambiamento e suggerire un’azione mirata al sistema giustizia. Il collega Lucio Luca ha fatto esempi molto interessanti su come, spesso, anche gli stessi professionisti coinvolti si ritrovino incastrati negli angoli ciechi della burocrazia. Il mio testo, tengo a precisare, nonostante la trama sia di fantasia, è liberamente ispirato a fatti ed emozioni reali”, ha spiegato Fabio Mazzeo.