L''organismo universitario al Cda: "Dopo 15 anni di ritardi non si può parlare di svolta. E serve un tavolo comune sui tanti disagi burocratici"
MESSINA – L’Udu, l’Unione degli studenti risponde al presidente dell’Ersu Andrea Carmelo D’Aliberti e al componente del Cda Giuseppe Bottaro. Il riferimento è alle dichiarazioni nell’approfondimento pubblicato su Tempostretto: Casa dello studente e residenze Ersu, nel 2028 la svolta a Messina. Lo spirito: “Sui disagi burocratici per gli studenti stranieri e i ritardi nell’erogazione delle borse di studio confrontiamoci di più. Un tavolo costante può solo portare benefici. E non si può non ricordare che la Casa dello studente è chiusa da 15 anni. Il 2028 è lontano”.
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“Il nostro impegno nell’accendere i fari sul diritto allo studio in questa città parte da lontano”, dichiara Emanuele Carlo, coordinatore dell’Udu Messina. E ancora: “L’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di garantire una copertura di posti letto pubblici sufficienti a coprire gli aventi diritto e la totale copertura delle borse di studio, come è successo l’anno scorso. Non è però successo, lo ricordiamo, in prima battuta ma centinaia dii studenti hanno dovuto aspettare mesi prima di ricevere l’erogazione della borsa, mesi che significano sacrifici per molti che non possono permettersi di studiare senza risorse economiche, e inoltre il raggiungimento del 100% della copertura non è sempre stato scontato”.
“Una sconfitta l’apertura della Casa dello studente nel 2028 dopo 15 anni di ritardi”
Aggiunge il coordinatore: “Si parla di svolta per la Casa dello studente (in realtà si parla di svolta solo nel titolo, non virgolettato, n.d.r.). Ma bisognerebbe ammettere che 15 anni di chiusura e una data ancora lontana, il 2028, sono una sconfitta per le amministrazioni regionali che si sono susseguite. E finalmente si va verso l’apertura della struttura. Ma il 2028 è molto lontano, nessuno studente che oggi si iscrive al primo anno ne vedrà l’apertura, ma siamo contenti per le generazioni che verranno”.
Inoltre, “per quanto riguarda i tempi dell’erogazione delle borse di studio, non abbiamo mai detto che l’Ersu debba pagare le borse subito e senza controlli, ma che dovrebbe impegnarsi a farlo più velocemente. Siamo consapevoli del fatto che alcuni vincoli non dipendono dall’Ersu di Messina ma da direttive nazionali. Non per questo però la nostra battaglia per chiedere tempi più veloci diventa sbagliata”.
Rileva Emanuele Carlo: “Il bando stesso dell’Ersu identifica lo scorso 10 novembre come “termine ultimo per l’erogazione della prima rata della borsa di studio per studenti di primo anno” e il 31 dicembre è invece il “termine ultimo per l’erogazione della prima rata della borsa di studio per studenti di
anni successivi. Sappiamo che spesso questi tempi non vengono rispettati e vengono dilazionati per i motivi più legittimi. Non siamo qui per strumentalizzare ma semplicemente per evidenziare che
studenti che già si trovano in difficoltà se ricevono quei soldi in ritardo, spesso sono costretti a
lavorare nel frattempo per potersi mantenere. Nessuno vuole che vengano annullati i controlli, ma spesso gli studenti rimangono vittima della burocrazia. Per questo, sarebbe utile un confronto costante. Noi ci facciamo voce dei bisogni degli studenti, siamo disponibili a confrontarci con l’amministrazione dell’Ersu per migliorare le condizioni di vita di chi sceglie di studiare a Messina”.
“Problemi legati al visto per centinaia di studenti di Turchia e Iran”
Conclude a sua volta Damiano Di Giovanni, dell’esecutivo nazionale: “Un tavolo di confronto permanente che evidenzi le criticità e punti a risolverle non può che fare bene. Inoltre, serve un’attenzione
particolare per gli studenti internazionali, che spesso partono senza avere chiare le modalità di
erogazione della borsa, o peggio rimangono bloccati, a causa dei ritardi nell’erogazione del visto
per studio, come sta succedendo a centinaia di studenti in Turchia e in Iran. Spesso gli studenti non hanno responsabilità dirette ma sono impossibilitati a causa dei ritardi, in questo caso delle ambasciate all’estero, ma con un confronto costante possiamo segnalare tutte le criticità e suggerire delle soluzioni concrete”.

