Lo scontro senza civiltà e la terza via della pace

Lo scontro senza civiltà e la terza via della pace

Autore Esterno

Lo scontro senza civiltà e la terza via della pace

sabato 27 Luglio 2024 - 15:48

Bussola e luoghi comuni. Netanyahu di fronte al Congresso statunitense. La riflessione del giornalista Nino Arena

Di seguito una riflessione del giornalista Nino Arena, già direttore di Tempostretto.

Netanyahu, davanti al Congresso degli Usa, ha detto che a Gaza non c’è uno scontro di civiltà, ma uno scontro tra civiltà e barbarie. Un’affermazione che nessuna persona che non sia un mostro avrebbe potuto fare, nemmeno 34.596 morti fa, il numero dei palestinesi uccisi (in grandissima parte civili) dall’esercito israeliano dopo il tragico attacco del 7 ottobre 2023. Il primo ministro israeliano non avrebbe potuto parlare di “scontro di civiltà” nemmeno riferendosi al periodo che ha preceduto la strage del 7 ottobre, visto che il rapporto tra morti istraeliani e morti palestinesi nella guerra eternamente strisciante in quell’area ha sempre avuto un saldo mai minore di uno a dieci. È una contabilità che non si dovrebbe fare, perché ogni vita è preziosa, eppure non si può fare a meno di tenerla, piangendo di fronte a ciascun caduto.

Gli Usa, Israele e l’Europa che ha rinunciato alla sua migliore tradizione

Trovo che non sia un caso che Netanyahu abbia proclamato questa tragica assurdità negli Usa, altro Paese convinto di esercitare nella storia una missione divina, inoltre non estraneo all’idea di “scontro di civiltà”.
Stati Uniti e Israele credono e fanno finta di credere che al bene si arriva attraverso il male. Il mantra occidentale dello scontro in atto tra democrazie e autocrazie mi pare una stupidaggine: sono troppe le pulsioni antidemocratiche che imbarca questo pensiero, troppe le democrazie autoritarie che lo appoggiano, troppe le autocrazie arruolate in questa lotta. L’Occidente rinuncia alla propria migliore tradizione mentre per buona parte del resto del mondo la domanda è: quanto male Usa e Israele devono ancora fare prima di arrivare al bene? Poi vengono le altre domande su quale sia il loro concetto di “bene” e dietro quale fucile, a Gaza come in tutte le altre guerre, sia la civiltà; domande accompagnate da troppi morti senza volto senza pace senza speranza.

Bisogna credere ancora a una terza via nel segno di pace, giustizia e sviluppo

L’Europa avrebbe dovuto e potuto umanizzare i rapporti nel mondo aiutando gli Usa a non essere prigionieri delle loro vedute utilitaristiche sacralizzate e vendicative. L’Europa avrebbe dovuto e potuto farlo a partire dalla sua stessa storia e dal sostegno ai Paesi emergenti. Questa Europa è stata inabissata dalla guerra in Ucraina che l’ha appiattita su valori e prospettive americane, al punto di accettare di diventare di nuovo un campo di battaglia.
Eppure è ancora il caso di credere in una terza via, una strada alternativa che porti alla pace alla giustizia allo sviluppo secondo le passioni guida del 1789: libertà, uguaglianza e fratellanza (il suo nome attuale è solidarietà). Idee antiche ma più che mai moderne, visto che per realizzarle c’è ancora strada da fare e spero che noi esseri umani troveremo il coraggio di percorrerla.
Nino Arena

Nella foto una manifestazione a Messina contro i bombardamenti a Gaza, per le vittime civili e per la Palestina libera, nel 2023.

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