La presidente della commissione nazionale antimafia Rosi Bindi, in città per commemorare Nino D'Uva, commenta il caso Telejato" la mafia che combattiamo é cambiata, quindi va rifondata anche l'antimafia".
“Trovarsi ad onorare una vittima di mafia mentre contemporaneamente scopriamo un caso di tradimento è triste e paradossale”. Così il presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi commenta il caso Maniaci. La Bindi, a Messina per l’incontro organizzato in memoria dell’avvocato Nino D’Uva, non si sottrae alle domande sul caso del fondatore di Tele Jato accusato di estorsione dalla procura di Palermo. Proprio la Bindi un anno e mezzo fa aveva “suonato la campana” ai professionisti dell’antimafia infedeli, e oggi commenta l’ennesimo scandalo, nel giorno in cui Pino Maniaci offre la sua versione dei fatti, dopo la tegola giudiziaria. Riprendendo Don Ciotti che proprio a Messina aveva parlato di “superamento della parola antimafia”, l’onorevole dice: “ho sempre preferito l’espressione lotta alla mafia, ma non e una questione di parole. Le maggiori vittorie contro la mafia si devono certo all’azione dello Stato, ma soprattutto all’impegno civile. Il caso di Palermo nel dopo stragi e emblematico. Certo, quella tensione morale è sfumata. Ma é cambiata anche la mafia che combattiamo. Quel movimento antimafia nasceva per combattere quella mafia, oggi lottiamo contro una criminalitá impegnata a tessere rapporti, infiltrarsi; quindi va rifondata anche l’antimafia. E rilegittimata, proprio smascherando casi come questi”.
Alessandra Serio