La Casa dello Studente o degli spiriti.
( Ottobre 2011 )
L’ultima “Notte della Cultura”, la seconda, in forte contrasto con l’aspetto salottiero della Città, il buio e le serrande abbassate della Casa dello Studente mettevano tristezza. Come una Cenerentola non invitata ai balli di corte e fuori circuito dai numerosi luoghi delle manifestazioni, quella casa chiusa in via Cesare Battisti mi è sembrata la negazione del motivo conduttore di quella notte d’Inverno.
Passando, non mi sono chiesto quali saranno stati i motivi del suo oscuramento, ho cercato di immaginare gli entusiasmi alla sua apertura, in una Città più ospitale, disposta all’accoglienza ed all’investimento nel suo futuro. Non serve sapere perché la Casa dello Studente è diventata “degli spiriti”, né si sta implorando la riapertura; la sua chiusura preoccupa come altri segni di cessazione di attività. Pur tenendo conto del cambiamento dei tempi, l’Isolato 141, nel tessuto urbano della Città, prima di rientrare in fantasiose nuove destinazioni d’uso o, peggio ancora, nel mirino di spalamacerie, non ha ancora perso la valenza di edificio per la quale è stato costruito.
Ci sono le scuole e gli studenti costretti ad un pendolarismo sempre più esasperato; in mancanza di un punto di riferimento, occorre provvedere diversamente e le soluzioni non mancano o scoraggiano come in passato. Non tutta la classe studentesca è di “alto bordo” o in questa sottospecie si trovano solo menti eccelse o meritevoli di essere incoraggiate allo studio; ad altre categorie potrebbe far comodo alloggiare in abitacoli antesignani dei più altisonanti “college”.
E’ vero che nuovi intendimenti nel mondo della scuola, mirano a regolare la gestione di una sempre più folta popolazione scolastica, ma la chiusura di una Casa dello Studente non deve contribuire al proliferare di una lotta di sopraffazione, ad una selezione basata su fattori economici. Appare scontato e declamatorio affermare che il diritto allo studio è un segno di civiltà e di progresso; non fa male ricordarlo, specialmente in previsione della prossima, ennesima, “Notte della Cultura”. Anzi, se ciò potrà servire a riaccendere le luci all’angolo fra via Maddalena e via Camiciotti con la via Cesare Battisti, la Casa dello Studente potrebbe far parte di quel pacchetto di edifici in disuso, vera Archeologia Culturale, nei quali si è costruita la Storia della nostra Città.
Lontano dall’essere un “fondaco” per viaggiatori d’altri tempi, la Casa dello Studente, prima di divenire “degli spiriti”, è stata di grande utilità a chi se ne è servito per realizzare un sogno, un’aspirazione o semplicemente per un soggiorno goliardico. Dopo aver contribuito, accogliendoli, alla riconoscenza di una moltitudine di studenti verso tutta la cittadinanza, quella “casa chiusa”, prima che suoni come una equivoca definizione d’altri tempi, non merita di essere rifugio per topi o segno di dismissione. Molti, come me, si riterranno fortunati di aver studiato nell’ex Ospizio Cappellini, oggi Liceo Archimede; per un riciclaggio inverso, la “casa chiusa” dell’Is. 141, se non ritornerà più Casa dello Studente, o strumento al servizio di Messina, che non diventi una Casa di Riposo, un “De Profundis”, per quella cultura tanto decantata in una sola notte d’Inverno. Ogni volta che passo da via Cesare Battisti, mi ripeto, come in una famosa canzone, che “è quasi mezzanotte, si spengono le luci di quell’ultimo Caffè…” e poi, più buio di mezzanotte non potrà fare.
Ullo Paolo