Lo Scoglio del Mannaro, prodotto da Nutrimenti Terrestri, andrà in scena sabato 20 luglio alle ore 21.00 nell’incantevole giardino di Villa Pisani, sede della Biblioteca Comunale, a Patti Marina. Lo spettacolo di e con Simone Corso, con il progetto artistico, sonoro e le luci di Adriana Mangano, inaugura la prima parte del “Festival dei due Mari” giunto alla sua 19esima edizione. La manifestazione è organizzata dal Tindari Festival e dal Teatro dei due Mari ed è patrocinata dal MIBACT, dall’Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo Regione Siciliana, dalla Soprintendenza BB.CC. di Messina e dal Comune di Patti (ME). Anche per quest’anno gli spettacoli in cartellone avranno luogo nel suggestivo Teatro Antico di Tindari e nella dimora storica di Villa Pisani a Patti Marina.
Le parole di Simone Corso
“Dopo più di un anno dal debutto in occasione della prima edizione del Vespro dell’Associazione NUR” racconta l’autore ed interprete Simone Corso. “La storia del mannaro sullo scoglio torna ad essere raccontata nel luogo dove ha mosso i primi passi, la Villa Pisani di Patti Marina. La Villa è sede della biblioteca comunale e dell’incantevole giardino dove quest’anno avranno luogo alcuni appuntamenti del Tindari Festival – Teatro dei due Mari. Proprio nelle sale della biblioteca, infatti, quell’idea nata qualche anno fa da un giro in barca, è diventata pagina scritta, riempiendosi poco a poco delle atmosfere di alcuni dei testi conservati tra quegli scaffali come “Il golfo di Patti nei viaggiatori dal XVI al XX secolo” di G.C. Sciacca e “Storie e leggende di Sicilia” di L. Natoli. Sarà un viaggio dalla Terra alla Luna per provare a immaginarci diversi da ciò che siamo, scopritori di un altro mondo, di nuove possibilità. Sabato 20 Luglio 2019 alle 21:00, cinquant’anni dopo l’essere arrivati fin lassù, vi invito a fare questo viaggio insieme a me, alla conquista, ognuno, della propria personalissima luna.”
La sinossi
Siamo nel 1926 e un giovane scrittore inglese, studioso di cultura classica, segue le orme del Grand Tour alla maniera dei più grandi artisti nord-europei. Giunge così presso uno dei tanti avamposti che costituiscono la memoria presente della Magna Grecia. Qui si misurerà proveniente dal passato, che ha plasmato in maniera indelebile l’identità di un intero paesino della Sicilia nord orientale. Si troverà di fronte a uno smarrimento, all’incertezza che questo mito (tenuto in vita dai cunti che si tramandano di generazione in generazione) profonde nel suo cuore. Edward reagirà provando a illuminare le menti di quegli uomini e di quelle donne, accompagnandole sulla via del vero (e del verificabile) per sottrarli a quella che lui reputa una colpevole ignoranza, causa di una truffa che un furbo prete perpetra nei loro confronti. Ma quanto, questa storia, non appartiene anche a lui? Quanto, dentro quell’alterità, c’è già di simile? Il reale è sempre sinonimo di vero e la verità ha sempre un vestito solo?
Lo scoglio del Mannaro è un racconto che affonda le sue radici dentro il terreno del mito. È una fiamma accesa in un tempo passato, ormai troppo lontano perché questo giovane scrittore ricordi la ragione del suo ardere. Proverà così a toccarla con mano, vorrà accertarsi del suo esistere, della ragione del suo bruciare. Passato, presente e futuro si mischiano in un incontro di culture. Mito e reale si legano in un abbraccio in cui è impossibile distinguere l’uno o l’altro, come se l’uno completasse l’altro e viceversa, per non lasciare che il vero perda la meraviglia della sua diversità.