Il deputato regionale chiamato in causa oggi dal sindaco De Luca replica duramente e contesta l'allergia del primo cittadino alla dialettica politica
«Lunedì scorso, rivolgendomi al Presidente della Repubblica, nel corso della seduta di commemorazione di Piersanti Mattarella, a 40 anni dalla sua uccisione, tra i vari passaggi che ho espresso, uno riguardava il processo inarrestabile di imbarbarimento espressivo e sostanziale della politica. E ancora la cultura della demonizzazione dell’avversario politico, dell’inasprimento dei toni e della volgarizzazione del ruolo che gli eletti dal popolo, a tutti i livelli, sono chiamati ad interpretare. Pensavo anche al sindaco di Messina, in quel momento, mentre pronunciavo quelle parole».
Genovese Vs De Luca
Inizia con queste parole la replica del deputato regionale Luigi Genovese, chiamato in causa oggi dal sindaco Cateno De Luca quasi come “colpevole” di muovere i fili dell’area di centrodestra che ha detto no all’intergruppo e alla proposta lanciata ai consiglieri di Palazzo Zanca. Conteggiando le posizioni espresse dai consiglieri, De Luca non ha fatto nessun riferimento ai no di Pd e Movimento 5Stelle, puntando piuttosto il dito contro quelle che sarebbero le presunte mire genovesiane di riprendere il controllo politico in città.
Il “fantasma” Genovese
Luigi Genovese risponde a tono al sindaco di Messina e parla di un De Luca che adesso, dopo la fallimentare proposta dell’”intergruppo“, «non può far altro che riprendere il filo della sua memorabile campagna elettorale. Una campagna condita da tram volanti, attacchi personali e volgari, yacht inesistenti, manette appese alla porta della sua segreteria, partecipate da cancellare (poi moltiplicatesi). E ancora dietrologie, “tricicli”, “sedute spiritiche”, teorie del complotto, ma soprattutto dallo sventolio costante del “fantasma Genovese”. Adesso rispolverato per mascherare goffamente la sua incapacità di accettare il concetto stesso di avversario politico, che nella sua filosofia di bassa lega diventa un nemico da infangare e ridicolizzare».
Per Genovese il sindaco De Luca, nei suoi 18 mesi di governo della città, ha cavalcato un terribile piglio antidemocratico attraverso cui prova costantemente ad annichilire il principale organo collegiale della città: minacce e ritorsioni nei confronti del Consiglio Comunale sono la costante della sua azione politica declinata all’ “Io Sono”.
«Adesso, al cospetto della palese contrarietà espressa dalle forze politiche di accettare a scatola chiusa il sostegno alla sua azione amministrativa, non rimaneva altro da fare, al sindaco De Luca, che ricreare un processo di polarizzazione del dibattito pubblico: o con me o con Genovese. Ridicolo e denigrante. Una “strategia” che squalifica un sindaco che sempre più spesso dimentica di rappresentare uno dei più popolosi, illustri e blasonati comuni del Mezzogiorno italiano.
Sulle idiozie sviscerate nel corso della sua campagna elettorale per le amministrative del 2018 non mi ero pronunciato: ho scelto di farlo per evitare di abbassarmi a certi livelli di interpretazione della dialettica politica in cui non mi riconosco e mai mi riconoscerò. Ho anche detto pubblicamente, all’indomani della sua elezione, che da quel momento De Luca sarebbe stato “il mio sindaco”. Poco più avanti, ho pure manifestato il mio sostegno all’operazione volta all’eliminazione delle baracche».
Genovese non dimentica di sottolineare che a Palazzo Zanca i gruppi vicini alla sua azione politica hanno sostenuto quest’amministrazione più volte. «Inutile che De Luca scriva “Luigi Genovese vuole rimettere le mani sulla città” (ma quando, peraltro, avrei messo “le mani sulla città”?) perché il punto chiave è un altro: i consiglieri comunali, nell’esercizio delle proprie funzioni, pretendono semplicemente che De Luca non governi questa città a mani libere. Questa, piaccia o meno a De Luca, si chiama dialettica democratica. E se questo il sindaco non riesce ad accettarlo, allora si dimetta, perché Messina non può permettersi che questa paralisi politico-amministrativa si protragga ancora per molto.
E le dimissioni?
Ma guarda caso, dopo aver preso atto di non potere controllare il Consiglio Comunale attraverso la risibile tecnica della minaccia di dimissioni, il sindaco, piuttosto che prenderne atto e farlo davvero, quel passo indietro, si scaglia contro il sottoscritto e contro quei consiglieri che – evidentemente a differenza sua – non sono affetti da “poltronite” e con senso di responsabilità ritengono che Messina meriti un governo che possa tracciare una strategia e una visione di futuro che non riduca l’attività di governo ad una inconsistente attività di gestione. Il giochino della demonizzazione di Genovese non può sortire più alcun effetto sulla cittadinanza, nemmeno sui suoi sostenitori. È bene che il sindaco De Luca ne prenda atto».