L'esponente demagistrisiano tuona contro il Movimento Cinquestelle e chiede che il pentastellato venga avvicendato alla guida della Commissione
REGGIO CALABRIA – L’aveva detto, e l’ha fatto: il consigliere regionale di minoranza Antonio Lo Schiavo (de Magistris Presidente) oggi ha formalizzato le proprie dimissioni da vicepresidente della Commissione consiliare di Vigilanza presieduta dal pentastellato Francesco Afflitto.
Non una grande sorpresa, magari, considerato il rigore di Lo Schiavo e che, sul punto, l’esponente demagistrisiano s’era chiaramente esposto nell’ultima seduta di Consiglio regionale, durante il suo intervento circa la nascente Multiutility su acqua e rifiuti.
«Lascio». La nota diffusa
«Si può ancora considerare garante delle istanze dell’opposizione – si legge nella nota diramata pochi minuti fa da Lo Schiavo – un consigliere regionale che, dai banchi della minoranza, voti a favore di una legge d’estrema rilevanza politica d’iniziativa della Giunta regionale? Un consigliere che, in virtù del suo concomitante incarico di presidente della Commissione speciale di vigilanza, sarebbe chiamato, appunto, ad un ruolo di garanzia delle opposizioni e a controbilanciare l’azione politica di quella stessa maggioranza che invece sostiene con il proprio voto. A mio avviso evidentemente no.
E quanto successo nel corso dell’ultima seduta di Consiglio regionale, quando il presidente della Commissione di vigilanza Francesco Afflitto – in splendida solitudine tra i consiglieri d’opposizione – ha votato a favore della legge che istituisce la Multiutility su acqua e rifiuti, costituisce un serio vulnus politico che tutte le forze d’opposizione, compresa la sua, hanno il dovere di affrontare».
«Afflitto? Estrema ambiguità politica»
Quanto a Lo Schiavo personalmente, «in coerenza con quanto già dichiarato in aula proprio a margine del voto sulla legge di riordino dei servizi pubblici locali dell’ambiente, protocollerò, ancor prima del Consiglio regionale di domani, martedì 3 maggio, le mie dimissioni irrevocabili dall’incarico di vicepresidente della Commissione speciale di Vigilanza. La scelta si rende inevitabile proprio alla luce dell’atteggiamento assunto da un presidente che, con estrema ambiguità politica, anziché farsi portavoce delle opposizioni ha offerto una stampella al centrodestra di cui, peraltro, in quella circostanza, la maggioranza non aveva alcuna necessità».
Nodo-Cinquestelle
Fin qui il comunicato stampa diffuso nel pomeriggio.
A Tempostretto, Lo Schiavo dice parecchie altre cose.
Lei è convinto che esista un “nodo”-Cinquestelle. Perché?
«Non mi convince – spiega il consigliere regionale di minoranza – l’idea che Davide Tavernise abbia una posizione diversa: si è comunque astenuto, e dal giorno del Consiglio regionale la cosa è finita lì. Non c’è stata una presa di distanza ufficiale del Movimento Cinquestelle locale o nazionale dal voto espresso da Afflitto. Bisogna capire bene se in Calabria c’è una sorta di “governissimo”, oppure se c’è una maggioranza e una minoranza che lavorano entrambe nell’interesse dei calabresi, ma ognuna per conto suo».
Ma la questione mica inizia con la Multiutility, no?
«Macché. Questo è stato solo l’ennesimo segnale, paradossalmente utile affinché si faccia finalmente chiarezza. Certo però, adesso vedremo se le altre forze non-di-maggioranza concorderanno sull’esigenza di delimitare in modo attendibile e preciso il perimetro dell’opposizione. Di sicuro, la dichiarazione con cui Roberto Occhiuto, dopo il Consiglio sul nuovo Ato unico regionale, metteva in evidenza che anziché 21 voti la maggioranza a questo giro ne aveva ottenuti 22 era la manifestazione palmare di una ‘prova di forza’ che non potevamo non vedere».
«Non serve confusione, ma un’opposizione più forte»
Ecco allora il punto: «Io sono stato eletto per fare opposizione. Non pregiudiziale, non ottusa, d’accordo; ma senza confusione di ruoli», rivendica il consigliere regionale di Tropea.
Qual è il “passaggio” necessario adesso, secondo Antonio Lo Schiavo?
«Guardi, tanto più a fronte di una maggioranza “schiacciasassi” che non perde occasione di stritolare il dibattito e pare compiaciuta di questo ruolo, non mi sognerei mai di votare un provvedimento a elevatissimo tasso politico voluto da Giunta e maggioranza di centrodestra. Ma, se è per questo, non credo sia utile neppure firmare congiuntamente progetti di legge insieme a esponenti di maggioranza, pratica che finisce per ingenerare caos».
E l’esponente della minoranza che ha avuto in Luigi de Magistris il proprio candidato alla Presidenza si dice «disponibile a sedersi a un tavolo insieme agli altri esponenti di minoranza per ragionare insieme e tirar fuori un’opposizione più forte».
La richiesta: sostituire Afflitto alla guida della Vigilanza
D’accordo. Ma l’addebito frontale lei lo muove a Francesco Afflitto. Secondo lei, dev’essere sostituito nel ruolo di presidente della Vigilanza dall’insieme delle forze d’opposizione?
«Ma certo. Non si può eludere questo passaggio. C’è un indiscutibile problema della Vigilanza, che va rimessa in discussione quanto ai vertici ed è per questo che il primo passo ho ritenuto di farlo già io, lasciando la vicepresidenza dell’organismo consiliare. Il presidente, per come s’è posto pubblicamente e sotto il profilo istituzionale, di certo non può più essere considerato garante dell’intera minoranza: ma ripeto, vedremo se le altre forze d’opposizione la penseranno in modo affine oppure no».